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Creiamo la frase che ci rappresenta

Smettiamo di pensare con le frasi degli altri, creiamoci da soli la frase che ci rappresenta. La mia è “spingere in positivo” e la vostra?

Allenare la mente con John Wooden

Alcune delle frasi migliori di John Wooden su cui riflettere quando siamo sfiduciati e delusi.

“L’abilità ti conduce al top, ma serve il carattere per restarci”.

“Non lasciare che ieri si prenda troppo di oggi”.

“L’allenatore è qualcuno che corregge senza causare risentimento”.

“I piccoli dettagli sono vitali. Le piccole cose permettono che accadono le grandi”.

“L’importanza della ripetizione sino a raggiungere l’automatismo non può essere sovrastimata. La ripetizione è la chiave dell’apprendimento”.

Come eseguire un respiro profondo

Dal momento che gli allenatori e i preparatori ficisi non insegnano a eseguire un respiro profondo, volgio darvi alcune indicazioni su com effettuarlo. Respirare profondamente è un ottimo modo per ridurre la tensione muscolare di tutto il tronco ed ha una notevole influenza positiva sulla mente.

  • Prendi l’aria-  dal naso inizialmente si riempie la parte inferiore dei polmoni, così facendo il diaframma si abbassa ed è questo il motivo per cui l’addome viene in fuori. Successivamente, l’aria occupa la parte media dei polmoni, in tal modo le costole inferiori e lo sterno si alzano; il torace si dilata immediatamente dopo, quando l’aria invade anche la parte superiore dei polmoni. Naturalmente, non esistono tre fasi distinte ma un unico movimento ritmico di respirazione.
  • Trattieni l’aria – per qualche secondo in modo da permettere ai polmoni di assorbire l’ossigeno che hai appena introdotto.
  • Espelli l’aria – gradualmente dalla bocca.

Allenati a fare delle serie di tre respiri per volta per tre volte consecutive, mettendoci tra una serie e l’altra una breve pausa di 30 secondi.

Perchè gli allenatori non consigliano l’allenamento mentale

Sempre più spesso mi chiedo perchè la maggior parte degli allenatori non consiglia ai propri atleti di seguire un programma di allenamento mentale. Non parlo di atleti principianti ma di ragazzi che praticano da diversi anni uno sport e che vogliono valorizzare le loro abilità quando gareggiano. Le parole tipiche degl allenatori di fronte a delle difficoltà psicologiche sono: “mettici un po’ più di …” e qui si può scegliere la dimensione psicologica che si ritiene più opportuna: più fiducia, più attenzione, più decisione, più impegno e così via. Il problema è che gli atleti di solito non capiscono queste frasi, e non sanno come “essere più”. D’altra parte la scarsa attenzione degli allenatori alla dimensione psicologica è evidente nel fatto che quasi nessun atleta sa fare un respiro profondo, non hanno perso tempo a insegnarglielo! Mentre è noto a tutti che un respiro profondo è in grado di abbassare livelli di tensone psicologica troppo elevati ma non importa l’allenatore che si trova in questa situazione dirà al suo atleta, la frase risolutiva “Stai calmo” e come conseguenza l’atleta o si sentirà ancora più agitato oppure si arrabbierà con l’allenatore che non lo sa aiutare.

Come si risolve questo problema? Semplicemente, gli atleti più consapevoli del valore della mente decidono da soli di andare da un esperto in mental coaching, naturalmente esistono anche gli allenatori che orientano  gli atleti a seguire questa opzione ma sono pochi.

La pigrizia mentale del calcio

Il caso di  Mattia Destro giocatore della Roma che sta attraversando un periodo di tempo in cui non riesce a segnare mi sembra possa essere interpretato come un esempio della pigrizia mentale che è presente nei calciatori, negli allenatori e nei dirigenti. L’interpretazione generale di questo fenomeno è del tipo: “non importa, agli attaccanti capita di passare un periodo in cui non segnano, è capitato anche a Tizio, famoso attaccante che poi ha ricominciato a segnare”. Sono giustificazioni che vengono date solo nell’ambiente del calcio. Se mia figlia studiasse e poi prendesse dei brutti voti, non direi di certo “poi passa”. Se in un’azienda un giovane cominciasse a fare degli errori non si direbbe di certo “non importa è solo un blocco momentaneo”. Nel calcio invece questo avviene, ci si allena e poi non si gioca bene ma non importa prima o poi migliorerà. Nel calcio inoltre non c’è fretta di recuperare perchè tutti si aspettano che possa accadere da un momento all’altro. Domina quindi il pensiero magico per cui ogni istante può essere buono per ricominciare a segnare. E’ evidente che con questo approccio mentale mai nessuno penserà che potrebbe essere aiutato da un programma di allenamento mentale costruito proprio per lui, perchè non serve, mentre ciò che conta è coltivare l’illusione che si entra in campo e si farà goal e così tutto passa. Non bisogna inoltre dimenticare che questi giocatori guadagnano molti soldi per cui in ogni caso la loro vita continua a essere tranquilla anche per questa ragione. Se prendi brutti voti a scuola o se sbagli nel lavoro puoi venire bocciato o licenziato e forse per questo che le persone si danno molto più da fare per capire cosa devono fare per migliorare.

ABC del mental coaching

Spesso mi viene chiesto quale sia l’ABC del mental coaching. Per me consiste nel conoscere cosa fa, cosa si dice e sente un atleta dopo che ha commesso un errore. Tutti sappiamo che è facile sbagliare e che l’errore è una aspetto sempre presente in ogni gara. Non esistono atleti che non sbagliano, e i fuoriclasse sono atleti che fanno meno errori degli altri. Quindi se non si ha ancora un’esperienza diretta di lavoro con atleti è importante leggere le loro storie, con lo scopo di capire come hanno imparato a reagire a una sconfitta o a un periodo negativo. In tal caso prima di affidarsi alle tecniche psicologiche (dalla PNL alle molte tecniche cognitivo-comportamentali, alla gestalt piuttosto che a quelle di stress management) bisognerebbe capire il valore dell’errore nello sport. Ad esempio, la lettura del libro di Andre Agassi mette in mostra come il modo di vivere l’errore sia strettamente collegato al rapporto che si ha con lo sport. Il libro di Alessandro Del Piero, mette invece in evidenza l’importanza della motivazione che sin da bambino può guidare un giovane attraverso le migliaia di ripetizioni  che sono necessarie per imparare a calciare senza sbagliare. Lo stesso emerge nel racconto di Johnny Wilkinson (rugby) che per acquisire la convinzione necessaria a mettere l’ovale fra i pali per anni si è allenato a ripetere questi calci per mezzo di una routine sempre uguale. Oppure come interpretare la frase apparentemente paradossale di Michael Jordan quando dice “Nella mia vita ho fallito spesso e ho continuato a sbagliare. Ed è per questo che ho avuto successo”. In altre parole l’ABC del mental coaching consiste nell’entrare (anche attravreso la lettura) dentro il mondo degli atleti e ascoltarli mentre si raccontano, prima di fornire loro una soluzione preconfezionata.

Come l’arbitro deve fronteggiare lo stress agonistico

1. Competenza tecnica
2. Indipendenza nel processo di valutazione
3. Essere accettati
4.Condizione fisica
5. Anticipazione delle azioni di gioco

Partendo da questi fattori è necessario che l’arbitro includa nel suo programma di allenamento tecnico anche l’allenamento psicologico, allo scopo di mantenere un elevato livello di controllo del proprio stress durante la partita.