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Atleti master in atletica

Il fenomeno legato alla pratica di persone adulte ed anziane in atletica leggera è in continua e marcata espansione, con un’attività soprattutto nelle corse di durata (running), ma anche nelle varie specialità (corse, salti, lanci, marcia). La Federazione organizza le attività secondo la categoria cosiddetta ‘master’. I master sono atleti che si allenano per partecipare a competizioni che sono specifica- tamente organizzate per la popolazione over-35. Si tratta di atleti che vogliono continuare a gareggiare oppure d’individui che hanno da sempre partecipato a gare a livello amatoriale o di persone sedentarie che a un certo momento della loro vita hanno deciso d’intraprendere un’attività sportiva e di praticarla anche a livello agonistico.

I dati descrittivi relativi alla pratica sportiva giovanile dei master e alla tipologia della loro pratica attuale in atletica leggera hanno evidenziato che:

  • 55% non è stato da giovane un praticante, mentre il 40% lo è stato tra 6/14 anni;
  • 47% pratica questa specialità da meno di due anni, mentre il 27,5% la pratica da due/tre anni e il 15% da più di 15 anni;
  • 82,5% si allena tutto l’anno, mentre il 12,5% solo saltuariamente;
  • 46,3% si allena tre/quattro volte la settimana e il 28,8% più di quattro volte;
  • 51,3% si allena da solo mentre il 35,3% in gruppo, solo il 7,5% in entrambe le modalità;
  • 80% si allena in un campo di atletica;
  • 42,5% si allena senza allenatore mentre il 51,3% con un allenatore;
  • 60% non frequenta una palestra mentre il 35% si allena anche in palestra.
(Carbonaro, Cei, Ruscello e Quagliarotti, Atletica Studi, 2016, 3/4, 28-40)

Cos’è la motivazione per Arrigo Sacchi

Sentiamo cos’è la motivazione, l’allenamento e avere un sogno per Arrigo Sacchi

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Muoversi camminando: E’ un comportamento primario

Muoversi camminando è una delle attività umane primarie. Oggi è invece possibile vivere seduti passando da un mezzo ad un altro. Pertanto un progetto che abbia lo scopo di promuovere il camminare diventa innovativo e quanto mai necessario per promuovere il benessere dei cittadini.

Diversi sono gli aspetti psicosociali coinvolti nella riuscita di questa idea; riguardano nella sostanza la percezione che i cittadini hanno di:

  1. quanto sia apprezzabile e gratificante camminare nella loro città,
  2. quali motivazioni il camminare soddisfi,
  3. quanto il loro benessere globale ne esca rafforzato.

Questi tre aspetti dovrebbero giungere a costituire un unico modello integrato personale, che permetta di passare con facilità dall’intenzione di camminare (voglio farlo) all’azione (lo sto facendo).

Essere consapevoli di questi tre aspetti e della loro interazione diventa, quindi, necessario per la riuscita del progetto di camminare. I dati delle indagini hanno dimostrato che si apprezza il camminare in città se:

  1. si vedono altri camminare per andare a lavorare o come espressione di attività fisica,
  2. vi sono spazi verdi, spazi sicuri ed esteticamente piacevoli,
  3. le strade sono sicure,
  4. gli incidenti ai pedoni sono rari,
  5. vi sono scuole dove si cammina,
  6. il traffico è ridotto.

In relazione alle motivazioni individuali si è rilevato che le persone sono orientate a svolgere un’attività che:

  1. riduca lo stress quotidiano e migliori l’umore,
  2. migliori il rapporto con il proprio corpo,
  3. si svolga all’aria aperta,
  4. si possa fare in compagnia,
  5. rispetti i propri ritmi individuali e che sia moderatamente intensa,
  6. sia semplice e accessibile.

Il terzo aspetto di questo approccio riguarda la promozione del proprio benessere. Questo risultato deriva dall’interazione fra i due aspetti descritti. Si riferiscono ai criteri di camminabilità e alla motivazione. Quando questi s’incontrano l’individuo mostra un livello di soddisfazione personale superiore, che gli fornisce una percezione di benessere migliore.

La motivazione allo sport è uguale in tutte le età della vita adulta

Dai risultati preliminari di una ricerca condotta su amatori di atletica leggera si evidenzia il dato che la motivazione intrinseca (“Faccio sport perché mi piace e mi diverto”) e la regolazione morale (“Faccio sport perché è per me importante) sono le due dimensioni decisive per continuare in questa attività in tutti i periodi dell’età adulta e della vecchiaia.  Non si fa sport “perché si deve farlo” o se non si è motivati.

(Dati non pubblicati, Fonte: Fidal, G. Carbonaro, A. Cei e C. Quagliarotti ).

I bambini devono praticare sport diversi

Abilità + motivazione + attitudine = successo

L’abilità è cosa sei capace di fare.

La motivazione determina cosa fai.

L’attitudine determina quanto bene lo farai.

