Biles e Osaka: Il peso delle aspettative delle super-winners

Sentirsi il peso del mondo e non riuscire a scrollarselo o vivere con il dovere di reggere qualsiasi pressione sono questi i diavoli che si portano dentro due donne di successo come Simon Biles e Naomi Osaka. Parlare di loro come donne che hanno avuto successo è anche poco rispetto a quello che rappresentano. Infatti, appartengono a quel gruppo ristretto di persone che spesso vengono ricordate come super-winner. Si tratta di atleti di livello planetario, vincitori seriali, non vincono spesso ma quasi sempre. Il mondo gli domanda di rispondere a ogni tipo di aspettative che il business, i loro Stati, i media e i loro follower gli chiedono. Nel contempo, però, tutto questo non deve distrarle dal condurre la vita di atleta, fatta di migliaia di ore di allenamento ogni anno, di gestione degli infortuni, di continui spostamenti e soprattutto di competizioni da continuare a vincere. E allora può succedere di sentire dichiarazioni come quella di Naomi Osaka che a proposito della sconfitta alle Olimpiadi afferma: “Per me ogni sconfitta è una delusione, ma oggi sento che questa delusione fa schifo più delle altre … Le pressioni su di me qui sono tantissime, ma sono alla mia prima Olimpiade, e non sono stata capace di reggere questa pressione”. Sulla stessa linea Simon Biles ha risposto a una domanda su quale fosse stato il momento più felice della sua carriera, dicendo: “Onestamente, probabilmente il mio tempo libero”.

Queste atlete (ma lo stesso vale per gli uomini) sono prigioniere delle loro aspettative di perfezione e di un approccio mentale alle gare che non prevedono la sconfitta. Lo stress generato da questa concezione assoluta dello sport, e in definitiva della propria vita,  che non prevede compromessi o alternative alla vittoria gioca un ruolo speciale nello sviluppo dei disturbi mentali, soprattutto della depressione. La ricerca scientifica ha dimostrato che aspettative così totalizzanti sono disfunzionali, poiché determinano una percezione d’identità personale fondata su un unico interesse e non su una pluralità di fattori. In psicologia, è stato introdotto il concetto di immunizzazione che descrive ogni strategia messa in atto dalla persona per ridurre gli effetti di questa concezione assoluta. Ciò significa che accanto alla percezione di se stesse come atlete vincenti vanno affiancate altre idee di se stesse portatrici di altri interessi. In questo modo, il focus principale resta il successo della carriera sportiva ma viene a essere integrato in una idea di se stesse più ampia e ugualmente valida. Quindi, il sentirsi una persona più ricca d’interessi è il modo più efficace per contemplare la sconfitta non come una perdita di se stessa ma come un evento realistico che si è in grado di superare.

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