Archivio mensile per luglio, 2021

Master in psicologia dello sport

28° Edizione del Master in Psicologia dello Sport

Due edizioni: Milano (ottobre 2021) e Roma (Gennaio 2022)

OBIETTIVI DEL MASTER

  • Promuovere nello sport l’intervento di psicologi professionalmente competenti.
  • Consentire ai partecipanti l’acquisizione delle competenze di psicologo dello sport attraverso l’attività didattica, il confronto con esperienze di eccellenza, stage presso federazioni e società sportive, project work e testimonianze di valore assoluto.
  • Sviluppare la professione di psicologo dello sport, attraverso la realizzazione di un percorso formativo strettamente correlato alle diverse esigenze del contesto sportivo.
  • Diffondere i risultati ottenuti dai principali centri internazionali d’eccellenza, mutuandone strumenti e metodi, adeguandoli al contesto italiano.
  • Creare l’opportunità all’inserimento lavorativo nelle società sportive con la realizzazione e successiva implementazione del Project Work sviluppato durante il Master.

    DOCENTI

    Il corpo docente del Master è costituito da Psicologi professionisti esperti in psicologia dello sport e della prestazione, docenti Universitari, dirigenti sportivi, allenatori e atleti di livello assoluto.

    Direttore Scientifico è il Prof. Alberto Cei

    PROGRAMMA DEL MASTER: 9 MODULI FORMATIVI

    1. Osservazione e valutazione dell’atleta
      Osservazione abilità e motivazione dell’atleta, strumenti di valutazione e assessment psicologico.
    2. L’allenamento
      Insegnare per allenare: i fondamenti dell’allenamento sportivo. Aspetti psicologici e sviluppo dell’autoefficacia.
    3. Le tecniche in psicologia dello sportTecniche psicologiche: respirazione, mindfulness, attivazione/disattivazione, self-talk, flow, allenamento ideomotorio, imparare dall’esperienza, playbook.
    4. L’attività giovanileAttività giovanile, sport di squadra, dinamiche di gruppo e leadership.
    5. La preparazione mentale nel tennis e negli sport di situazioneStrategie e tattiche per gestire la competizione e allenare gli aspetti mentali specifici.
    6. Dagli sport di precisione agli sport di lunga durata Dagli sport di precisione agli sport di lunga durata: resilienza, attenzione e tenacia.
    7. La CompetizioneLa preparazione alla competizione: condizione pre-gara ottimale, routine, partenza, gestione degli errori, gestione degli eventi inattesi.
    8. Inclusione e benessereLo sport per le persone con disabilità; benessere: ottimismo, infortuni, doping, stile di vita dell’atleta.
    9. Outdoor – Conclusione del Master
      Presentazione finale del Project Work, team buildinge esperienza residenziale.

      Ulteriori informazioni: 

      Chatta su WhatsApp con +39 351 759 2912

      E-mail: psicosport@psicosport.it

Biles e Osaka: Il peso delle aspettative delle super-winners

Sentirsi il peso del mondo e non riuscire a scrollarselo o vivere con il dovere di reggere qualsiasi pressione sono questi i diavoli che si portano dentro due donne di successo come Simon Biles e Naomi Osaka. Parlare di loro come donne che hanno avuto successo è anche poco rispetto a quello che rappresentano. Infatti, appartengono a quel gruppo ristretto di persone che spesso vengono ricordate come super-winner. Si tratta di atleti di livello planetario, vincitori seriali, non vincono spesso ma quasi sempre. Il mondo gli domanda di rispondere a ogni tipo di aspettative che il business, i loro Stati, i media e i loro follower gli chiedono. Nel contempo, però, tutto questo non deve distrarle dal condurre la vita di atleta, fatta di migliaia di ore di allenamento ogni anno, di gestione degli infortuni, di continui spostamenti e soprattutto di competizioni da continuare a vincere. E allora può succedere di sentire dichiarazioni come quella di Naomi Osaka che a proposito della sconfitta alle Olimpiadi afferma: “Per me ogni sconfitta è una delusione, ma oggi sento che questa delusione fa schifo più delle altre … Le pressioni su di me qui sono tantissime, ma sono alla mia prima Olimpiade, e non sono stata capace di reggere questa pressione”. Sulla stessa linea Simon Biles ha risposto a una domanda su quale fosse stato il momento più felice della sua carriera, dicendo: “Onestamente, probabilmente il mio tempo libero”.

