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Sinner ha ridotto l’uso del cellulare, e tu?

Oggi è quasi un dovere parlare di Sinner, diventato il n.1 del tennis mondiale.

Si sono dette molte cose su di lui ma vorrei soffermarmi su un apparente piccolo cambiamento che lui ha dichiarato di avere fatto: “Uso meno il cellulare”.

In questi giorni ho scritto a proposito del cambiamento in negativo che questo ha avuto su una popolazione dell’Amazzonia, Invece, ora prendiamo consapevolezza che il successo di Sinner, composto da mille particolari e anche dovuto a questo piccolo cambiamento.

Allora proviamo a riflettere sull’influenza dello smartphone nella nostra vita quotidiana, non bisogna di certo aspirare a essere un campione per controllarne l’uso e la sua relativa frequenza.

Proviamo a chiederci:

  • Per quanto tempo al giorno lo uso?
  • Quali sono le ragioni per cui lo uso?
  • Lo uso per lavoro o come passatempo?
  • Cosa potrei fare anziché consultare lo smartphone?
  • Da quanto tempo non leggo più un libro?
  • Quando sono con altri continuo a consultarlo?
  • Cosa potrei fare in alternativa al suo uso frequente?

Come usano i social media gli atleti

Gli studi riguardanti l’uso dei social media da parte degli atleti evidenziano sia esperienze e implicazioni positive (ad esempio, supporto del team, motivazione, gestione dell’immagine e connessione), sia negative (ad esempio, critiche, obblighi e ansia). È importante notare che questi studi si concentrano esplicitamente sui social media, che rappresentano solo un aspetto dell’uso degli smartphone.

Uno studio su atleti canadesi ha evidenziato una frequenza d’uso dello smartphone di 32 ore settimanali, e che l’applicazione più utilizzata riguarda i social media, che supera di 7 ore ogni altro tipo d’utilizzo, mettendo in luce una forte presenza di queste attività durante la settimana, che probabilmente supera il numero di ore dedicato all’allenamento.

Questa ricerca ha evidenziato nel dettaglio aspetti specifici del rapporto che gli atleti possono instaurare con i loro smartphone. Questi andranno confermati da altre indagini ma sono coerenti con quanto descritto sugli adolescenti. Gli atleti dichiarano di usare Messenger, Instagram, Snapchat, YouTube, music, e strumenti organizzativi come il calendario, allarme, e applicazioni e-mail. L’81% dichiara di usarlo in modo moderato o quasi sempre-intensivo.

Gli utenti intensivi hanno riportato di avere lo smartphone sempre con sé o vicino a loro, e di usare il dispositivo per “tutto” durante la giornata. Hanno descritto la necessità di controllare e rispondere alle notifiche costantemente e con immediatezza. Gli utenti moderati si sono identificati in termini simili a quelli degli utenti intensivi di smartphone, con la differenza che cercavano regolarmente di monitorare l’uso dello smartphone e di ridurre le abitudini non utili legate allo smartphone. Al contrario, gli utenti che lo usano poco hanno riferito di sentire il bisogno di usare il telefono solo per compiti essenziali e, per il resto, di sentirsi in grado di separarsi e ignorare il dispositivo, senza sentirsi obbligati a rispondere a messaggi, chiamate o notifiche.

Il paradosso più grande espresso dagli atleti riguarda l’esperienza di essere separati dal loro smartphone. Molti identificano il prendere deliberatamente una “pausa” dal telefono come una fonte di sollievo. Tuttavia, questo sollievo è presente solo quando gli atleti non aspettano informazioni importanti tramite il loro telefono. Se la separazione dallo smartphone è forzata (ad esempio, dimenticare il telefono, il telefono che si blocca), ciò può indurre uno stato di ansia e/o panico. Un’atleta ha spiegato la sua posizione dicotomica: “Penso di essere più calma quando so che non ne ho bisogno. Perché so che se ne ho bisogno, allora aspetto controllandolo, diventando ansiosa… È un misto tra libertà e ansia. È libertà di non avere semplicemente il telefono. E poi ansia, ovviamente, se stai aspettando qualcosa.”

È chiaro che gli atleti universitari usano i loro smartphone per gestire ruoli e richieste in contesti multipli (ad esempio, sport, scuola, casa), e quindi, concentrarsi semplicemente sulle implicazioni negative dell’uso non riconosce l’intera gamma di interazioni degli atleti con i loro telefoni. Partendo da questi dati relativi all’uso dello smartphone nel contesto sportivo, si consiglia agli psicologi dello sport, agli allenatori e agli atleti di evitare un approccio unico per tutti alle regole d’uso.

Età di accesso ai socialmedia

A chi è ancora convinto che l’uso del cellulare e dei social media da parte dei bambini e degli adolescenti sia un fatto assolutamente positivo può leggere queste informazioni.

La città di New York ha comunque fornito un esempio di cosa si possa fare a livello globale avviando un procedimento legale contro tre colossi dei social media: TikTok, Facebook e YouTube. Li accusa di aver esacerbato la crisi della salute mentale tra bambini e adolescenti, sfruttando la loro fragilità per generare dipendenza dalle loro piattaforme. Il sindaco Eric Adams ha presentato questa causa, che richiama un’azione legale simile avviata in California nel 2022. La denuncia si concentra sulle tattiche di marketing aggressive e sugli algoritmi, che secondo l’accusa “attirano, intrappolano e alimentano la dipendenza nei giovani”, esponendoli a contenuti dannosi.

La Florida ha invece deciso che le piattaforme sono tenute a chiudere gli account che si ritiene siano utilizzati da minori di 14 anni, mentre i ragazzi che hanno già 14 o 15 anni possono avere un profilo solo con il consenso dei genitori.

In Francia, Macron ha istituito una commissione su questi temi che è giunta alle seguenti proposte. Secondo la commissione l’uso di smartphone e tablet deve essere regolato in proporzione dell’età. In sintesi le regole sono le seguenti: divieto assoluto di schermo prima di aver compiuto 3 anni, divieto di cellulare prima degli 11 anni, divieto di internet prima dei 13 anni, divieto di accesso ai social prima dei 15 anni, fra i 15 e i 18 anni accesso solo ai social “etici”, con esclusione di Instagram, Tiktok, Snapchat e Telegram. Gli esperti hanno anche lanciato un appello alla lotta contro i cosiddetti “servizi predatori” che mettono a contatto gli utilizzatori con l’avvio di flussi automatici di video, nella stragrande maggioranza caratterizzati da scene di pornografia e di violenza. E’ una sorta di guida a uso particolare dei genitori, la cui responsabilità individuale è direttamente chiamata in causa.

In Italia l’età minima per iscriversi sui social network è 14 anni, mentre sono necessari 18 anni per concludere un contratto online per una determinata applicazione o per entrare in una community. In altre parole, non possono iscriversi a Facebook, Instagram, TikTok e tutti gli altri social network i minori di 14 anni. Però esiste una postilla che permetterebbe a questi di entrare a far parte delle piattaforme social, sotto forma di utenti. I minori di 14 anni, infatti, possono avere l’accesso se ottengono il consenso dei genitori. Il problema è che i pericoli del web sono tanti e i più giovani, molto spesso, ne sono ignari. Spinti dal gruppo e dalla community decidono di navigare e iscriversi sui social per sentirsi parte di qualcosa per emulazione nei confronti dei più grandi.

Questi sono esempi di come molte istituzioni si stanno muovendo per arginare i problemi generati dall’uso dello smartphone fra i giovani e di quanto stia diventando sempre più evidente la percezione di gravità di questo fenomeno nel mondo occidentale.

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