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Gilles Villeneuve: l’importanza di fare ciò che piace

“Io corro per vincere, si capisce. Ma prima ancora che per vincere, corro per correre. Il più forte possibile” (Gilles Villeneuve).

E’ sempre utile riportare i pensieri di un campione che sottolinea quanto sia importante fare il proprio sport innanzitutto perchè piace svolgere quell’attività. “Corro per correre”. Questo approccio dovrebbe essere d’ispirazione a allenatori e giovani, che spesso non vivono più il loro sport in questo modo ma solo come un lavoro da svolgere tutti i giorni. Corro per il piacere di correre, dice Villeneuve, in altre parole è un’intensa motivazione interiore quella che lo spingeva a fare ciò che ha fatto. Chi allena i giovani dovrebbe, quindi, organizzare sessioni di allenamento basate su questo principio, i giovani dovrebbero sentirsi impegnati a scoprire e coltivare il proprio piacere di svolgere quello specifico sport e i genitori dovrebbero favorire le scelte dei loro figli e non obbligarli a praticare quello che loro preferiscono.

Prospettive di lavoro degli psicologi in USA

The request of psychologist will increase in US in next ten years, and from the United States Department of Labor we have the following information (http://www.bls.gov/ooh/Life-Physical-and-Social-Science/Psychologists.htm#tab-6).

“L’occupazione complessiva di psicologi è destinato a crescere del 22 per cento dal 2010 al 2020, più velocemente della media per tutte le occupazioni. La Crescita dell’occupazione varia a seconda della specialità.

L’occupazione in campo clinico, la consulenza e gli psicologi scolastici sono destinati a crescere del 22 per cento, più velocemente della media per tutte le occupazioni. Una maggiore domanda di servizi psicologici nelle scuole, ospedali, centri di salute mentale e dei servizi sociali, le agenzie dovrebbero guidare la crescita dell’occupazione.

La domanda di psicologi clinici e di consulenza aumenterà man mano che la gente continua a rivolgersi a psicologi per risolvere o gestire i loro problemi. Altri psicologi saranno necessari per aiutare le persone ad affrontare i problemi come la depressione e altri problemi mentali, il matrimonio e la famiglia, lo stress del lavoro, e la dipendenza. Psicologi saranno anche necessari per fornire servizi in relazione all’invecchiamento della popolazione, aiutando le persone ad affrontare i cambiamenti mentali e fisici che avvengono via via che invecchiano. Attraverso la ricerca e la consulenza, gli psicologi aiuteranno altri gruppi speciali, come i veterani che soffrono di traumi di guerra, sopravvissuti ad  altri traumi e le persone con autismo.

E’ anche previsto un aumento della domanda di psicologi nel settore della cura della salute, perché il loro lavoro con le squadre di medici, assistenti sociali e altri professionisti della sanità fornisce ai pazienti completi, trattamenti interdisciplinari. Oltre a trattare problemi di salute mentale e comportamentale, gli psicologi lavoreranno in squadra per sviluppare o gestire i programmi di prevenzione e benessere.

Poiché il numero totale di studenti cresce, gli psicologi scolastici saranno necessari per lavorare con gli studenti, in particolare quelli con bisogni speciali, difficoltà di apprendimento e problemi comportamentali. Le scuole si affidano anche agli psicologi scolastici al fine di valutare e consigliare gli studenti.

L’occupazione  degli psicologi in ambito irganizzativo è destinato a crescere del 35 per cento, molto più velocemente della media per tutte le occupazioni; per aiutare a scegliere e mantenere i dipendenti, aumentare la produttività e individuare i miglioramenti sul posto di lavoro”.

Secondo alcune indagini il compenso medio annuale di uno psicologo dello sport varierà tra $ 45.000 e $ 80.000 (http://psychology.about.com/od/careersinpsychology/tp/psychology-career-trends.htm).

Ma quale ricerca del talento!