(Lou Holtz)

E ricorda che:

 

La motivazione è tutto per gli atleti vincenti

Molti atleti sono convinti che essere in forma o avere sviluppato le abilità sportive al più alto livello siano condizioni sufficienti per avere successo nello sport. Con questo spirito affrontano le gare e quando le perdono non sanno spiegarsi come ciò sia potuto avvenire, poiché si sentivano così in forma, che non avrebbero dovuto sbagliare. Mostrano, in sostanza, una concezione meccanica e semplificata della prestazione agonistica, secondo cui il possedere forma fisica e competenza sportiva dovrebbe determinare risultati vincenti. Ciò, invece, non avviene perché come afferma Wilma Rudolph hanno sottostimato il potere dei sogni e dello spirito. Non hanno capito che forma fisica e maestria sono i prerequisiti del successo, che è invece determinato dalla motivazione a volere esprimersi al meglio delle proprie abilità. Senza questo tipo di motivazione non si va da nessuna parte. Naturalmente mostrare con perseveranza e intensità elevata questo atteggiamento prima e durante la gara è molto costoso, porta via molte energie, senza peraltro garantire la vittoria, poiché vi sono anche gli avversari con cui confrontarsi su questo terreno. Chi sostiene questo atteggiamento otterrà comunque grandi soddisfazioni dallo sport, gli atri resteranno bravi atleti che avrebbero potuto ottenere di più, in virtù delle loro competenze ma che non hanno intrapreso sino in fondo questo viaggio all’interno della loro motivazione.

Le abilità mentali dei vincitori a Baku

Partecipando agli European Games di Baku ho imparato ancora una volta che per fornire un prestazione di alto livello, cioè al meglio delle proprie possibilità sono necessarie pazienza, tenacia e motivazione.

La pazienza è necessaria per mettersi in quella condizione mentale che deve fare ripetere in gara quello che si è preparato in allenamento. Quando non si è in questo stato mentale si diventa facilmente impulsivi, affrettando la propria azione oppure si rallenta per il timore di sbagliare. In ambedue i casi si commette un errore e il proprio gesto sportivo perde di fluidità, velocità e precisione.

La tenacia è necessaria poiché in ogni gara vi sono dei momenti sfavorevoli e delle difficoltà mentali e fisiche da superare con successo. La tenacia indica quanto si è combattivi e persistenti in questo atteggiamento per tutta la gara. Nei momenti di maggiore pressione competitiva o dopo un errore si deve lavorare su se stessi per ritrovare rapidamente la condizione mentale ottimale per oltrepassare questo ostacolo. Molti atleti invece cadono in questa trappola, perché non accettano le difficoltà e non s’impegnano quindi per resettare la mente e con pazienza ritrovare lo stato migliore  prima di continuare. Non sono tenaci, pensano invece che questi errori non dovrebbero accadere e quindi non mettono in atto un piano per correggersi immediatamente.

La motivazione è necessaria perché è espressione dell’intensità con cui si vuole raggiungere un determinato obiettivo. Per esprimersi al proprio meglio l’intensità deve essere massima, altrimenti l’atleta non potrà impegnarsi con pazienza e tenacia. A livello internazionale ogni atleta vuole vincere ma alcuni restano concentrati su questa idea anziché focalizzarsi su cosa fare per realizzare questo scopo. Se si resta bloccati nella prima fase, la motivazione è sterile: è come mandare un motore potente fuori giri perché non si sono messe le marce per partire come si deve.

 

La tenacia nell’attività ricreativa

Si parla spesso di tenacia in relazione alle prestazioni sportive degli atleti ma non dobbiamo dimenticare che è un’abilità psicologica molto utile anche per chi pratica sport a livello ricreativo e come attività del tempo libero. In particolare, viene utilizzata per sostenere queste diverse situazioni:

  • Gestire le emozioni e l’attivazione del corpo nei momenti di difficoltà
  • Sentirsi pienamente coinvolti nell’attività che si sta svolgendo
  • Svolgere gli esercizi come una sfida piacevole
  • Riconoscere e apprezzare gli effetti benefici della persistenza di questa abitudine
  • Percepire lo sforzo fisico come necessario per migliorare il proprio benessere
  • Riconoscere e apprezzare i piccoli miglioramenti settimanali
  • Stimolare la motivazione quando si è stanchi

Come si motivano i maratoneti

Alcuni sembrano servirsi maggiormente della consapevolezza del lavoro svolto. Ripensano agli allenamenti che hanno effettuato e da questo traggono fiducia e motivazione.

  • Cerco di ripensare al lavoro che ho effettuato in precedenza, al fatto che ho lavorato bene e che quindi non devo temere di fallire.
  • Innanzi tutto essendo consapevole che i momenti difficili si presentano ad ogni stagione e che sono sempre in agguato. Dopo di che, so come procedere, cioè identifico gli errori commessi, li valuto e cerco di lavorare sodo per correggerli.

Per altri le strategie di scelta degli obiettivi sono alla base della loro esperienza e della loro abilità a motivarsi.

  •  Sicuramente spicca in me la pazienza, la precisione e la forte determinazione. Se mi pongo un obiettivo non c’è nulla che possa distogliermi dal lavorare per raggiungerlo. Forse ho sempre avuto tale capacità, ma poi l’ho anche affinata con l’allenamento e in generale con l’esperienza. Tra le persone che mi hanno aiutata a sviluppare tali caratteristiche ci sono prima di tutto mia madre ma poi anche il mio allenatore e mio marito, che nel mio caso coincidono.

Per altri ancora sembra dominare maggiormente la componente emotiva nel trainare la motivazione.

  • Trovo le maggiori spinte emotive pensando a quanto sia importante e piacevole raggiungere l’obiettivo. Il raggiungimento dello scopo rappresenta il mio maggiore stimolo motivazionale.
  • I momenti positivi  sono la testimonianza che ho le risorse e le capacità per farcela, dunque sono dei momenti per ricaricarsi e per puntare ad un prossimo obiettivo.