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Da cacciatori-raccoglitori a sedentari

Da: O’Keefe JH, Vogel R, Lavie CJ, Cordain L. Achieving hunter-gatherer fitness in the 21(st) century: back to the future. Am J Med. 2010; 123(12):1082-6.

Il passaggio sistematico da uno stile di vita molto attivo nell’ambiente naturale all’aperto a uno stile di vita sedentario in ambienti chiusi è alla base di molte delle onnipresenti malattie croniche che sono endemiche nella nostra cultura. La soluzione intuitiva è quella di simulare il modello di attività umana originarie, per quanto possibile e praticamente realizzabile.

Gli studi clinici condotti per valutare gli effetti sulla salute di vari regimi di esercizio fisico e i dati osservazionali sono generalmente a favore dei benefici per la salute conferiti da un regime di fitness di tipo cacciatore-raccoglitore. Un numero crescente di dati indica che molti dei benefici dell’esercizio fisico si ottengono con ridotta o moderata intensità.

Riposo e allenamento incrociato
I cacciatori-raccoglitori avrebbero probabilmente alternato giorni difficili a giorni meno impegnativi, quando possibile. Le loro routine richiedevano sforzi che promuovessero la resistenza aerobica, la flessibilità e la forza. Lo stesso schema di alternare un allenamento faticoso un giorno con uno facile il giorno successivo produce livelli più elevati di forma fisica e ridotta probabilità d’infortunarsi.

Ristabilire naturalmente l’equilibrio calorico
Per tutti gli esseri umani prima dell’alba della rivoluzione agricola, l’apporto energetico (cibo) e il dispendio energetico (attività motoria) erano direttamente e inestricabilmente legati. Quando gli esseri umani del Pleistocene avevano fame, dovevano cacciare, raccogliere, foraggiare e pescare. La fame, o anche solo la minaccia di cibo insufficiente, infonde una potente motivazione a muoversi con intensità e scopo. Il comodo mondo moderno ha praticamente eliminato il legame evolutivo tra dispendio energetico e calorie.

Caratteristiche del programma di fitness dei cacciatori-raccoglitori

  1. Era richiesta una grande quantità di attività di fondo giornaliera leggera o moderata, come camminare. Anche se le distanze percorse variavano molto, la maggior parte delle stime indica che le distanze medie giornaliere percorse erano comprese tra 6 e 16 km. Il dispendio energetico giornaliero dei cacciatori-raccoglitori per l’attività fisica era in genere di almeno 800-1200 kcal, ovvero circa 3-5 volte superiore a quello dell’adulto americano medio di oggi.
  2. I giorni più duri erano in genere seguiti da un giorno più facile. In genere era disponibile molto tempo per il riposo, il relax e il sonno, per garantire un recupero completo dopo uno sforzo intenso.
  3. La camminata e la corsa si svolgevano su superfici naturali come l’erba e la terra, spesso su terreni irregolari. Le superfici in cemento e asfalto sono in gran parte estranee alla nostra identità genetica.
  4. Le sessioni di allenamento a intervalli, che comportano raffiche intermittenti di esercizi di intensità da moderata a elevata con periodi di riposo e recupero, dovrebbero essere eseguite una o due volte alla settimana.
  5. Sessioni regolari di allenamento con i pesi e altri esercizi di forza e flessibilità sono essenziali per ottimizzare la salute e la forma fisica muscolo-scheletrica e generale. Devono essere eseguiti almeno 2 o 3 volte alla settimana, per almeno 20-30 minuti a sessione.
  6. Quasi tutto l’esercizio è stato svolto all’aperto, nella natura.
  7. Gran parte dell’attività motoria veniva svolta in un contesto sociale (piccoli gruppi di individui a caccia o in cerca di cibo). L’esercizio svolto con uno o più partner migliora l’adesione e l’umore.
  8. A eccezione dei giovanissimi e degli anziani, tutti gli individui sono stati, per forza di cose, motoriamente  attivi per quasi tutta la loro vita.

 

Vacanze in movimento

Arrivano le vacanze estive e tutti vogliamo muoverci di più.. Si sente la necessità di fare qualcosa di diverso, di vincere la pigrizia, di uscire dal timore di ammalarsi stando in mezzo alla natura, respirando aria più pulita e sentendo il corpo e la mente più liberi.

