Archivio mensile per maggio, 2012

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Breve storia di come si diventa un fuoriclasse

William Rooney è uno dei fuoriclasse del calcio (180 goal in 364 partite) e la sua storia può rappresentare un esempio di quanti siano i modi per diventare e essere un campione. Primo di tre figli, non ha terminato gli studi e giocava dal mattino alla sera a pallone in strada, tirando sopra le auto per colpire i segnali stradali. Sino da bambino si è messo in luce segnando con la sua squadra a 9 anni 90 goal. Nel calcio inglese è regola prima dell’inizio di un derby che un bambino si faccia ritrarre sul campo con il capitano e che poi ricevuta la palla dal portiere gliela ripassi. A 10 anni Rooney invece ricevuto il pallone lo calciò in modo da farlo passare sopra la testa del portiere e finire in rete. E’ lui stesso a dire che il portiere lo insultò ma lui si era allenato tutta la settimana per effettuare quel tiro. Sostiene inoltre che un giocatore della premiere league deve essere un po’ audace o arrogante altrimenti non potrà mai giocare bene sul campo. Altro aspetto interessante di Rooney risiede nell’uso della visualizzazione del gioco. La sera prima della partita, e dopo aver chiesto al magazziniere il colore della divisa con cui giocherà, ripete le varie situazioni di gioco mentre è nel suo letto.

Bomba a scuola

Bombe a Brindisi,   si indaga  sul video fuori dalla scuola   Procuratore:  "Volontà stragista, ma improbabile mafia"

Stress nello sport: Stoner lascia

Partecipare: No, bisogna vincere. Fuori un altro, Stoner lascia.

http://www.ilvostro.it/sport/stress-nello-sport-conta-solo-vincere/9742/

Nadal-Ferrer: quando la mente comanda

La partita tra Nadal e Ferrer terminata a favore del primo per 7/6, 6/0 è l’esempio di come un match si vinca e si perda a causa della mente. Nel primo set Ferrer è sempre stato in vantaggio, anche se di poco, giungendo sino al tie break e poi ha perso facendo 48 punti contro i 50 di Nadal. A questo punto la reazione sarebbe dovuta essere, “Ho perso di pochissimo, gioco alla pari anche il secondo set.” La storia è stata nei fatti esattamente l’opposto: 6/0 per il vincitore. Non si può attribuire questo risultato disastroso a una caduta nel fisico. Sarà stato anche stanco, ma è apparso mentalmente esaurito, un giocatore così forte non può accettare di essere umiliato sul campo. Non sappiamo cosa abbia pensato in quei momenti, ma una partita persa in questo modo lascerà un segno profondo in Ferrer. Perdere fa male, ma perdere in questo modo, senza essere mai stati competitivi nel secondo set, crea delle crepe nella fiducia che non è facile eliminare. I giocatori lo sanno, puoi cercare di mascherarlo agli altri ma sai che hai ceduto, che non hai reagito, questo è il ora il suo problema. Dovrà darsi da fare per liberarsene.

Che stress lo sport

L’estrema esposizione sui media di allenatori e atleti e la necessità di ottenere risultati di livello assoluto sono i fattori più importanti che determinano la scelta di abbandonare per sempre o almeno per un anno la propria carriera sportiva. Molti non sono in grado di reggere nel tempo questa richiesta di vincere spesso e di soddisfare le richieste che media, sponsor, tifosi continuamente gli pongono. Ovviamente si tratta di persone che hanno la fortuna di potere decidere in totale libertà, senza essere vincolate a continuare nel loro lavoro perché è lo stipendio a consentirgli di condurre una vita soddisfacente.

Terapia d’urto

Terapia d’urto è il titolo di una serie televisiva in cui per la prima è protagonista una psicologa che lavora nello sport. Assolutamente da vedere. Telefilm senza retorica, evidenzia le difficoltà personali e professionali della dottoressa Santino, che si serve di un approccio cognitivo-comportamentale nell’affrontare i problemi e le situazioni che le vengono proposte.

