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9° anno di Calcio Insieme – Progetto per giovani con disabilità intellettiva

E’ iniziato il 9° anno di attività del progetto “Calcio Insieme”. E’ un progetto complesso rivolto ai giovani con disabilità intellettiva, con particolare riferimento ai giovani con autismo. E’ un periodo di tempo lungo in cui molti dei partecipanti sono passati dall’essere degli adolescenti con autismo a giovani adulti.

E’ un progetto della AS Roma in collaborazione con l’Accademia di Calcio Integrato, che ha l’obiettivo di promuovere una metodologia innovativa di allenamento del calcio fra questi giovani, partendo dall’età della scuola calcio 6-12 anni per arrivare all’attività più centrata sul gioco delle partite nelle età successive dai 13 anni e oltre.

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474 sono stati i giovani coinvolti in 8 anni - Ogni anno il numero di giovani con disabilità intellettiva è aumentato. Inizialmente il progetto ha riguardato le fasce di età della scuola calcio, andando avanti si è arricchito della fascia di età superiore da noi chiamata “Lupetti crescono”, che ora comprende anche giovani che hanno raggiunto la maggiore età.

80 sono i giovani con autismo coinvolti nell’attività 2022-23- Attualmente i giovani sono divisi in tre gruppi in base all’età e alle loro competenze motorie e psicologiche. Il gruppo composto da giovani con un livello grave di autismo sono seguiti ognuno da un singolo professionista (istruttore o psicologo). Il gruppo dei giovani più piccoli (6-9) anni e con un livello di funzionamento medio svolgono attività in gruppo e giochi con la palla. Il gruppo di adolescenti over14 di medio-alto funzionamento seguono un programma di allenamento di calcio e giocano partite di calcio5 fra di loro, in modo integrato con giocatori della scuola calcio della AS Roma e partecipano a eventi organizzati da altre società o FIGC.

30 sono stati i giovani con autismo nel primo anno - Calcio Insieme è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma che hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una Community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD).

28 sono state le ore di formazione dello staff- Nel 2015 lo staff ha partecipato, prima dell’inizio dell’attività a un Corso di formazione della durata di 28 ore a cura di “Calcio Insieme” che ha avuto come docenti esperti nei vari ambiti della disabilità intellettiva e interventi di genitori, operatori della scuola e società sportive. All’inizio di ogni anno lo staff è coinvolto in un’attività di aggiornamento.

24 sono i professionisti - Lo staff è composto da 10 istruttori di calcio, 6 psicologi dello sport, 1logopedista, 3 medici, 1 responsabile dei rapporti con la scuola e i genitori,1responsabile dell’area tecnica, 1responsabile scientifico e 1 responsabile dei rapporti istituzionali.

 20 sono le scuole coinvolte - I giovani con disabilità intellettiva coinvolti provengono da 20 scuole del territorio romano. Con ognuna di queste scuole è stato stabilito un rapporto di collaborazione tramite la preside, l’insegnante di sostegno e le famiglie.

9 sono i video per parlare di Calcio Insieme - Sono stati realizzati 6 brevi video didattici della durata ognuno di pochi minuti, finanziati dalla presidenza della Regione Lazio. Sono stati realizzati altri 3 video per presentare l’attività svolta e i risultati raggiunti.

8 i contributi scientifici pubblicati - 4 sono gli articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. E’ stato pubblicato un numero speciale della rivista “Movimento” e un articolo sulla rivista della Scuola dello Sport. Durante il Covid l’attività svolta online con questi giovani ha prodotto un libro tecnico di esercizi da svolgere a casa. L’attività è stata presentata al convegno nazionale della società italiana di disprassia, a un seminario svolto all’Istituto di neuropsichiatria dell’Università Sapienza di Roma ed è parte integrante del Corso di IV Livello per allenatori organizzato dalla Scuola dello Sport di Roma.

3 i campus estivi - Sono stati realizzati campi estivi per: rispondere ai bisogni espressi dalle famiglie con figli con disabilità intellettiva, offrendo settimane di campo estivo, gratuito; creare un modello di campus estivo e di giornata tipo, basato sul movimento, declinato nelle diverse espressioni ludico-motorie e sportive; costituire un concreto modello d’integrazione grazie alla presenza al campo estivo anche dei fratelli e sorelle o compagni di classe, loro coetanei con sviluppo tipico. Ogni settimana di camp era distribuita su 5 giornate per un totale di 25 ore settimanali.