Quali sono dunque i bisogni a cui questo bisogno di essere fisicamente attivi fornisce una risposta:

  1. Movimento – Viviamo in una società che ci obbliga a condurre una vita sedentaria, camminare per andare a lavorare o giocare per strada sono attività quasi impensabili e si deve sopperire a questa riduzione di movimento spontaneo istituzionalizzando momenti della giornata da dedicare esclusivamente all’attività fisica/sportiva.
  2. Educare il proprio corpo – Il miglior esempio lo forniscono i bambini nei primi anni di vita, basta osservarli per capire quanto impegno pongono nell’imparare a camminare e a correre o nell’acquisire quei processi di autoregolazione che gli consentono d’imparare riducendo i rischi di farsi del male.
  3. Autorealizzazione – Una modalità collegata allo sport per tutti consiste nel  mantenimento di una condizione di benessere psicofisico soddisfacente. Non sono invece accettabili come forme di valorizzazione positiva quelle di coloro che si servono di sostanze nocive alla salute  o abusano nell’uso di farmaci per migliorare il loro aspetto fisico o le loro prestazioni sportive.
  4. Appartenenza – Per molti sportivi la ricerca del contatto sociale attraverso la pratica motoria/sportiva rappresenta una delle motivazioni principali. Lo sport diventa sinonimo di attività svolta in gruppo. Un’attività su tutte: il podismo; la corsa è uno sport individuale che si svolge in gruppo, perché il bisogno di stare insieme è una dimensione psicologica fondamentale.
  5. Gioco e avventura – Sport per tutti  significa sport a misura di ognuno, in cui la soggettività e l’esigenza del singolo prevalgono sulla regola del modello competitivo tradizionale. L’avventura è quella della persona sedentaria che decide di vincere le proprie resistenze mentali per seguire un programma di attività motoria in palestra.
  6. Vivere in un ambiente naturale – Fare attività fisica immersi nella natura non sorge unicamente dal piacere di respirare un’aria più pulita o di sentire profumi a cui in città non siamo più abituati. E’ una necessità che emerge dal nostro profondo.

Così piccoli e già sedentari

Ho scritto ieri dell’importanza del ruolo dei genitori nel determinare lo stile di vita fisicamente attivo o passivo dei loro figli. Oggi sono usciti i risultati poco confortanti della ricerca intitolata “Piccoli più”, progetto nazionale finanziato e promosso dal Centro Nazionale di Prevenzione e Controllo delle Malattie – Ministero della Salute. Lo studio è basato sull’osservazione di 3 mila bambini in cinque città italiane. I partecipanti allo studio sono stati studiati attraverso questionari compilati dai genitori e con visite a 6, 12, 24 mesi di vita. Purtroppo i risultati dimostrano il ruolo negativo e non educativo svolto da molti genitori già nel primo anno di vita, che con il loro stile di vita stimolano i figli alla sedentarietà.

Peso forma - Confrontando i pesi e le altezze dei bambini partecipanti al progetto con le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, risulta che a 12 mesi il 23,4% dei maschi e il 22,1% delle femmine è al di sopra del valore soglia utilizzato per definirli in sovrappeso. L’obesità infantile è già presente al primo anno.

Incidenti  nel 1° anno di vita - Il 21,2% dei bambini ha avuto un incidente nei primi 12 mesi di vita, in gran parte una caduta da un piano rialzato che ha reso necessario il pronto soccorso.

Uso di Tv, Pc e tablet - Il 72% dei genitori dichiara che il bambino di un anno rimane davanti alla televisione o ad altro media elettronico (PC, tablet, smartphone) acceso, senza differenze tra giorni feriali o fine settimana. Nel 21% dei casi l’esposizione è già superiore ad 1 ora al giorno. L’8% dei genitori ha dichiarato di lasciare il bambino da solo davanti alla televisione.

Muoversi - Solo 1 donna su 4 ha praticato sport durante la gravidanza in maniera non saltuaria. Inoltre 1 donna su 3 ha riportato di essersi cimentata almeno una volta alla settimana in attività come passeggiare a passo spedito o andare in bicicletta, in media per 3-4 ore alla settimana.

