Archivio mensile per marzo, 2020

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Le distanze giuste

La psicologia della paura del Covid-19

Si può dire che gli esseri umani hanno più paura degli eventi improbabili e catastrofici come gli attacchi terroristici che degli eventi comuni e mortali, come l’influenza. Nel caso di Covid-19, la valutazione del rischio è particolarmente spinosa perché la nostra conoscenza oggettiva della malattia è ancora in evoluzione.
Gli esseri umani si sono evoluti per reagire male a quel tipo di incertezza e imprevedibilità, perché entrambi ci fanno percepire una mancanza di controllo. Siamo esseri umani, quindi siamo pronti a rispondere alle minacce, a proteggere noi stessi. Secondo @DFrizelle, psicologa della salute UK,  è davvero difficile farlo quando la minaccia è così incerta e potenzialmente di vasta portata. Le persone possono assumere comportamenti insoliti, dettati  dal panico.

L’incertezza lascia anche spazio a false affermazioni – che, nel bel mezzo di un’epidemia, possono “portare a comportamenti che amplificano la trasmissione della malattia”, scrive l’epidemiologo Adam Kucharski in The Guardian. Siamo pessimi nel mancanza di volontà nell’individuare la disinformazione online, troppo spesso accettiamo superficialmente le notizie che leggiamo senza verificarle. E poi iniziamo a:

  • credere a ciò che ripetutamente leggiamo,
  • cercare informazioni che convalidino i nostri stereotipi sociali,
  • ricordare cose che suscitano forti emozioni più di quelle che non le suscitano.
  •  cercare sulla pressione della paura un capro espiatorio, individuare la colpa negli altri.

L’epidemia ha avuto origine a Wuhan, in Cina,  quindi i sentimenti e gli attacchi anti-cinesi sono aumentati. Le emozioni che stiamo vivendo con probabilità possono spingerci a fare scelte irrazionali, basate proprio sui nostri pregiudizi. Quando le persone reagiscono per una forte emozione, possono fare scelte rapide e irrazionali per rassicurarsi trovando un nemico esterno che permetta di trovare una spiegazione razionale e rassicurante.

Metin Başoğlu, professore di psichiatria e fondatore dell’Istanbul Center for Behavior Research & Therapy, ha studiato la risposta emotiva e comportamentale dei sopravvissuti al terremoto e vede dei paralleli nelle reazioni odierne al coronavirus.

Dopo il grave terremoto che ha colpito la Turchia nel 1999, uccidendo 17.123 persone e ferendone 43.953, Başoğlu afferma che molti sopravvissuti si sono rifiutati di tornare nelle loro case, scegliendo invece di vivere per mesi in campi all’aperto. Ma il suo team si è reso conto che “se incoraggiamo le persone a tornare nelle loro case, si riprendono in fretta”.

Lui e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo per affrontare lo stress post-traumatico chiamato Control Focused Behavioral Treatment (CFBT), che nasce dall’osservazione che l’esposizione a una fonte di stress può creare un senso di controllo su di essa – una lezione che, secondo lui, si applica alle epidemie, che sono anche incontrollabili e imprevedibili. “Non si può controllare ogni singolo rischio che si presenta nella vita e condurre una vita significativa, ragionevole e produttiva allo stesso tempo”, dice. “Evitare in modo estensivo e irrealistico non è compatibile con la sopravvivenza”.

Questi esperti raccomandano di fare il possibile per riaffermare un senso di controllo sulle proprie paure, senza esagerare e rischiare di contribuire al panico pubblico.

Le misure precauzionali comuni sono particolarmente importanti data l’alta probabilità di contrarre la Covid-19 che includono le norme varate dal governo italiano: l’autoisolamento, lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone e limitare le uscite a motivi solamente necessari (sanitari, sostentamento e lavoro).

L’epidemia che stiamo vivendo può colpire negativamente le persone che già soffrono di disturbi psicologici  come la depressione, l’ansia e il disturbo ossessivo-compulsivo. I social possono essere di supporto per restare in contatto via cellulare con persone di cui si ha fiducia nonché i network televisivi e sul web più accreditati e sicuri.
 