3 i giovani che hanno svolto il ruolo di assistenti istruttori - Questi giovani hanno compiuto 18 anni e sono con noi da alcuni anni, la loro passione per il calcio è a tutto tondo.  Hanno svolto il ruolo di assistente istruttore durante le settimane dei campi estivi. In futuro potrebbero mettere a frutto le competenze sportive acquisite e fare dello sport il loro ambito lavorativo, ma la loro disabilità intellettiva risulta un ostacolo. L’obiettivo è di  abbattere questo ostacolo e costruire un percorso formativo per rendere accessibile a queste ragazze e ragazzi il calcio anche come possibile ambito lavorativo.

2 sono le aree indagate: motoria-sportiva e psico-sociale - Sono state proposte e sperimentate differenti prove motorie-sportive prima di giungere a quella finale che si avvale di una descrizione comportamentale su 5 livelli delle competenze motorie di base, ripetuta due volte l’anno, all’inizio del percorso didattico e al suo termine. Durante i colloqui con i genitori è stato chiesto loro di compilare schede informative sui comportamenti, a inizio e fine anno, per valutare la loro percezione di miglioramento sulle aree psicologiche e sociali indagate. Analoghe valutazioni psicologiche hanno condotto gli psicologi di questi giovani, esaminando  nei giovani più gravi anche la durata del loro impegno attivo durante ogni seduta di allenamento.

Giovani con disabilità intellettiva: le competenze dei professionisti

Inizia una nuova stagione sportiva anche per i giovani disabilità intellettiva. E’ bene ricordare che sono ancora troppo pochi quelli che hanno accesso a programmi sportivi. In relazione a farli partecipare a giochi di squadra vi è ancora una concezione che a questi siano preferibili sport individuali. Personalmente non ne sono convinto poichè da 7 anni come Accademia di Calcio Integrato svolgiamo un progetto con la AS Roma proprio rivolto all’insegnamento del calcio e abbiamo documento in diversi lavori scientifici gli effetti positivi di questo progetto.

Mi sembra, invece, che una lacuna presente in molti programmi sportivi per giovani con disabilità intellettiva sia la ridotta competenza professionale specifica di chi lavora con questi giovani e che potrebbero mancare delle competenze necessarie per programmare e realizzare programmi efficaci. Voglio quindi riportare quello che secondo noi dell’Accademia di Calcio Integrato dovrebbe essere il profilo del professionista coinvolto in queste attività.

  1. Competenze scientifiche e professionali specifiche: laurea in scienze motorie, psicologia dello sport o logopedia.
  2. Essere convinti che lo sport è un’attività fondamentale per migliorare la condizione psicologica e sociale dei bambini e degli adolescenti con disabilità intellettiva.
  3. Essere predisposti all’interazione sul campo con i giovani, partendo dalle proprie competenze e/o esperienze sportive acquisite attraverso la carriera sportiva o lo studio del movimento.
  4. Accettare le frustrazioni derivate dai lenti miglioramenti di questi giovani, mostrandosi sempre convinto delle possibilità che possano comunque migliorare nel rispetto dei loro tempi e dei loro problemi.
  5. Essere entusiasti e dinamici sono due caratteristiche psicologiche indispensabili per essere accettati da questi giovani e per trasmettere la convinzione che si può imparare nonostante le loro limitazioni.
  6. Amare lo sport poiché l’attività in campo è piuttosto impegnativa e stancante, per cui certamente chi pratica lo sport ha maggiori opportunità d’inserirsi in questo ambito in cui l’attività è per tutti organizzata con specifiche unità didattica da fare seguire ai giovani.
  7. Essere pazienti e tenaci per  avere la disponibilità a ripetere e poi ancora ripetere gli insegnamenti quante volte è necessario senza interagire in modo negativo, arrabbiato o deluso con i giovani, che sono più degli altri sensibili ai cambiamenti emotivi dei loro insegnanti.

Camp estivo per giovani con disabilità intellettiva

Anche quest’anno insieme alla AS Roma abbiamo organizzato due settimane di campo estivo per giovani con disabilità intellettiva. E’ iniziato oggi e l’attività sportiva si è svolta in spazi organizzati con una sequenza di stazioni motorie così che tutti siano attivi  senza momenti di attesa. Ciò ha permesso a ogni bambino di potere svolgere l’attività seguendo il proprio ritmo, permettendogli così di fare delle pause in funzione della stanchezza e della motivazione a continuare.

