Non capita tutti i giorni di essere invitati a tenere delle lezioni e delle sedute pratiche di preparazione mentale in Asia. Infatti, la Federazione Asiatica del Tiro a Volo organizza la prossima settimana a Teheran un corso di formazione per allenatori di quel continente. Come esperto in questo ambito della psicologia dello sport, insieme alla medaglia olimpica Ennio Falco e a Marcello Dradi allenatore dell’India, sarò impegnato a illustrare come organizzare un programma di allenamento mentale con gli atleti di alto livello e a fare provare sul campo come si attua. E’ un’opportunità che dimostra come il nostro lavoro di psicologi dello sport sia apprezzato e riconosciuto nel mondo degli allenatori … ma in altre parti del mondo. Al mio ritorno racconterò com’è andata.
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Crisi d’ansia? Vai da un mental coach. Ma come si è formato questo professionista? Ha seguito un percorso rigoroso e serio; ma allora è un laureato in psicologia. No! Basta che abbia seguito un corso di programmazione neurolinguistica. Questo è ciò che impariamo dall’articolo di Vera Schiavazzi apparso sulla Repubblica del 1° dicembre. Si dice anche di più “… forse sta accadendo per il coaching quello che era accaduto per la psicologia: nessun percorso universitario obbligatorio, ma una pluralità di scuole e di maestri per formare “allenatori” chiamati a riprogrammare i pensieri e la volontà di atleti, manager … e persone bisognose.” E’ come dire che basta un corso per imparare a togliere l’appendicite per essere un chirurgo. Evidentemente chi ha scritto l’articolo ignora che nel mondo occidentale esistono master universitari di almeno un anno per prendere la specializzazione in psicologia dello sport; che la programmazione neurolinguistica (PNL) è una fra le tante tecniche psicologiche che devono essere parte del bagaglio di competenze di uno psicologo dello sport che voglia svolgere l’attività di mental coach; che le competenze di allenatore mentale le possiede solo chi ha conseguito una laurea magistrale in psicologia con conseguente perfezionamento in psicologia dello sport o in altri campi a seconda dell’ambito professionale in cui verrà svolta l’attività professionale; che non è etico diffondere l’idea che chiunque, purché abbia fatto un corso in PNL, svolga un’attività per cui esiste un ordine professionale che tutela i cittadini da eventuali frodi. Le parole che si utilizzano hanno un senso e gli stessi termini “riprogrammare i pensieri” indicano un approccio da psichiatria arcaica in cui si pensava che la lobotomia fosse il sistema migliore per riprogrammare la mente delle persone. Come presidente della Società Italiana di Psicologia dello Sport e direttore dell’International Journal of Sport Psychology voglio esprimere una forte riprovazione verso questo tipo di articoli superficiali e offensivi della professione e della ricerca accademica nell’ambito della psicologia dello sport.