La sedentarietà nasce in famiglia

Spesso per spiegare l’elevata percentuale di giovani sedentari si dice che è colpa della scuola che non promuove l’attività fisica, non stimolando la loro partecipazione al mondo dello sport. Certamente questa è una delle spiegazioni del ridotto coinvolgimento sportivo degli adolescenti. Vi è però un’altra questione importante da tenere presente e riguarda direttamente le famiglie. Diciamo pure che la maggior parte della famiglie italiane non conduce uno stile di vita fisicamente attivo, anzi gli adulti dai 25 ai 65 anni fanno poco sport e spesso sono sovrappeso.

  • il 32% degli adulti è sovrappeso e l’11% è obeso
  • il 20% degli adulti svolge attività fisica in modo continuativo, il restante 80% pratica in modo saltuario o è completamente sedentari
Molti di questi adulti sono genitori e con il loro esempio quotidiano trasmettono ai loro figli il proprio stile vita. Non è quindi un caso se il picco di attività sportivo per le ragazze è intorno agli 11 anni mentre per i ragazzi a 14 anni. Nelle età successive l’abbandono sportivo è una costante che caratterizza il resto dell’adolescenza e i primi anni della vita adulta.
Sento dire che invece bisognerebbe essere contenti di queste percentuali che indicano un incremento notevole della pratica sportiva degli adulti e dei giovani negli ultimi 30 anni. Questo ragionamento è però sbagliato alla sua origine, poiché in quegli anni gli adulti erano molto più attivi fisicamente perché si camminava più spesso e per tragitti più lunghi e l’obesità non era ancora diventata un problema di salute nazionale. Inoltre, i giovani pur se a scuola facevano poca attività fisica, potevano giocare per strada e andare all’oratorio e questo li rendeva più attivi. E non erano inseguiti da genitori con le loro merendine. Oggi tutto questo è impossibile, non esiste più il gioco libero e spontaneo e vi sono altre forme di svago che li allontanano dalla pratica dello sport.
Per concludere, i genitori sono un tassello decisivo per lo sviluppo di uno stile di vita fisicamente attivo e dovrebbero essere sensibilizzati e aiutati a fare le scelte giuste per se stessi e per i loro figli.

Il 60% degli italiani è sedentario

Stando ai risultati dell’ultima indagine Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica il 59% dei cittadini dell’Unione europea non fa mai esercizio fisico o sport o ne fa poco rispetto al 41% che fa esercizio fisico almeno una volta alla settimana.

I cittadini dell’Europa settentrionale fanno più attività fisica di quelli dell’Europa meridionale e orientale. Il 70% dei rispondenti in Svezia ha affermato di fare ginnastica o sport almeno una volta a settimana superando di poco la Danimarca (68%) e la Finlandia (66%) seguita dai Paesi Bassi (58%) e dal Lussemburgo (54%). All’altra estremità della graduatoria, il 78% dei cittadini non fa mai esercizio fisico o sport in Bulgaria, seguita da Malta (75%), dal Portogallo (64%), dalla Romania (60%) e dall’Italia (60%).

Commentando queste risultanze Androulla Vassiliou, Commissaria europea responsabile per lo sport, ha affermato: ”I risultati dell’Eurobarometro confermano la necessità di misure per incoraggiare un maggior numero di persone a praticare sport e attività fisica quali parti integranti della vita quotidiana. Ciò è essenziale non soltanto per la salute, il benessere e l’integrazione degli individui, ma anche per i notevoli costi economici legati all’inattività fisica. La Commissione è impegnata a sostenere gli sforzi degli Stati membri per incoraggiare il pubblico ad essere maggiormente attivo. Daremo attuazione alla neoadottata raccomandazione del Consiglio sull’attività fisica salutare e porteremo avanti i piani per una Settimana europea dello sport. Il nuovo programma Erasmus+ erogherà anch’esso, per la prima volta, finanziamenti per iniziative transnazionali a promozione dello sport e dell’attività fisica.”

Dall’indagine emerge che le autorità locali, in particolare, potrebbero fare di più per incoraggiare i cittadini ad essere fisicamente attivi. Mentre il 74% dei rispondenti ritiene che le associazioni sportive locali e altri fornitori di servizi sportivi offrano opportunità sufficienti a tal fine, il 39% ritiene che le proprie autorità locali non facciano abbastanza.

