Archivio per il tag 'motivazione'

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La mentalità rigida della squadra causa sconfitte

Il problema più grave per una squadra e per un atleta è quello di pensare di essere bravo.

Questa convinzione mette immediatamente le persone in una condizione di maggior soddisfazione e alimenta l’aspettativa che  tutto andrà bene così come loro si aspettano, quindi vinceremo.

Sentirsi in forma e avere la consapevolezza delle proprie capacità personali e di squadra è certamente importante. Spesso le squadre pensano che questa condizione sia sufficiente per ottenere il successo. Non capiscono che è necessaria ma non sufficiente.

Per giocare ad alto livello, bisogna avere le capacità di una squadra di alto livello. Poi bisogna dimostrarlo sul campo.

Arrigo Sacchi dice che la motivazione deve essere eccezionale, perchè su questa base il calciatore è continuamente impegnato a migliorarsi. Questo è ciò che Carol Dweck ha chiamato una mentalità orientata alla crescita. Chi non la dimostra è destinato ad avere come dicono gli allenatori dei blocchi mentali. In altri termini, questi giocatori hanno una mentalità rigida che li porta a pensare che il loro talento e la forma fisica di quel momento siano sufficienti per essere efficaci nel proprio lavoro.

Errore grave grave, equivale per uno studente a scrivere squola o quore con la q. Entreranno in campo privi della motivazione di giocare al meglio delle loro capacità. Entreranno, invece, con la convinzione che giocheranno bene così in modo spontaneo, e di fronte alle difficoltà del match non saranno pronti ad adattarsi, poiché non lo avevano previsto.

E’ facile perdere la testa, basta ragionare in questo modo.

Motivazione: ballare scalzi mentre piove

Uno dei video più condivisi negli ultimi giorni ha come protagonista un ragazzo della Leap of Dance Academy, una scuola di danza nigeriana. Nel video lo vediamo mentre continua ad esercitasi nelle sue pirouette nonostante la pioggia incessante.

Scalzo e completamente bagnato, la sua ostinazione è diventata il simbolo di quanto un ballerino possa sacrificarsi pur di seguire il proprio sogno. “Dietro quei fantasiosi ed eleganti costumi c’è un duro lavoro” - si legge nella didascalia del video - “Anche con pochissime risorse i nostri alunni continuano ad allenarsi per dare il meglio. Non vogliamo scoraggiare nessuno, ma è importante mostrare il livello del loro impegno e della loro dedizione. Chi non ne sarebbe orgoglioso? Sono pronti a ballare a qualsiasi condizione”.
Si allena scalzo sotto la pioggia: questo giovanissimo ballerino ha conquistato tutti

Motivazione e allenamento durante il coronavirus

Oggi seminario online all’Università su temi di attualità.

Diventa consapevole della tua motivazione

Parliamo spesso di motivazione degli atleti ma non sempre con la stessa frequenza insegnamo come capire le proprie motivazioni personali.

Voglio proporvi due esercizi utili per riflettere su questo punto in modo costruttivo.

Primo esercizio

Siediti comodamente su una poltrona, chiudi gli occhi, fai tre respiri profondi e pensa ai momenti difficili che incontri durante gli allenamenti e le gare, alla fatica, agli errori e alle sconfitte che hai vissuto, e valuta se sei disposto ad affrontare altre situazioni di questo tipo e a impegnarti nel superarle.

Secondo esercizio

Siediti comodamente su una poltrona, chiudi gli occhi, fai tre respiri profondi e pensa ai successi che puoi raggiungere e alle gare che puoi vincere, alla gioia che puoi provare dopo una brillante prestazione e a tutto ciò di positivo che potrà verificarsi grazie alla quantità e alla qualità del tuo allenamento. Valuta se sono traguardi sufficienti a mantenere alta la tua motivazione.

Nuova Zelanda: un programma per cambiare l’approccio allo sport dei giovani

Lo sport giovanile, la necessità della polisportività, le cause dell’abbandono, l’aumento degli infortuni e il ruolo dei genitori, degli allenatori e dei dirigenti. Questi sono i temi di una progetto sviluppato in Nuova Zelanda per riconsiderare gli approcci fino a oggi utilizzati. E’ un esempio che sembra provenire da Marte, tanto è la distanza culturale e scientifica dal mondo sportivo italiano, dove un approccio di questo tipo non sarebbe mai possibile e e dove è totalmente assente la ricerca su questi temi.

