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Le parole del calcio: umiltà, convinzione e motivazione

“Non ci siamo calati nei panni della partita. Pari utile almeno a riportarci coi piedi per terra” (Allegri, allenatore Juventus).

“Prima facevamo paura, eravamo più convinti” (Florenzi, calciatore Roma)

“La fiducia di Mancini è fondamentale per i miei compagni e per me. Lui mi dà motivazione ed entusiasmo ogni giorno” (Guarin, calciatore Inter).

Umiltà, convinzione e motivazione sono i concetti chiave espressi in queste frasi. Al di là della tecnica e del talento se in una squadra mancano queste qualità mentali tutto il resto vale meno che niente.

Roma poco convinta delle sue capacità

Dopo la partita CSKA-Roma mi sono chiesto se difendere il risultato di 1-0 come ha fatto la Roma stando per due terzi del secondo tempo nella sua metà campo sia un segnale di realismo o quanto invece sia una dimostrazione di un limite mentale che le ha impedito di continuare a fare il suo gioco abituale. Florenzi sembra propendere per questa seconda interpretazione del risultato: – E’ una grande beffa per noi, ma ce la siamo quasi meritata perché non siamo stati nella ripresa la Roma del primo tempo. Siamo rimasti tutti dietro e non abbiamo tenuto il pallone, ci dispiace perché prendere gol a 15″  fa veramente male-.

Interessante è anche l’interpretazione di Totti che ha paragonato il goal subito dalla sua squadra all’ultimo secondo a un pugno di Tyson. Continuando con la stessa metafora, direi che è abbastanza evidente che non si può lasciare a lungo l’iniziativa a Tyson perché prima o poi arriva il pugno del ko.

Vi è una terza spiegazione: si difende perché non si è sicuri della propria condizione fisica … ma sarebbe ben strano non avere questa certezza, poiché un’adeguata condizione fisica è alla base anche della convinzione di mentale di sapere essere competitivi e vincenti per tutta la partita.

In sintesi, credo che la Roma debba lavorare molto per cambiare questa mentalità rinunciataria e questa scarsa convinzione di se stessa. Per primo il suo allenatore dovrebbe evitare errori di questo tipo poiché è lui il capo e per primo deve trasmettere alla squadra la convizione di essere in grado di lottare nello stesso modo fino al fischio finale dell’arbitro.