Oggi tutti al Parco e meno sedentari

Se ogni domenica andassimo così numerosi nei parchi come oggi saremmo tutti meno sedentari

Diabete e sport

Si è conclusa alcuni giorni fa un tour ciclistico di persone affette da diabete con il progetto “BiciCuoreDiabete” sono andate da Milano a Walkerburg in Belgio percorrendo 1309 km. Con questa iniziativa si è voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’attività fisica per prevenire e curare il diabete. La forma più diffusa di diabete è quella collegata a uno stile di vita sedentario e a un cattivo regime alimentare, che determina questa malattia negli over 40 specialmente se sovrappeso o obesi.  Una corretta alimentazione e regolare attività fisica porterebbe a una riduzione sino al 40% dei casi di diabete. Il movimento è comunque molto utile anche nelle persone già malate, poiché aumenta la capacità delle cellule di assorbire il glucosio. La bici sembra essere lo sport di eccellenza non sono in quanto attività aerobica ma anche perché è uno sport non traumatico; non come la corsa che è poco indicata in persone adulte, sedentarie e in sovrappeso.

Guarda: http://www.youtube.com/watch?v=mHGVHbaFYxs

Per informazioni: info@bicicuorediabete.it

Italiani più sedentari e meno attivi

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma non di lettori e anche gli sportivi scarseggiano: basti pensare che solo 1 su 3 pratica sport. Secondo il rapporto “Noi Italia” dell’Istat anche il numero dei sedentari rimane alto, circa il 40%. Che cosa c’è dietro questi dati e come leggerli? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Mussino, professore di statistica dell’Università di Roma La Sapienza.

“L’Istat definisce quattro gruppi: chi pratica sport con continuità; chi pratica sport in modo saltuario; chi svolge una qualche forma di attività fisica; chi non fa nessuna di queste attività e, pertanto, può essere definito sedentario. La classificazione che noi proponiamo è più semplice: gli sportivi, ossia coloro che dichiarano di praticare con continuità uno sport; gli attivi, ossia coloro che praticano in modo saltuario e coloro che comunque hanno uno stile di vita attivo perché praticano un’attività fisica; i sedentari, ossia i non attivi”.

“Cominciamo dagli sportivi, per il quali la tendenza è di una leggera crescita, avendo ormai stabilmente, se pur di poco, superato la soglia del 20% (mentre prima del 2002 eravamo sotto); questo risultato, che va in controtendenza rispetto alle varie crisi economiche che si stanno succedendo dall’inizio del nuovo millennio, è spiegabile col fattore culturale, dato che chi ha scelto una pratica sportiva continuativa la considera una componente inderogabile del proprio stile di vita ed è disposto a fare sacrifici per perseguire il suo obiettivo. Il fattore demografico, ovvero il costante invecchiamento della popolazione, se da un lato porta a un calo della percentuale di sportivi, poiché i tassi di partecipazione diminuiscono al crescere dell’età, dall’altro vede una ripresa della pratica continuativa nelle età mature e dopo il pensionamento da parte di generazioni di anziani. Questa categoria ha una ancor buona qualità della vita, molto tempo libero e un approccio culturale favorevole ad uno stile di vita sportivo. Non a caso, a fronte di un calo di sportivi in quasi tutte le fasce d’età dal 2010 al 2011, in quella dai 60 ai 64 anni c’è stato, invece, un incremento di ben un punto percentuale (dal 13,1% al 14,1%)”.

“Passiamo ai sedentari e agli attivi – conclude Mussino – che sono complementari, data la stazionarietà degli sportivi: l’onda lunga degli anni ’80 con la sempre maggiore diffusione di stili di vita attiva sembra essere entrata in crisi all’inizio del nuovo millennio, probabilmente per le difficoltà economiche legate all’entrata in vigore dell’euro. Da allora il sorpasso dei sedentari sugli attivi si è consolidato, salvo il caso del 2010, che aveva fatto pensare a una inversione di tendenza. Anche in questo caso è, probabilmente, il fattore economico ad aver provocato il controsorpasso, anche perché non si può attribuirne la responsabilità al fattore demografico, visto che i sedentari aumentano tra i giovani e i giovanissimi, in particolare tra i bambini dai 6 ai 10 anni di quasi due punti percentuali (dal 22,4% al 24,3%).
Fonte: Uispress