Queste atlete (ma lo stesso vale per gli uomini) sono prigioniere delle loro aspettative di perfezione e di un approccio mentale alle gare che non prevedono la sconfitta. Lo stress generato da questa concezione assoluta dello sport, e in definitiva della propria vita,  che non prevede compromessi o alternative alla vittoria gioca un ruolo speciale nello sviluppo dei disturbi mentali, soprattutto della depressione. La ricerca scientifica ha dimostrato che aspettative così totalizzanti sono disfunzionali, poiché determinano una percezione d’identità personale fondata su un unico interesse e non su una pluralità di fattori. In psicologia, è stato introdotto il concetto di immunizzazione che descrive ogni strategia messa in atto dalla persona per ridurre gli effetti di questa concezione assoluta. Ciò significa che accanto alla percezione di se stesse come atlete vincenti vanno affiancate altre idee di se stesse portatrici di altri interessi. In questo modo, il focus principale resta il successo della carriera sportiva ma viene a essere integrato in una idea di se stesse più ampia e ugualmente valida. Quindi, il sentirsi una persona più ricca d’interessi è il modo più efficace per contemplare la sconfitta non come una perdita di se stessa ma come un evento realistico che si è in grado di superare.

Le prime medaglie olimpiche per lo skateboard

Lo skateboard ha fatto il suo debutto alle olimpiadi e molte atlete hanno dichiarato di sperare di essere d’ispirazione per le ragazze di tutto il mondo. Sono molto giovani le tre ragazze che hanno vinto una medaglia: Nishiya Momiji, oro Giappone 13 anni, Rayssa Leal, argento Brasile, 13 anni e. Funa Nakayama, bronzo, Giappone, ha 16 anni.

“Le ragazze possono fare skateboard”, ha detto Momiji mentre Leal ha dichiarato che “non c’è una barriera di genere nello sport”.

Queste sono le idee di quelle che le hanno precedute, come Leticia Bufoni, 28 anni, Brasile, cinque medaglie d’oro agli X Games e che ha mancato la finale qui per un punto. Ha detto: “Convincere mio padre  è stato più difficile che arrivare alle Olimpiadi”.

E’ la stessa situazione di quando nel classico mondo dello sci vennero introdotte le discipline dello free-style alle olimpiadi di Albertville nel 1992. Anche allora sembrò uno scandal0 integrare questi sport praticati da giovani che vivevano al di fuori delle regole riconosciuto che erano portatori di uno stile di vita diverso.

Quindi, che siano benvenute le prime medaglie del cambiamento.

Argento per Diana Bacosi

E’ arrivata la prima medaglia per il tiro a volo italiano. Diana Bacosi, ha vinto l’argento nello skeet, perdendo per un niente (un piattello) l’oro che aveva vinto a Rio. Riconfermarsi a distanza di 5 anni è un’impresa eccezionale, che sanno ripetere solo i campioni. Nel tiro a volo italiano è riuscito negli ultimi 40 anni solo a Luciano Giovannetti, Andrea Benelli, Giovanni Pellielo e Chiara Cainero. Il tiro a volo è uno sport che richiede totale concentrazione su un’azione che dura meno di un secondo e precisione e rapidità di esecuzione. L’autocontrollo è la disciplina mentale a cui si sottopongono quotidianamente i tiratori e le pause tra un tiro e l’altro sono un fattore essenziale che li mette nella condizione di effettuare l’azione tecnica.

Il tiratore è solo con se stesso in pedana, il suo lavoro consiste, infatti, in un lavoro di estraniamento dal contesto rappresentato da ogni altro stimolo (gli avversari, l’ambiente e il pubblico, il punteggio) che non sia la sua azione.

Quindi complimenti a Diana Bacosi e che questa sua vittoria sia di augurio per le prossime gare di tiro volo degli altri italiani/e.