Dybala, il poeta del calcio

Penso che l’azione e il goal di Dybala contro l’Inter dimostri che questo calciatore appartiene alla terza categoria di giocatori descritti da Osvaldo Soriano in Futbol. Storie di Calcio.

“Ci sono tre generi di calciatori. Quelli che vedono gli spazi liberi, gli stessi spazi che qualunque fesso può vedere dalla tribuna e li vedi e sei contento e ti senti soddisfatto quando la palla cade dove deve cadere. Poi ci sono quelli che all’improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, uno spazio che tu stesso e forse gli altri avrebbero potuto vedere se avessero osservato attentamente. Quelli ti prendono di sorpresa. E poi ci sono quelli che creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio. Questi sono i profeti. I poeti del gioco”.

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I nostri obiettivi durante il coronavirus

In questo periodo ci troviamo ad affrontare situazioni totalmente impreviste che mettono dei grandi limiti alla nostra libertà. Come sappiamo sono necessarie per limitare la diffusione del coronavirus e per darci un’elevata probabilità di non esserne colpiti.

Per accettare queste nuove regole dobbiamo stabilire che il nostro obiettivo sia prendere sul serio il problema sanitario e desiderare di prendersi cura di se stessi e della salute delle altre persone.

Dobbiamo impegnarci al massimo a realizzare questo obiettivo e avere fiducia in quanto ci dicono di fare gli esperti e gli scienziati

Sviluppiamo nuove routine quotidiane, rendendole efficaci per questo nuovo tipo di vita che per molti riguarda la quarantena e per la maggior parte una riduzione della vita sociale lavorativa, scolastica e del tempo libero.

Dobbiamo imparare rapidamente a evitare qualsiasi distrazione ci venga proposta a questo nuovo stile di vita.

Manteniamo un dialogo con noi stessi costruttivo, poiché anche in presenza di queste limitazioni è più soddisfacente avere delle giornate organizzate sulle attività in cui siamo coinvolti piuttosto che deprimersi a causa della sfortuna di vivere questo periodo.

Cominciamo tutti a vivere seguendo questo approccio e riusciremo a essere più padroni del nostro tempo attuale e a capire nel profondo che queste limitazioni possono essere l’occasione per conoscersi meglio e scoprire altri modi di vivere.

Impariamo dagli opliti a restare uniti

Il termine oplita indica i soldati di fanteria pesante greca provvisti del caratteristico scudo chiamato oplon.

Durante l’ VIII secolo a.c. gli opliti in battaglia operavano in ranghi serrati costituendo un muro di metallo da cui spuntavano le lunghe lance e tale formazione fu tanto efficace che il ruolo della fanteria leggera, della cavalleria e dei carri da guerra, fu notevolmente ridimensionato in Grecia. La filosofia bellica dell’oplite si basava sulla moderazione e l’aiuto reciproco e non sulle gesta valorose di un eroe, non esistono infatti opliti nei poemi omerici.

Oggi dovremmo fare la stessa cosa, trovando coraggio nel restare uniti e andare avanti.

La falange oplitica, la (quasi) invincibile fanteria greca

Barack Obama: ascoltate gli esperti

Quasi raggiunta parità di genere a Tokyo 2020

Alle prossime Olimpiadi di @Tokyo2020 sarà quasi raggiunta la parità di genere, con il 48,7% di donne.

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Complimenti a Bernardeschi

Consapevolezza e senso di responsabilità non sono per tutti.

Complimenti a Bernardeschi per questo intervento su Instagram.

Pensiamo di essere razionali, ma non lo siamo

Le persone, tutti compresi, sono dominate dalle loro emozioni mente al contrario penano di essere individui ragionevoli.

Invece gli esseri umani non sono affatto ragionevoli, caso mai questo è il punto di arrivo di un lungo processo di cambiamento ma non è certo il punto di partenza.

In questi giorni molti scappano dalla quarantena a cui il viruscorona li obbliga perché si stufano di questo regime di mancanza di libertà ma che è anche di responsabilità verso gli altri.

Gli allenatori si lamentano che giocare senza pubblico influenzerà negativamente le prestazioni delle loro squadre.

Sono solo alcuni esempi, ma ognuno di noi è la prova vivente della propria incoerenza emotiva, e dei suoi effetti negativi nei riguardi dell’ambiente in cui vive.