Archivio mensile per giugno, 2022

Imparare a vincere talvolta sembra impossibile

S’impara molto dagli atleti, soprattutto quando ciò di cui parliamo insieme a loro non sembra avere nell’immediato un risultato positivo. Purtroppo o per fortuna il nostro lavoro di psicologi dello sport ha un effetto a lungo termine e raramente nell’immediato. Spesso, invece, vi è una richiesta di aiuto immediato che si pensa soddisfatta se vi sarà un risultato vincente.

E difficile accettare che il risultato del nostro intervento corrisponde a un la voro a lungo termine e che comporta miglioramenti visibili, ma che a prima vista non sembrano radicali come invece troppo spesso si spera.

Non a caso si parla di allenamento mentale altrimenti parleremmo di pratiche magiche che trasformano in breve le persone. Questo approccio non è facile da accettare ma questa è la strada che può portare al successo, con particolare riferimenti a quegli sport che nel nostro paese non hanno una traduzione di successi internazionale.

Il lavoro è lungo e spesso anche frustrante perchè molti sono gli ostacoli a partire dagli infortuni e dall’abitudine a non lottare al meglio nei momenti decisivi della competizione. Ma questa è la strada da percorrere, lottare con intelligenza e non smettere mai di avere fiducia che impossibile diventerà così realizzabile.

Motivazione

Free Bambino Che Gioca A Calcio Stock Photo

La migliore attività è quella che ti piace fare    (Foto di Lukas)

Da cacciatori-raccoglitori a sedentari

Da: O’Keefe JH, Vogel R, Lavie CJ, Cordain L. Achieving hunter-gatherer fitness in the 21(st) century: back to the future. Am J Med. 2010; 123(12):1082-6.

Il passaggio sistematico da uno stile di vita molto attivo nell’ambiente naturale all’aperto a uno stile di vita sedentario in ambienti chiusi è alla base di molte delle onnipresenti malattie croniche che sono endemiche nella nostra cultura. La soluzione intuitiva è quella di simulare il modello di attività umana originarie, per quanto possibile e praticamente realizzabile.

Gli studi clinici condotti per valutare gli effetti sulla salute di vari regimi di esercizio fisico e i dati osservazionali sono generalmente a favore dei benefici per la salute conferiti da un regime di fitness di tipo cacciatore-raccoglitore. Un numero crescente di dati indica che molti dei benefici dell’esercizio fisico si ottengono con ridotta o moderata intensità.

Riposo e allenamento incrociato
I cacciatori-raccoglitori avrebbero probabilmente alternato giorni difficili a giorni meno impegnativi, quando possibile. Le loro routine richiedevano sforzi che promuovessero la resistenza aerobica, la flessibilità e la forza. Lo stesso schema di alternare un allenamento faticoso un giorno con uno facile il giorno successivo produce livelli più elevati di forma fisica e ridotta probabilità d’infortunarsi.

Ristabilire naturalmente l’equilibrio calorico
Per tutti gli esseri umani prima dell’alba della rivoluzione agricola, l’apporto energetico (cibo) e il dispendio energetico (attività motoria) erano direttamente e inestricabilmente legati. Quando gli esseri umani del Pleistocene avevano fame, dovevano cacciare, raccogliere, foraggiare e pescare. La fame, o anche solo la minaccia di cibo insufficiente, infonde una potente motivazione a muoversi con intensità e scopo. Il comodo mondo moderno ha praticamente eliminato il legame evolutivo tra dispendio energetico e calorie.

Caratteristiche del programma di fitness dei cacciatori-raccoglitori

  1. Era richiesta una grande quantità di attività di fondo giornaliera leggera o moderata, come camminare. Anche se le distanze percorse variavano molto, la maggior parte delle stime indica che le distanze medie giornaliere percorse erano comprese tra 6 e 16 km. Il dispendio energetico giornaliero dei cacciatori-raccoglitori per l’attività fisica era in genere di almeno 800-1200 kcal, ovvero circa 3-5 volte superiore a quello dell’adulto americano medio di oggi.
  2. I giorni più duri erano in genere seguiti da un giorno più facile. In genere era disponibile molto tempo per il riposo, il relax e il sonno, per garantire un recupero completo dopo uno sforzo intenso.
  3. La camminata e la corsa si svolgevano su superfici naturali come l’erba e la terra, spesso su terreni irregolari. Le superfici in cemento e asfalto sono in gran parte estranee alla nostra identità genetica.
  4. Le sessioni di allenamento a intervalli, che comportano raffiche intermittenti di esercizi di intensità da moderata a elevata con periodi di riposo e recupero, dovrebbero essere eseguite una o due volte alla settimana.
  5. Sessioni regolari di allenamento con i pesi e altri esercizi di forza e flessibilità sono essenziali per ottimizzare la salute e la forma fisica muscolo-scheletrica e generale. Devono essere eseguiti almeno 2 o 3 volte alla settimana, per almeno 20-30 minuti a sessione.
  6. Quasi tutto l’esercizio è stato svolto all’aperto, nella natura.
  7. Gran parte dell’attività motoria veniva svolta in un contesto sociale (piccoli gruppi di individui a caccia o in cerca di cibo). L’esercizio svolto con uno o più partner migliora l’adesione e l’umore.
  8. A eccezione dei giovanissimi e degli anziani, tutti gli individui sono stati, per forza di cose, motoriamente  attivi per quasi tutta la loro vita.