Se questo è vero, come credo che sia, siamo spacciati:

Cosa si dovrebbe fare invece?
Gli uffici delle risorse non fanno più cultura del lavoro. Noi siamo diventati della fabbriche di collocamento. Le aziende non ci chiedono più una bella consulenza dove per un profilo potevamo andare a dire che quel profilo non era quello giusto. Adesso chiedono solo nomi, nomi, nomi. Sanno che il primo non accetta, il secondo dubita, il terzo prende. Le aziende devono cominciare a fare girare offerte di lavoro etiche, concrete opportunità, e non delle prese in giro che per ovvi motivi molti sono costretti a accettare. Dobbiamo tornare a costruire dei canali dove filtrano solo offerte etiche. Noi dobbiamo cominciare a fare di nuovo un po’ di cultura del lavoro, proprio dove non ce n’è più. (da: http://miojob.repubblica.it/notizie-e-servizi/notizie/dettaglio/confessioni-di-un-recruiter-stiamo-rovinando-il-lavoro/4236839?ref=HREC2-1)

Questo avviene anche nello sport, se si scrive una email al presidente piuttosto che al segretario non ottieni mai una risposta. La risposta l’avrai se qualcuno ti presenta a queste persone. E’ il sistema italiano basato sulla cooptazione per conoscenza diretta e non per competenza. A pochi interessa il tuo curriculum, quello che serve è l’amicizia perché non si è interessati alla funzione (in questo dello psicologo dello sport) ma si stabilisce un rapporto di lavoro per fare un piacere a un amico. La guerra dei talenti di cui tanto si parla in Italia non esiste, domina la cultura del familismo o del prenderti per fame, tanto gli psicologi che hanno bisogno di lavorare sono tanti. Quando dal mondo del lavoro a quello sport si diffondono queste modalità d’impiego si può solo andare via.

 

Procuratori sportivi in Italia?

Ieri ho tenuto una lezione a un master per diventare procuratori sportivi. E’ un corso di studi prestigioso organizzato dal Sole24 che vede la partecipazione di più di 30 giovani in prevalenza laureati in economia e commercio e in giurisprudenza. E’ un master ben organizzato, con docenti competenti e uno stage di 4 mesi presso un’organizzazione sportiva o un’azienda. Nonostante queste premesse a un certo punto mi è stata posta la domanda su come vedevo il loro futuro professionale. Da un po’ di tempo la mia risposta è sempre la stessa. Se volete trovare un’occupazione in Italia agite “come se” fosse possibile, cioè attivate la vostra rete di conoscenze, andate a proporvi a 360° nel mondo sportivo , muovetevi con un piano/progetto dandovi un tempo realistico di riuscita. La premessa “come se”, significa mettere a priori da parte la consapevolezza relativa alle difficoltà del nostro paese e di tutto quanto sappiamo a proposito. Nel contempo però muovetevi per andare all’estero nei paesi dove i giovani lavorano, i principali sono i BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. Non escludete i classici Australia, USA e Canada che in ogni caso continuano a richiamare molti giovani o paesi emergenti come il SudAfrica.

Meeting psicologia dello sport

Si sta svolgendo in questi giorni a Andria un Convegno di psicologia dello sport della durata di tre giorni, che vede la partecipazione di esperti delle principali università italiane. Questa iniziativa è importante non solo dal punto di vista sscientifico ma anche perchè si sta formando una rete di psicologi dello sport residenti in Puglia che vuole promuovere questa professionalità in questa parte dell’Italia. E’ una notizia molto positiva che è bene fare sapere proprio per stimolare i giovani laureati a muoversi con iniziative di questo tipo e a costruire collegamenti con le organizzazioni sportive, gli enti locali e le università. Per chi vuole entrare in contatto con questa nuova realtà può visitare il sito: www.officinadellamente.it

 

Rischio o non rischio?

E’ ‘ molto visto il video di un gruppo di scalatori che cantano attaccati a una parete di una montagna “Don’t worry be happy”. E’ la metafora di come ci si dovrebbe comportare oggi se si è giovani? Competenza (arrampicare), piacere per il rischio (appesi a una parete sul vuoto) e umore positivo (cantare) (http://www.youtube.com/watch?v=sPh9PTao6GQ). Il rovescio della medaglia è quanto, invece, viene descritto da un’indagine effettuata da Paola Giuliano e Antonio Spilimbergo sull’atteggiamento dei giovani americani di 18-24 anni di fronte alla recessione. I risultati indicano che è dominante la richiesta di protezione e il desiderio di prendere meno rischi nei propri investimenti (lasciare casa per cercare sbocchi di lavoro e di studio migliori) (http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5469.