L’Italia sfila a Tokyo

L’Italia sfila alle olimpiadi di Tokyo

Come sempre è una grande emozione

Tokyo:cerimonia,entra Italia con Viviani-Rossi portabandiera - Primopiano -  Ansa.it

Perchè un atleta deve partecipare alle Olimpiadi

Molti atleti di ogni nazionalità non parteciperanno alle olimpiadi di Tokyo, la motivazione più spesso addotta è quella dell’infortunio e per alcuni questa è la giustificazione migliore per nascondere il loro disinteresse verso questo evento e, in questa edizione, anche il fastidio per i limiti imposti dalla pandemia.

Ognuno è ovviamente libero di prendere le decisioni che preferisce, per cui a mio avviso le decisioni individuali non sono discutibili. Sono però altrettanto convinto che sia importante comprendere che cosa rappresenta lo sport nella nostra società e quale sia la strada e il percorso del movimento sportivo che ogni atleta si trova a a percorrere per il tratto corrispondente al periodo della sua vita sportiva.

La strada del movimento sportivo ha limiti e negatività come ogni altra attività umana. Ciò nonostante lo sport è cultura e insieme all’educazione scolastica e alle arti partecipa allo sviluppo e alla maturazione degli esseri umani lungo l’arco dell’intera vita. E’ così dai tempi delle olimpiadi dei greci e l’eccellenza che si persegue era già stata definita da Aristotele con queste parole: “Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza quindi non è un atto ma una abitudine”. Concetto molto simile a quanto dimostrato oggi dalle ricerche di psicologia dello sport. Inoltre, l’introduzione di nuovi sport alle olimpiadi deriva dall’interesse di volere continuare a mantenere vivo l’interesse dei giovani verso questo evento. Il free climbing, il surf e in futuro gli esports rappresentano la realizzazione di questa motivazione.

In termini di ritorno economico non è un evento paragonabile a quanto si ottiene in altri sport partecipando anche solo a un torneo, chi partecipa dovrebbe essere portatore di valori che prescindono da questo fattore. Lo sport di livello internazionale nasconde anche molti tranelli, primo fra tutti il doping e l’abuso di farmaci e su questo tema ho pubblicato anni fa un libro proprio intitolato “I Signori dei tranelli”. Oltre questi limiti illeciti ed economici, lo sport resta comunque un trasmettitore eccezionale di valori e di pratiche positive. Responsabilità degli atleti più conosciuti è proprio quella di utilizzare questo loro impatto sui più giovani e sui loro coetanei a credere in questi valori come fondamenta della loro vita. Per questa ragione non ci si può rifiutare di partecipare alle olimpiadi.

Vincere una medaglia alle olimpiadi con la visualizzazione

Vincere una medaglia alle olimpiadi significa riuscire a restare concentrati sulla propria prestazione per la durata della prova, indipendentemente dal punteggio, dagli avversari, dalle condizioni meteo, dal pubblico, dalle proprie aspettative e da quelle degli altri.

Per molti rappresenta la gara della vita e per questa ragione la pressione e le attese sono così elevate da potere distruggere un atleta o una squadra.

La visualizzazione è la tecnica psicologica più utilizzata dagli atleti per vivere questi momenti in modo per loro positivo ed efficace. Di seguito alcune dichiarazione degli ultimi 35 anni che ne confermano la validità.

“Gli atleti confermano nelle loro testimonianze la validità di questo approccio: Alex Baumann (oro nei 200 m e 400 m nuoto, Olimpiadi di Los Angeles): «Il miglior modo che ho imparato per prepararmi mentalmente alla gara è stato di riuscire a visualizzarla nella mia mente» [Orlick e Partington, 1986; 15]. Sylvie Bervier (oro nel trampolino, Olimpiadi di Los Angeles): «Ripetevo continuamente i tuffi nella mia testa. La sera, prima di andare a dormire, ripetevo sempre i miei tuffi. Dieci tuffi [...]. Facevo ogni cosa come se fossi realmente là» [Orlick e Partington, 1986; 22]. Franck Dumoulin (oro nel tiro con la pistola alle Olimpiadi di Sydney): “Utilizzo molto le immagini mentali in differenti occasioni, soprattutto quando ricerco la qualità. La tecnica è la base ma pensando alla tecnica si evocano le sensazioni ed è sufficiente pensare alle sensazioni perché la tecnica sia subito pronta” [Ripoll, 2008; 103]. La nazionale giapponese di judo, detiene il record di 72 medaglie vinte ai Giochi Olimpici, di cui 36 d’oro: “L’allenamento mentale era integrato nel programma giornaliero del collegiale. Gli atleti facevano gli esercizi alle 7 del mattino ogni giorno. Le attività includevano attitudine all’allenamento, ridere, ascoltare musica rilassante, parlare con i compagni, esercizi di respirazione, meditazione e riproduzione delle loro prestazioni migliori in maniera rallentata [Terry et al., 2014)” (Da Cei, 2021).