 

Pietro Mennea

70 anni fa nasceva l’italiano che si è allenato di più nella storia dello sport.

Campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca 1980,  primatista mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, tuttora  record europeo. Ha detenuto inoltre, dal 1979 al 2018, il record italiano dei 100 metri piani con il tempo di 10″01.

Soprannominato La Freccia del Sud, unico duecentista della storia che si sia qualificato per quattro finali olimpiche consecutive (dal 1972 al 1984).

Si è laureato quattro volte.

La fatica non è mai sprecata, soffri ma sogni. Se l’ho fatto io, lo può fare chiunque”. Pietro Mennea

Greg Paltrinieri immenso

 

“I was in lane 1 and everybody was so close to me… everybody went crazy throughout the race and more after 800-1000. I saw everybody, all my team, shouting, jumping and screaming, so I felt the pressure but it was more fuel to myself because I knew I was swimming fast. I saw everybody, clear. I could recognise their faces because I was really close to them. So while I was breathing, I was like ‘yo, that’s Mimo; there’s [so and so, etc], all the guys. And everybody was pushing me. It was perfect.”

Gregorio Paltrinieri of Italy celebrates the Olympic 1500m title in 2016 – by Patrick B. Kraemer

 

Megan Rapinoe attacca la sentenza sull’aborto

Rapinoe era tra le 500 atlete ed ex atlete che l’anno scorso hanno firmato un documento a sostegno del diritto all’aborto per il caso della Corte Suprema, tra cui Layshia Clarendon, ex All-Star della W.N.B.A.. Il documento sosteneva in parte che la capacità di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo è alla base del successo delle donne statunitensi alle Olimpiadi.

PRE-MATCH PRESS CONFERENCE: Megan Rapinoe | USWNT vs. Colombia | June 24,  2022 - YouTube

 

Usiamo l’estate per uscire dalla pigrizia motoria

Quando si fa sport dopo i 60 anni ci si trova a combattere con molte idee preconcette che a questo punto della vita appaiono quasi d’improvviso si presentano nella nostra mente, perchè siamo immersi in una cultura che se da un lato vuole promuovere il benessere ciò avviene in prevalenza attraverso azioni di marketing delle aziende che vengono i più disparati prodotti dall’abbigliamento sportivo ai prodotti per la cura della persona. Dall’altra però questa tipo di cultura non comprende il concetto di fatica, di continuità dell’allenamento, di prevenzione attraverso esercizi di corpo libero. In sostanza la nostra società promuove un’idea di benessere basata su aspetti esteriori (abbigliamento, attrezzatura sportiva e prodotti per cura di sé) e al massimo suggerisce, ovviamente, di consultare un nutrizionista (perchè il sovrappeso è un problema endemico) e la camminata come attività motoria principe.

Uno degli insegnamenti della pandemia consiste nell’aumento della sedentarietà e nell’insorgenza dei problemi che ad essa si collegano dall’aumento di peso al mal di schiena e a tutti quei problemi articolari che si generano stanno fermi per ore e ore, per citarne solo alcuni. Quando questa manifestazioni negative si affermano nella maggior parte delle persone scatta l’idea che non posso più fare sport a causa di questi problemi, senza per altro avere comprese che ne sono invece gli effetti.

Personalmente faccio cura 10 ore alla settimana di attività sportiva ma è chiaro che come mi alleno oggi è diverso da come lo facevo quando er più giovane. C’è molta attività di prevenzione ed esercizi a corpo libero, ho allungato il tempo di recupero e questo mi consente di correre e di andare in bicicletta. Faccio questo perchè mi piace e sono contento mentre sono attivo. Anche pensare a quest’attività e vedere altri farla mi fa piacere.

Non ho consigli per gli altri perchè ognuno dovrebbe perseguire ciò che lo rende felice. Capisco che intraprendere uno stile di vita notoriamente attivo richieda almeno inizialmente uno sforzo di volontà per superare l’abitudine a stare fermi. Si dovrebbe comunque essere consapevoli che l’obiettivo resta quello di sentirsi bene con se stessi e non certo quello di competere con gli altri.

10 il numero magico del calcio

Il 10 nel calcio è stata la maglia dei campioni più famosi. Ora sembra non ci sia più posto per questi calciatori nelle squadre, come la vicenda di Paulo Dybala in parte spiega. Capiamo perchè il 10 è stato il numero magico del calcio.