L’avere molto più tempo a disposizione per svolgere l’attività, rispetto alla durata abituale dell’allenamento di 60 minuti consente a ognuno di fare anche delle pause piuttosto lunghe di 15/20 minuti pur continuando a stare sul campo per poi riprenderla avendo a disposizione un tempo di 5 ore. Questo aspetto ha un effetto positivo anche sugli allenatori che  lavorano nella consapevolezza di non dovere sollecitare il giovane a svolgere l’attività, come può succedere durante l’anno quando il tempo di allenamento è molto più ridotto.

I partecipanti saranno attivi per 5 ore al giorno per un totale di 25 ore a settimana, che in termini quantitativi equivalgono 3 mesi di allenamento per due ore settimanali. Inoltre questi ragazzi/e di più limitato funzionamento difficilmente di solito durante l’anno fanno anche diverse assenze, per cui non è difficile ipotizzare che per molti questo numero settimanale di ore può equivalere a 4 mesi di allenamento.

Vedi il video di oggi: WhatsApp Video 2022-06-13 at 11.33.03

 

 

 

 

 

 

 

 

Come aumentare la pratica sportiva fra le persone con disabilità

10 punti chiave per aumentare la pratica sportiva fra le persone con disabilità. 

Catherine Carty, Hidde P. van der Ploeg, Stuart J.H. Biddle, Fiona Bull, Juana Willumsen, Lindsay Lee, Kaloyan Kamenov, and Karen Milton (2021). The First Global Physical Activity and Sedentary Behavior Guidelines for People Living With Disability.  Journal of Physical Activity and Health, 18, 86-93

10 target areas Actions needed
1. Awareness Tailored awareness campaigns are needed to draw attention to the inequity experienced by people living with disability in relation to physical activity. Emphasis on disability as an interaction between a health condition, personal characteristics, and the environment will help reduce exclusion and point to the broad range of sectors and actions that are needed to cocreate inclusive physical activity solutions.
2. Communication Communication campaigns for promoting physical activity and limiting sedentary behavior need to be targeted at and accessible to people with a wide variety of impairments through a variety of formats and technologies. General communication messages need to avoid ableist language and sentiment and be universally accessible.
3. Environment Inclusive access to local amenities, facilities, and services, including green spaces, blue spaces, and networks, may require new products, technologies, environmental changes, supportive relationships, and inclusive social attitudes. Safe and connected active transport should be made accessible for people living with disability so that they can participate more independently where they live, work, play, or go to school. This will help limit sedentary behavior and increase physical activity among people living with disability.
4. Training Training and education providers need to supply inclusive practitioners across sectors that impact physical activity and sedentary behavior to meet the specific needs of people living with disability. Disability awareness training for a broad range of community stakeholders (professionals to volunteers) would build much-needed understanding and help reduce the disabling impact of the social and physical environment.
5. Partnership Facilitating inclusion in and through physical activity is a whole of society issue. Multidisciplinary partnerships from national policy to local delivery levels are needed to address barriers and facilitators to create opportunities for participation. They must involve disability service organizations and people living with disability. Dedicated disability sport inclusion staff, working with disability organizations, can support the inclusion of individuals with disability in physical activity at community levels.
6. Research Mechanisms to gather disaggregated data on participation in physical activity, sedentary behavior, and disability are essential to monitor progress in participation on all levels—local, national, and international. An increased volume and quality of research exploring barriers and enablers to physical activity and its effects, along the disability continuum and across the domains of functioning (including life activities and participation), are needed to inform effective inclusive policy solutions and public health interventions.
7. Human rights Protecting, respecting, and fulfilling human rights with and for people with disability in and though physical activity are critical, including targeted interventions for those enduring intersectional discrimination. Increased understanding of roles and responsibilities pertaining to human rights is needed and must transfer to inclusive actions, advocacy, and investments across multiple sectors.
8. Programs Community-based physical activity programs need to consider disability-specific accommodations (across fully inclusive to segregated activities) and universal design principles. Facilitating choice in programming is critical, as is the need to provide opportunities to build positive experiences, beginning early in childhood.
9. Investment Investment is needed across sectors to advance disability inclusion in and through physical activity, in line with human rights obligations. It can be tailored according to means through innovative approaches. Appropriate and effective practical measures, or “reasonable accommodations,” such as assistants, carers, and assistive technologies, should be provided to help people living with disability to be active and to limit sedentary behavior.
10. Governance Creating inclusive societies requires significant changes at governance and policy levels. Disability inclusion in public health and physical activity should be mainstreamed through policies and legal frameworks. Partnerships, finance, and all relevant organs of society should be mobilized to address disability inclusion. With broad interagency governance structures, physical activity can be a driver of inclusive action in broader society.