Che dire, bello: http://magazine.foxtv.it/2012/04/23/terapia-d%E2%80%99urto-%E2%80%93-chi-ha-paura-della-dottoressa-santino/

La mia parola

Ieri sera Fabio Fabio e Roberto Saviano ci hanno parlato delle parole; le parole che loro insieme ad altri preferiscono, le parole per pensare e per amare come diceva Rodari. Ho pensato a qual è la mia parola e mi è subito venuto in mente “misurarsi.” Misurarsi per me vuole dire mettermi alla prova, cercare e accettare le sfide quotidiane. Superare la prova dei fatti, vuole dire meritarsi ciò che si ottiene, non come regalo di qualcuno ma come risultato ottenuto grazie alle mie forze. Forze mie ma anche delle persone con cui lavoro, insieme partecipiamo a realizzare un’idea, un progetto. Misurarsi per me significa mostrarsi all’altezza del compito, della situazione, e non avere successo grazie alla cooptazione in gruppi forti o per compiacenza. Ha in sé la consapevolezza che altri potrebbero fare meglio, e ben vengano perché solo in questo modo sarò motivato a migliorare. Misurarsi è il contrario di “lei non sa chi sono io,” “gli ho fatto un’offerta che non poteva rifiutare,” “le cose si sono sempre fatte in questo modo,” “devi capire, sei ancora giovane,” “stai tranquillo, lo dirò a chi ti può aiutare.” E’ la negazione dell’attesa di un favore, del colloquio con qualcuno che risolverà il problema. Ho un sogno forse infantile: se tutti volessimo misurarci, i faccendieri, i politici corrotti e quanti altri che vivono riciclando favori non avrebbero più niente da fare e se ne andrebbero a casa.

Del Piero il sobrio

Molto bello l’articolo di Francesco Merlo su Repubblica di oggi. Perché parla di eccellenze, e di una che perdiamo: “Oggi che più che mai abbiamo bisogno di eccellenze perdiamo la nostra eccellenza più amata, oltre lo stile Juventus, oltre il calcio, oltre lo sport. Esce il campione mai sporcato dai Moggi, quello mai coinvolto nelle truffe che gli vorticavano intorno, il virtuoso che mette la palla dentro e la lingua fuori … il cavaliere educato che sorride di se stesso e di imbarazzo, non strizza mai l’occhio al bullismo, non lucra sulla pubblicità del gioco d’azzardo. Del Piero è il compagno che sa star bene da solo pur facendo parte di una squadra. Esce dunque il vero “antischettino”, il capitano che non è codardo ma generoso, mai aggressivo e volgare né con i suoi ragazzi né con gli avversari. Del Piero è sempre composto, sobrio e pulito come ieri è stata anche la commozione dello stadio…” Forse sono stati 20 minuti di delirio quelli vissuti allo stadio, sottolinea Merlo, ma come lui concordo è stato un momento lungo, bello e genuino. Momenti di cui abbiamo un dannato bisogno. “… venti muniti di applausi sono come un inno nazionale, sono un patriottismo timido, un bisogno di sentirsi insieme, una voglia di Stato, il desiderio frustrato di una bandiera da amare.”

Che commozione oggi

Che commozione oggi, non è retorica emozionarsi perché tanti campioni del calcio smettono e lasciano un vuoto che tutti (tranne il presidente della Juventus) sentono da Galliani ai tifosi e ai compagni. La storia delle bandiere è ancora una delle cose migliori che ci fa amare il  nonostante tutti gli scandali. Lasciano un vuoto incolmabile, perché non riguarda la prestazione di un anno, ma quella di una intera vita sportiva  vissuta con la stessa maglia. E’ la fedeltà in un’epoca in cui tutto si consuma troppo presto. E’ la sincerità delle parole Del Piero e Gattuso che lasciano il segno. E’ la professionalità che si esprime con la correttezza in campo e fuori.

vedi e ascolta:  http://www.youtube.com/watch?v=M4Mq2T04u-k&feature=related

Perché s’inganna

I signori dei tranelliS’inganna perché si vuole ottenere un vantaggio: potere, sesso e soldi sono le molle che spingono a frodare. Le storie italiane di questi anni dimostrano come l’inganno sia stato praticato quotidianamente da chi stava al potere. Si è  ingannato per fare apparire il falso per vero, per sottrarre informazioni importanti per i cittadini, si è frodato in modo intenzionale costruendo un sistema che sosteneva la frode.  La frode può partire da una singola persona ma per continuare ha bisogno di diffondersi, di corrompere, si deve creare un sistema di regole parallelo a quello legale, dicendo ovviamente che non è vero o che esiste una congiura della magistratura. Per saperne di più: Alberto Cei, I  signori dei tranelli, Franco Angeli, 2012.