10 è il numero di chi distribuisce il gioco e di chi fa correre la palla sul campo. 10 è il numero che nel 1958 per estrazione di numeri ricevette Pelé per giocare e vincere a 17 anni  il suo primo mondiale di calcio. E’ anche il numero di Maradona, incredibile campione, che segnò anche con la mano di Dio. Valentino Mazzola era il 10 del Grande Torino e Mazzola era il soprannome di José Altafini a inizio carriera. 10 è stato Gianni Rivera, primo italiano a vincere il pallone d’oro, di cui ne ha vinti invece 6 Leo Messi anche lui vestendo lo stesso numero. La Juventus ha avuto molti numero 10, campioni assoluti come Omar Sivori Michel Platini, Roberto Baggio, Zinedine Zidane, Alessandro Del Piero e Andrea Pirlo. Le qualità del 10 sono quelle di chi illumina e guida la squadra, il 10 è audace quanto perentorio nelle sue azioni e mostra la caratteristiche che Gianni Brera ha descritto con maestria parlando di uno di loro e cioè di Giuseppe Meazza (vincitore del Campionato del Mondo di calcio con la nazionale italiana nel 1934 e 1938):

Grandi giocatori esistevano già al mondo, magari più tosti e continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario”.[1]

Il 10 porta su se stesso, più degli altri, la responsabilità della squadra, ne rappresenta l’anima, lo spirito. Quando il 10 si isola la squadra ne risente in modo drammatico, e perde colui che tutti ritengono sia in grado di risolvere la partita o un momento di difficoltà con una sua invenzione che sia  un tiro, una punizione,  un passaggio smarcante per l’attaccante o un dribbling. Il 10 non rincorre avversari e sa che è “meglio far correre la palla, lei non suda” (Roberto Baggio), per lui “il calcio è musica, danza  e armonia e non c’è niente di più allegro che la sfera che rimbalza” (Pelé). E poi, i 10 si riconoscono, rispettandosi come i membri di un club riservato a pochi e sanno quanto sia indispensabile la loro presenza per il calcio, come dice Francesco Totti di Diego Armando Maradona:

“E’ il calcio, è il pallone, come se ci fosse la sua faccia su quella sfera che gira. Quello che ha fatto lui con la palla non l’ha fatto mai nessuno e non lo farà mai nessuno. Ha fatto cose straordinarie, tutto quello che c’era da fare l’ha fatto. L’ho conosciuto e mi emoziona vedere la foto di noi due abbracciati”.

 


[1] Gianni Brera, Peppin Meazza era il fòlber. Giornale Nuovo, 24 agosto 1979.

Lo sport è centrale nello sviluppo dei giovani

Lo sport sempre più diventa il luogo dove i nostri giovani possono imparare a diventare consapevoli, responsabili verso se stessi e gli altri, abili a gestire gli errori e a correggersi, collaborativi in un ambiente competitivo, competenti nel gestire le emozioni.

Per raggiungere questi obiettivi lo sport si deve dotare di dirigenti sportivi e allenatori che siano consapevoli del valore di queste qualità e che l’apprendimento sportivo non può mai essere disgiunto dallo sviluppo di queste dimensioni psicologiche. Basta pensare che la memoria motoria, quindi la capacità di sapere riprendere nella nostra mente un’azione tecnica e riprodurla, è sempre connessa alle sensazioni fisiche di quei movimenti e allo stato d’animo con cui è stato imparato. In sostanza tutto ciò che è motorio è mentale e viceversa. La ripetizione mentale di un azione sportiva comporta immediatamente l’attivazione dei sistemi motori necessari alla sua esecuzione.

Solo l’ignoranza e la scarsa competenza possono impedire alle società sportive di svolgere questo ruolo di sviluppo globale del giovane ancora di più oggi che lo sport è un evento di massa e che i giovani hanno perso tutte le altre situazioni di attività spontanea e gestita da loro che erano rappresentate dal gioco per strada, nei cortili, negli oratori, nei giardini. Ora ci sono solo situazioni organizzate che dovrebbero svolgere anche questo ruolo di fare crescere l’autonomia dei giovani attraverso uno sport.

Chi è il personal trainer?

Il personal trainer è una professione che si è ben affermata. E’ quindi possibile identificare quali siano le principali caratteristiche che definiscono questo lavoro. Ritengo ovviamente che l’allenatore personale dovrebbe essere almeno laureato in scienze motorie, dopo di che dovrebbe essersi specializzato in quelle attività motorie e sportive che intende insegnare ai suoi allievi. Dovrebbe essere ormai concluso il tempo in cui un culturista o una persona con solo una lunga esperienza di anni in palestra o sui campi di atletica si dichiara personal trainer.
Di seguito le 10 principali caratteristiche che dovrebbe dimostrare chi svolge questo lavoro. Alcune riguardano il proprio stile di vita, altre le conoscenze e le competenze specifiche e altre ancora la dimensione psicologica e organizzativa.
  1. Aspetto fisico
  2. Abitudini salutari
  3. Conoscenza dei dati scientifici e delle loro implicazioni pratiche
  4. Competenze per lavorare con una popolazione specifica
  5. Competenze comunicative e di leadership
  6. Competenze motivazionali
  7. Competenze organizzative e amministrative
  8. Competenze nel fornire un programma di allenamento adeguato alle esigenze dei clienti
  9. Competenze nel guidare le sessioni
  10. Competenze mentali cognitive ed emotive