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Cos’è la maratona

Molti mi chiedono cos’è la maratona e che piacere vi sia nel percorrere tutti quei chilometri. Questo pensiero di Mauro Covacich, scrittore e runner, è una delle possibili spiegazioni.

“La maratona è una sorta di credo permanente: basta averla corso una volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. Un po’ come per la psicanalisi. Sì, la considero una forma di arte marziale, una disciplina interiore. Lo è intrinsecamente. Per gli allenamenti che richiede, per il modo in cui ti porta a percepire l’ambiente, per lo sforzo che esige dal tuo corpo. Il maratoneta è un samurai con le scarpette al posto della spada: è estremamente severo verso se stesso, non si perdona mai, è costantemente in lotta contro i propri limiti… Sbaglia chi pensa alla maratona come a una scelta sportiva, è una disciplina massimamente estetica. È proprio una visione del mondo: non sono solo quei quarantadue chilometri da correre nel minor tempo possibile, è l’idea di resistere, di andare oltre…”
(Mauro Covacich)

Credere o adattarsi?

Se si è ultimi nell’ipotetica classica basata sui risultati del 2° tempo non si può continuare a proporre per questi secondi 45 minuti lo stesso modulo di gioco del 1° tempo. Questo perchè mancando 9 partite alla fine del campionato  vuol dire che 7 mesi non sono bastati per apprendere questo nuovo modulo. Che fare? Insistere o trovare forme diverse per ottenere i risultati sperati? L’approccio di Luis Enrique è basato sulla fede che prima o poi qualcosa succeda, ma l’allenatore non può mettere i suoi giocatori nella condizione di perdere in modo così continuativo tutti i 2° tempi. Quale che siano le sue convinzioni, l’autostima dei calciatori ne esce distrutta e quindi l’allenatore non saprà se la squadra gioca male perchè non ha capito o perchè ritiene che è inutile impegnarsi: “tanto poi si perde”.

Paura di perdere

La paura di fallire è un sentimento sempre presente negli atleti. Spesso sento dire “riuscirò anche quest’anno a fare come l’anno passato?”, “Non sono ancora in forma, riuscirò a esserlo fra un mese alla prima gara?” Domande che possono erodere la fiducia in se stessi e a cui non c’è una risposta certa, “Sì, ce la farai!” Bisogna accettare di correre il rischio, digerire questi dubbi e lavorare con intensità e qualità nel seguire il proprio programma, poi si vedrà.. Bisogna avere fede in se stessi, che significa “Non so se ce la farò, ma sto facendo di tutto per essere pronto quando sarà necessario.”