Come usano i social media gli atleti

Gli studi riguardanti l’uso dei social media da parte degli atleti evidenziano sia esperienze e implicazioni positive (ad esempio, supporto del team, motivazione, gestione dell’immagine e connessione), sia negative (ad esempio, critiche, obblighi e ansia). È importante notare che questi studi si concentrano esplicitamente sui social media, che rappresentano solo un aspetto dell’uso degli smartphone.

Uno studio su atleti canadesi ha evidenziato una frequenza d’uso dello smartphone di 32 ore settimanali, e che l’applicazione più utilizzata riguarda i social media, che supera di 7 ore ogni altro tipo d’utilizzo, mettendo in luce una forte presenza di queste attività durante la settimana, che probabilmente supera il numero di ore dedicato all’allenamento.

Questa ricerca ha evidenziato nel dettaglio aspetti specifici del rapporto che gli atleti possono instaurare con i loro smartphone. Questi andranno confermati da altre indagini ma sono coerenti con quanto descritto sugli adolescenti. Gli atleti dichiarano di usare Messenger, Instagram, Snapchat, YouTube, music, e strumenti organizzativi come il calendario, allarme, e applicazioni e-mail. L’81% dichiara di usarlo in modo moderato o quasi sempre-intensivo.

Gli utenti intensivi hanno riportato di avere lo smartphone sempre con sé o vicino a loro, e di usare il dispositivo per “tutto” durante la giornata. Hanno descritto la necessità di controllare e rispondere alle notifiche costantemente e con immediatezza. Gli utenti moderati si sono identificati in termini simili a quelli degli utenti intensivi di smartphone, con la differenza che cercavano regolarmente di monitorare l’uso dello smartphone e di ridurre le abitudini non utili legate allo smartphone. Al contrario, gli utenti che lo usano poco hanno riferito di sentire il bisogno di usare il telefono solo per compiti essenziali e, per il resto, di sentirsi in grado di separarsi e ignorare il dispositivo, senza sentirsi obbligati a rispondere a messaggi, chiamate o notifiche.

Il paradosso più grande espresso dagli atleti riguarda l’esperienza di essere separati dal loro smartphone. Molti identificano il prendere deliberatamente una “pausa” dal telefono come una fonte di sollievo. Tuttavia, questo sollievo è presente solo quando gli atleti non aspettano informazioni importanti tramite il loro telefono. Se la separazione dallo smartphone è forzata (ad esempio, dimenticare il telefono, il telefono che si blocca), ciò può indurre uno stato di ansia e/o panico. Un’atleta ha spiegato la sua posizione dicotomica: “Penso di essere più calma quando so che non ne ho bisogno. Perché so che se ne ho bisogno, allora aspetto controllandolo, diventando ansiosa… È un misto tra libertà e ansia. È libertà di non avere semplicemente il telefono. E poi ansia, ovviamente, se stai aspettando qualcosa.”

È chiaro che gli atleti universitari usano i loro smartphone per gestire ruoli e richieste in contesti multipli (ad esempio, sport, scuola, casa), e quindi, concentrarsi semplicemente sulle implicazioni negative dell’uso non riconosce l’intera gamma di interazioni degli atleti con i loro telefoni. Partendo da questi dati relativi all’uso dello smartphone nel contesto sportivo, si consiglia agli psicologi dello sport, agli allenatori e agli atleti di evitare un approccio unico per tutti alle regole d’uso.

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