Disabilità intellettiva e calcio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una domenica speciale con il calcio

Basta veramente poco per trascorrere una mattina di gioco, calcio, con gli istruttori della Roma e dell’Accademia di calcio integrato e gli psicologi dello sport. Tanti bambini e adolescenti con disabilità intellettiva su tre fazzoletti di prato al Foro Italico, Roma, nell’ambito della manifestazione Tennis and Friends.

Questo è il bello del calcio, è sufficiente avere un pallone e subito si gioca, in ogni luogo, anche nei piccoli spazi tra i campi di tennis. Non dobbiamo perdere la semplicità che ci offre questo gioco, basta veramente poco per trascorrere del tempo in modo per tutti divertente, dai giovani alle famiglie e a noi che l’abbiamo organizzato.

Quest’anno partiamo con il 7° anno di attività e dopo un lungo periodo senza partite organizzeremo dei tornei per fare vivere ai ragazzi l’entusiasmo di giocare insieme e di confrontarsi con altre squadre.

Per informazioni visita il nostro sito web.

 

 

Pratica sportiva e disabilità in Italia

Le Paralimpiadi hanno messo in luce il valore dello sport come espressione di autorealizzazione e d’inclusione. Nel 2019 l’Istat aveva prodotto un report sul mondo della disabilità di cui si riporta quanto evidenziato in relazione allo sport.

Per le persone con disabilità, in passato, non c’era alcuna possibilità di praticare attività fisico-sportiva, soprattutto a livello agonistico; solo nel Novecento appaiono le prime manifestazioni sportive a carattere internazionale, promosse nell’ambito di una delle singole categorie dei disabili. Malgrado il concetto di Sport per tutti sia ormai largamente condiviso il coinvolgimento nello sport resta molto basso.

  • Solo il 9,1% pratica uno sport con regolarità. La quota di sportivi aumenta significativamente quando le limitazioni sono meno gravi (raggiungendo il 20,5%). Presso la popolazione senza alcuna limitazione corrisponde al 36,6%.
  • Le persone con limitazioni gravi che, pur non praticando sport, svolgono qualche attività fisica, sono il 14,4% (meno della metà del valore raggiunto dalla popolazione che non ha limitazioni, cioè il 29,1%). Tra le persone con limitazioni meno gravi, coloro che si dedicano ad attività fisiche sono il 27,6%.
  • Su 10 persone con limitazioni gravi, circa 8 dichiarano di essere totalmente inattive, cioè sedentarie, e di non svolgere nessuno sport, né attività fisica, contro il 34,1% registrato presso la popolazione senza limitazioni.
  • Tra le persone con limitazioni gravi si manifestano significative differenze di genere (pratica sport il 13,7% degli uomini, ma solo il 6,0% delle donne) e di età (pratica sport il 20,7 delle persone di età inferiore ai 65 anni contro il 2,7 degli anziani).
  • Si osservano distanze territoriali con uno spiccato gradiente Nord-Sud: fanno sport l’11,9% delle persone con gravi limitazioni residenti al Nord, contro il 6,3% di chi vive nel Mezzogiorno.
  • Sono forti anche le disuguaglianze socioeconomiche: tra le persone gravemente limitate con un titolo di studio medio-alto o risorse economiche ottime o adeguate si raggiungono infatti livelli più elevati di coinvolgimento in attività fisico-sportive.
  • Si osservano livelli superiori di attività fisica adeguata, tra le persone con difficoltà (moderata o grave) nelle aree sensoriali (9,5% contro il 21% delle persone senza alcuna limitazione in questa area funzionale), e livelli molto più bassi tra le persone con difficoltà (gravi o moderate) nel camminare30 (3,3% contro il 21% dei non limitati in quest’area).