Cosa ti aspetti di vedere a Tokyo?

Questi giochi olimpici saranno come nessun altro, ma una cosa è garantita – vedremo ancora un sacco di azione sportiva top fino al giorno finale il 9 agosto.

Quattro nuovi sport faranno il loro debutto – karate, skateboard, arrampicata sportiva e surf – mentre il baseball/softball torna ai Giochi Olimpici. Nuove discipline ed eventi avranno luogo anche in altri eventi.

Ecco le nostre cinque scelte principali di ciò che non vediamo l’ora di vedere:

  1. I nuovi sport. Naturalmente – chi non è entusiasta di vedere i nuovi sport? Il karate ha una grande tradizione in Giappone, essendo stato sviluppato a Okinawa; lo skateboard e il surf entusiasmeranno entrambi con i loro folli trucchi; e l’arrampicata sportiva fornirà forse l’evento olimpico più veloce nella salita di velocità di 15 metri, come parte dell’evento combinato.
  2. Pallacanestro 3X3.  Una nuova disciplina ai Giochi Olimpici, ma non estranea al movimento olimpico, essendo stato un evento in tre Giochi Olimpici Giovanili estivi! Aspettatevi un’azione veloce a metà campo ad alto numero di ottani con abilità pazzesche.
  3. Chi sarà il successore di Usain Bolt? La grande domanda dell’atletica. Il giamaicano ha vinto l’oro nei 100 e 200 metri a Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. Ora che si è ritirato, la domanda su chi prenderà il mantello di olimpionico più veloce sulla pista è senza risposta. André de Grasse, Noah Lyles o Trayvon Bromell si faranno avanti?
  4. Come si riprenderà Simone Biles? Dopo essere stata superata da Sunisa Lee – un primo nell’all-around da qualsiasi ginnasta dal 2013 – il secondo giorno di U.S. Trials, è questo l’avvertimento per Biles non è infallibile o solo un caso? Lei è e sarà ancora la più grande di tutti i tempi, ma lei vorrà sottolineare che potrebbero essere i suoi ultimi giochi olimpici.
  5. Nonostante tutte le sfide, gli atleti sono finalmente a Tokyo, e cinque anni dopo gli ultimi giochi finalmente sono qui per brillare. Siamo in attesa dell’incredibile azione sportiva in tutti i 339 eventi per vedere come gli atleti andranno più veloce, più alto, più forte – insieme.

Il bouquet di fiori di Tokyo

Il mazzo di fiori per chi vincerà una medaglia a Tokyo provengono dalla zona in cui in Giappone avvenne il terremoto del 2011.

Questo è il bouquet che verrà dato.

 

Ricordi delle olimpiadi

Dopo 24 anni, dalle olimpiadi di Atlanta 1996, è la prima volta che non seguo atleti da medaglia alle olimpiadi. Sono state esperienze entusiasmanti quando hanno vinto ma anche quando chi avrebbe potuto perchè favorito non ha fornito la sua prestazione migliore e magari non è neanche entrato in finale.

Mi ricordo tutte queste situazioni e saprei ripercorrere i momenti più significativi come se fossero accaduti ieri. Le olimpiadi generano emozioni indimenticabili non solo negli atleti ma anche in coloro che hanno lavorato con loro.

Ora seguo ragazzi e ragazze giovani, mi auguro che qualcuno vada alle olimpiadi e possa viverle da favorito/a.