Accettare l’incertezza

Sono tempi incerti come tutti sappiamo e mi capita di ricevere mail da giovani psicologi che chiedono come si faccia a lavorare nello sport. Le risposte sono almeno tre. La prima. Bisogna sapere che cercare un lavoro fa parte del lavoro stesso, così come il lavoro sarà terminato solo dopo che si sarà stati pagati e non quando finisce la parte operativa del lavoro stesso. Ciò detto si lavora se si è in grado di attivare una rete di relazioni sociali abbastanza ampia che nel migliore dei casi permetta di raggiungere le principali realtà sportive situate nella propria area di residenza. Quindi è indispensabile chiedersi chi sono le persone che conosco e qual è il loro ruolo e secondo quali sono le organizzazioni sportive. La seconda. Il programma che si andrà a proporre deve essere costruito in modo da essere facilmente percepito come utile e vantaggioso da chi lo dovrà valutare Non deve essere il programma migliore che si è in grado di realizzare, non deve contenere tutto quello che si sa sull’area in cui si vuole operare, deve essere concreto, specifico e facilmente realizzabile. Deve essere organizzato in moduli che possono essere sviluppati in modo indipendente, così da garantirsi di poterne realizzare anche solo una parte. Inoltre, bisogna lasciarsi un margine per la negoziazione del costo del progetto, in pratica bisogna sempre chiedere di più, così da potere avere spazio per una riduzione. La terza. Non bisogna mai smettere di aggiornarsi, per chi vuole lavorare in psicologia dello sport significa leggere (molto in inglese) e essere parte della rete europea di giovani come l’Euroepan Network of Young Specialists in Sport Psychology  (www.enyssp.org) con cui scambiarsi esperienze e idee.

Juventus e autostima

Capisco i problemi di Conte, l’allenatore della Juventus, quando dice che bisogna rinforzare l’autostima in chi è abituato a perdere. Una squadra non acquisisce una mentalità vincente solo cambiando qualche giocatore. Ma la domanda è perchè Conte vuole fare tutto da solo, senza farsi aiutare da uno psicologo? Ovviamente perchè la Società lo ritiene utile, lui pure.Che fare? Al momento nulla, siamo un paese arretrato, non vi sono istituzioni importanti che sostengono la psicologia dello sport e quindi il calcio resta un tabù … a meno che non siate amici del presidente.

Geografia della psicologia dello sport in Europa

Durante il congresso europeo è stato eletto il nuovo direttivo della Federazione Europea di Psicologia dello Sport (Fepsac) ed è emerso chiaramente che i paesi leader e anche più disponibili a sostenere dei candidadti sono in prevalenza nell’Europa centro-ovest. Infatti presidente e segretario generale sono in Belgio e Olanda, altri membri provengono dalla Francia, Germania, Danimarca e nuovamente Olanda e Belgio. Altre zone dell’Europa sono rappresentate dall’ Italia (tesoriere) e dalla Grecia; non vi sono membri dell’Europa dell’est. Lo stesso master europeo di psicologia dello sport ha il maggior numero di studenti provenienti dagli stessi paesi con l’aggiunta della Gran Bretagna e Scandinavia. E’ sempre l’economia che regola questo tipo di prevalenze, che mi auguro non si accentuino altrimenti molti nostri colleghi avranno grandi difficoltà nell’esercitare la loro professione se non faranno parte della nazioni più ricche.

I giovani laureati e la negoziazione

In questi giorni ho incontrato molti giovani laureati nelle più diverse discipline e nella maggior parte dei casi ho riscontrato un problema comune nella progettazione delle proposte lavorative. La loro attenzione è quasi esclusivamente dedicata alla realizzazione del progetto e scarsa attenzione pongono a pianificare le eventuali obiezioni che potrebbero venirgli rivolte, alla realizzazione di un piano B più ristretto, a preparare un budget in modo da poterlo ridurre se necessario, a negoziare sulle difficoltà che dovranno affrontare. Hanno insomma un approccio di tipo universitario centrato solo sul contenuto della proposta ma che non prevede abilità di confronto con l’interlocutore. E’ un problema direi grave per chi intende proporsi sul mercato in modo competitivo