La lettura di quanto segue sarà certamente utile per aprire le nostre menti sul problema della pratica sportiva e dell’abbandono e per sviluppare idee e progetti adatti alla nostra realtà italiana.

Sport NZ e cinque dei più grandi sport di partecipazione in Nuova Zelanda – Rugby, Cricket, Calcio, Netball e Hockey – hanno lanciato un’importante campagna di sensibilizzazione del pubblico che chiede agli animatori dello sport giovanile di riconsiderare i loro approcci. Ma perché l’appello all’azione è così urgente?

La campagna  ”Tieniti al passo con il gioco” si concentra sul motivo per cui gli adolescenti si allontanano sempre più dallo sport. Le prove raccolte nel corso del tempo nell’indagine sulla partecipazione nazionale di Sport NZ Active NZ mostrano che, se si confrontano i ragazzi dai 12 ai 14 anni con quelli dai 18 ai 24 anni, le ore settimanali di attività fisica diminuiscono da 12 a 5. Inoltre, il numero di attività diminuisce da 6,4 a 2,5 e la partecipazione settimanale scende sostanzialmente dal 98% al 75%. La campagna invita tutti coloro che si occupano di sport giovanile, in particolare i genitori, gli allenatori e gli amministratori, a dare una svolta a questa situazione.

Inoltre, i dati del censimento dello sport nelle scuole secondarie di secondo grado mostrano che, nonostante l’aumento delle iscrizioni scolastiche negli ultimi tre anni, la partecipazione allo sport interscolastico è diminuita. Per Sport NZ questo è preoccupante, perché le abitudini formatesi negli anni dell’adolescenza passano agli anni degli adulti. Fondamentalmente gli adolescenti inattivi diventano adulti inattivi.

Anche se alcuni dei drop-off possono essere attribuiti agli inevitabili cambiamenti che si verificano durante l’adolescenza, tra cui la motivazione, la contesa sul tempo e l’impatto della tecnologia, ci sono altri fattori che aggravano questo declino.

Sport NZ dice che gli anni passati a studiare l’argomento, e ad esaminare i modelli d’oltreoceano, dimostrano che i giovani sono meglio serviti quando le loro esigenze sono messe al primo posto. E la motivazione principale che spinge i giovani a fare sport è il divertimento (76%), seguito da uscite con la famiglia o con gli amici (44%). Il fatto è che lo sport è visto da molti adolescenti come un altro modo per entrare in contatto con gli amici e divertirsi. E se il divertimento finisce, perché vi è un aumento un aumento di pressione e di richiesta tempo, è probabile che i giovani abbandoneranno lo sport.

Anche se alcuni genitori potrebbero essere tentati di lasciare che i loro figli si specializzino presto in uno sport, magari incoraggiati da un allenatore o da un amministratore di club, le statistiche mostrano che questa è probabilmente una cattiva idea. Studi australiani dimostrano che la probabilità di passare dall’essere identificati come giovani talenti a diventare un atleta d’elite è inferiore al 10%.

E non ne varrà necessariamente la pena. L’eccesso di allenamento e di gioco può portare a infortuni e bruciare i giovani giocatori. Le statistiche dell’ACC hanno mostrato un’impennata del 60% dal 2008 negli infortuni legati allo sport nei ragazzi tra i 10 e i 14 anni – il doppio dell’aumento di qualsiasi altra fascia d’età. Ci sono diverse ragioni per questo picco, ma una preoccupazione crescente è che la pratica di un solo sport può essere tanto dannosa quanto il non praticare abbastanza esercizio fisico.

Per chi cerca una guida utile, l’ACC incoraggia la linea guida di un’ora per ogni anno, sia la quantità di sport organizzato svolto per settimana – sia di allenamento che di competizione – e non dovrebbe superare l’età del bambino. Il superamento delle ore consigliate aumenta le probabilità di un “infortunio a insorgenza graduale”.

Anche se ogni genitore vuole sostenere il proprio figlio nel diventare una star sul campo sportivo, troppo e troppo presto potrebbe avere l’effetto opposto.

Motivazione: una bella parola compresa da pochi

Le persone che ogni giorno parlano con facilità della motivazione, spiegando agli altri  che basta crederci, per vedere realizzati i propri sogni, sanno quanto invece sia una dimensione psicologica molto complessa da gestire?