 

10 ragioni per giocare a calcio per i giovani con autismo

10 ragioni per cui i giovani con disabilità intellettiva traggono beneficio dal gioco del calcio
  1. Il calcio è lo sport più amato dai giovani di tutto il mondo: si può giocare ovunque, al chiuso e all’aperto, ogni luogo si può trasformare in un campo di calcio e chiunque indipendentemente dalle sue capacità può giocare una partita.
  2. Il pallone è un strumento sportivo senza rivali: lo puoi calciare con i piedi o con le mani e colpire con ogni parte del corpo; tutti possono passare la palla, tirare in porta o provare a parare un tiro. Dai un pallone a un gruppo di bambini e non si stancheranno di rincorrerlo.
  3. Il calcio favorisce l’inclusione di tutti, ogni ragazzo o ragazza può correre dietro una palla, toglierla a un altro, tirare, passare e parare.
  4. I giovani con disabilità intellettiva sono di solito esclusi dal gioco del calcio, perché sono rare le opportunità che gli vengono offerte.
  5. Giocare a calcio e con il pallone gli permette di stare con i compagni di classe, con i loro amici e di conoscerne di nuovi.
  6. Calcio è stare all’aria aperta, vedere le stagioni anche se si vive in città e imparare a muoversi con gli altri quando fa freddo o caldo o quando tira vento.
  7. Calcio è partecipare a un allenamento centrato su apprendimenti nuovi che determinano il miglioramento delle abilità motorie di base, coordinazione, abilità tecnico- tattiche, abilità di comunicazione, collaborazione e cognitivo-affettive.
  8. Calcio è stare in gruppo insieme durante l’allenamento, condividere gli stessi spazi, esercitandosi da soli ma anche con un altro compagno o in piccoli gruppi.
  9. Calcio è vestire la divisa della propria squadra, la Roma, andare allo stadio insieme a tutto il gruppo a vedere le partite e andare a scuola con questa uniforme, essere riconosciuti dai compagni come allievi della scuola calcio della Roma.
  10. Calcio è integrazione, allenandosi e partecipando a tornei e giocando partite di calcio integrato 5vs5 composte da tre giovani con disabilità intellettiva e due giovani della AS Roma.

Seminario: Calcio e integrazione – l’esperienza dell’AS Roma con i bambini con disabilità intellettiva

Calcio Insieme è un progetto di empowerment psicologico, relazionale e motorio tramite il calcio per giovani con disabilità intellettiva, con particolare riferimento al disturbo dello spettro autistico.

Dal 2015 la Fondazione Roma Cares, espressione della responsabilità sociale dell’AS Roma Calcio, e Asd Accademia Calcio Integrato organizzano su base annuale programmi di sviluppo motorio attraverso il gioco del calcio per bambini con disabilità intellettive. Le indagini condotte hanno evidenziato la costante presenza dei bambini durante le attività e la soddisfazione delle loro famiglie e i benefici motori, sportivi e psicosociali che derivano da questi programmi.

Scopo di questo Seminario è di presentare i risultati delle ricerche condotte, illustrare il modello d’intervento, realizzato per la prima volta nel calcio giovanile con la collaborazione degli istruttori della AS Roma, degli psicologi dello sport, del logopedista, dei medici e dei responsabili dei rapporti con le scuole e le famiglie.

Sport e disabilità: un incontro molto difficile

Inizia una nuova stagione sportiva ancora in mezzo all restrizioni dovute al COVID-19. Le persone con disabilità rispetto a quelle con sviluppo tipico incontreranno maggiori problemi nel seguire programmi sportivi e di attività motoria.
Resta comunque molto basso il numero di praticanti con disabilità come è bene ricordare riportando nuovamente a distanza di un anno il rapporto Istat del 2019 – Conoscere il mondo della disabilità, persone, relazioni e istituzioni
In sintesi alcuni dati, impressionanti per la loro negatività
  • il 9,1% delle persone con gravi limitazioni praticano attività sportiva (con continuità o saltuariamente)
  • In Italia su 10 persone con limitazioni gravi, 8 dichiarano di essere completamente inattive, contro il 34,1% registrato presso la popolazione senza limitazioni
  • Differenze di genere: 13,7 % degli uomini, ma solo il 6,0% delle donne, invece il 20,7% di persone disabili praticano sport con un età inferiore ai 65 anni, contro il 2,7% degli anziani.