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Tutto viene dalla mente

Tutte le cose originano dalla mente. Azioni ed eventi dipendono in larga parte dalla motivazione. Apprezzare l’umanità, la compassione e l’amore sono i punti chiave. Se sviluppiamo buoni sentimenti, indipendentemente dal fatto che il nostro campo sia la scienza, l’agricoltura o la politica, poiché la motivazione è così importante, tutto migliorerà.

Dalai Lama

 

Fornire feedback sull’impegno è decisivo per l’apprendimento

Fornire feedback in modo continuativo sull’impegno in allenamento è un aspetto decisivo per favorire l’apprendimento. Gli atleti devono essere consapevoli di quale sia il grado d’impegno che devono impiegare durante le esercitazioni più significative di ogni seduta di allenamento. Le ragioni per cui non bisogna impegnarsi in modo appena sufficiente sono le seguenti:

  • favorisce gli errori tecnici
  • determina una concentrazione ridotta sul compito da eseguire
  • riduce la motivazione intrinseca
  • costringe l’allenatore a fornire sempre le stesse istruzioni tecniche poiché gli atleti commettono spesso gli stessi errori e migliorano lentamente.
  • determina un’abitudine a considerare il miglioramento come qualcosa molto difficile da ottenere
E’ responsabilità dell’allenatore:
  1. stimolare l’impegno in modo continuo
  2. accettare che gli atleti proprio perché s’impegnano con molta intensità possano commettere errori tecnici
  3. riconoscere per primo l’impegno e in seconda battuta gli aspetti tecnici
  4. stimolare continuamente negli atleti la convinzione che il miglioramento è determinato dall’impegno personale
  5. insegnare a essere consapevoli che i propri limiti tecnici e motori si scoprono solo allenandosi con intensità e motivazione
  6. insegnare a essere soddisfatti del proprio impegno, anche se non sempre determina la qualità della prestazione
  7. insegnare a essere consapevoli che la qualità della prestazione dipende comunque dall’impegno e che non basta il talento per essere bravi
  8. insegnare, negli sport di squadra, che l’intensità è una risorsa collettiva a cui nessuno dovrebbe sottrarsi e che ognuno deve alimentaria nei compagni
  9. sottolineare ancor prima degli errori tecnici l’eventuale mancanza d’impegno
  10. spiegare quali sono i comportamenti che mostrano gli atleti che si allenano con intensità e che vuole che loro mostrino in allenamento

 

 

 

Atleti master in atletica

Il fenomeno legato alla pratica di persone adulte ed anziane in atletica leggera è in continua e marcata espansione, con un’attività soprattutto nelle corse di durata (running), ma anche nelle varie specialità (corse, salti, lanci, marcia). La Federazione organizza le attività secondo la categoria cosiddetta ‘master’. I master sono atleti che si allenano per partecipare a competizioni che sono specifica- tamente organizzate per la popolazione over-35. Si tratta di atleti che vogliono continuare a gareggiare oppure d’individui che hanno da sempre partecipato a gare a livello amatoriale o di persone sedentarie che a un certo momento della loro vita hanno deciso d’intraprendere un’attività sportiva e di praticarla anche a livello agonistico.

I dati descrittivi relativi alla pratica sportiva giovanile dei master e alla tipologia della loro pratica attuale in atletica leggera hanno evidenziato che:

  • 55% non è stato da giovane un praticante, mentre il 40% lo è stato tra 6/14 anni;
  • 47% pratica questa specialità da meno di due anni, mentre il 27,5% la pratica da due/tre anni e il 15% da più di 15 anni;
  • 82,5% si allena tutto l’anno, mentre il 12,5% solo saltuariamente;
  • 46,3% si allena tre/quattro volte la settimana e il 28,8% più di quattro volte;
  • 51,3% si allena da solo mentre il 35,3% in gruppo, solo il 7,5% in entrambe le modalità;
  • 80% si allena in un campo di atletica;
  • 42,5% si allena senza allenatore mentre il 51,3% con un allenatore;
  • 60% non frequenta una palestra mentre il 35% si allena anche in palestra.
(Carbonaro, Cei, Ruscello e Quagliarotti, Atletica Studi, 2016, 3/4, 28-40)