Archivio mensile per agosto, 2014

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Quando si perde mentre si stava vincendo

Non c’è solo la tensione di chi sta perdendo o è in difficoltà durante una gara. Vi è anche quella di chi è in vantaggio e comincia ad avvertire quella tensione che non riesce più dominare e perde l’opportunità di vincere o comunque di fare bene. Spesso gli atleti ti dicono: “non so cosa sia successo mi sentivo proprio come prima ma ho sbagliato”. Si tratta di quei momenti in cui si perde la sensibilità dei propri colpi, si pensa di essere come un attimo precedente. Invece la mente è caduta nel tranello, si è anestetizzata e l’atleta reagisce come un automa perdendo il controllo del proprio corpo. Agisce senza rendersi conto che la tensione sta crescendo e lo porta a muoversi in modo rigido e non fluido, le sue azioni perdono di coordinazione, velocità e precisione e così facendo inizia a sbagliare. Accade in tutti gli sport e solo un allenamento mentale praticato con costanza e utilizzato durante le gare può insegnare a superare questi momenti negativi.

Jason Day: un bagno di umiltà

Quando la palla va in acqua, via le scarpe e pantaloni arrotolati … così ha fatto Jason Day alla buca due nel corso del Pga Championship al Valhalla Golf Club di Louisville. Non solo un bagno nell’acqua ma anche un bagno di umiltà per mantenere sempre presente a se stessi quanto è difficile fare bene.

Perché io non posso giocare a calcio?

Come psicologa dello sport mi trovo spesso ad incontrare genitori di piccoli calciatori per dar loro degli strumenti affinché possano sostenere in modo efficace i propri figli nell’attività sportiva. Proprio in uno di questi incontri, è stata inaspettatamente recapitata una lettera da parte di una mamma. La pubblico con piacere cosicché possa essere spunto di riflessione per chi vive il calcio giovanile.

“La prima volta che il dottore mi disse: signora sarà un maschio! Pensai subito: giocherà come tutti i bambini a calcio e sarà un super calciatore. Pensa quanti goal farà! Purtroppo il fato non ha voluto tutto questo. Perché mio figlio non potrà mai giocare a calcio e non potrà mai camminare. Non vi nascondo che alla scoperta della malattia di mio figlio mi è caduto il mondo addosso, però poi vai avanti.
Voi vi chiederete cosa c’entra tutto ciò con oggi!
Vi scrivo per farvi capire che forse a vostro figlio non importa se non ha il numero 10, se non è titolare in ogni partita, se sono di più le volte che non gioca. Tutto questo sicuramente vi darà fastidio perché direte:

  • io ho pagato e quindi ho diritto che mio figlio giochi
  • giocano sempre gli stessi
  • mio figlio non è meno bravo degli altri

Ora mettetela come vi pare ma vi siete mai posti una domanda? Mio figlio di tutto ciò che ne pensa? E se io non mettessi bocca sulla sua attività sportiva? Forse lui è’ contento così, gli basta stare con gli amici e divertirsi.
Parlo al di fuori di tutto, perché non avrò mai questi problemi. Però proprio perché sono al di fuori di queste problematiche, vi posso garantire che non importa far vedere al mondo intero che vostro figlio è  il numero uno. E’ importante vedere che loro siano felici e sereni, e se sbagliano un rigore, se stanno in panchina, se non giocano al 100% non mortificateli, ne difendeteli. Sta a voi farli sentire i numero uno, in qualsiasi situazione. Il mio numero uno non potrà mai dare calci ad un pallone.
Lasciateli liberi di giocare, allora si, che saranno i numero uno.
Pensate a quando mio figlio torna da scuola piangendo e mi dice
” Mamma, anche io voglio giocare a calcio. Perché non posso?”

(di Daniela Sepio)

Master universitario in Psicologia dello Sport

E’ con immenso piacere che presento la nuova iniziativa dell’Università Telematica San Raffaele, Roma, che ha deciso di attivare un Master Universitario di II Livello in Psicologia dello Sport di cui sarò il direttore scientifico. Si tratta di un’esperienza unica in Italia, poiché la sfida che ci attende è di coniugare insegnamenti web con workshop in aula e un tirocinio supervisionato presso organizzazioni sportive. Siamo apprestando il meglio che possa essere fornito nel panorama italiano delle scienze dello sport e certamente lo stage rappresenterà un’opportunità per gli psicologi di conoscere e apprendere dal mondo dello sport. Come sapete ho dedicato la mia vita all’affermazione e sviluppo in Italia di questa disciplina della psicologia e sono onorato che l’Università Telematica San Raffaele abbia accettato di intraprendere questa nuova sfida in un ambito innovativo e che richiede professionalità specifica e competente.

Il Master è aperto a laureati in psicologia. Per l’ammissione è necessario possedere il titolo di laurea magistrale in Psicologia conseguito in Italia, ovvero di laurea in Psicologia conseguita secondo il previgente ordinamento universitario ovvero essere in possesso di un titolo equipollente.
Il Master prevede 1.500 ore di lavoro a carico dello studente (60 CFU), articolate in  lezioni online, workshop in sede, un tirocinio supervisionato presso enti e organizzazioni sportive e la preparazione di un Project work finale.
Il tirocinio, della durata di quattro mesi, si svolgerà in strutture quali Scuole Calcio della FIGC, Società Sportive e altre organizzazioni sportive presenti sul territorio nazionale.
Il lavoro effettuato nel tirocinio sarà presentato nel Project work discusso al termine del Master.
Per poter partecipare al Master, il cui avvio è previsto per Dicembre 2014, è necessario fare pervenire domanda di pre-iscrizione entro e non oltre il 1° ottobre p.v.
La quota di iscrizione è pari a € 2500,00.
Al termine del corso di studio verrà conseguito il diploma di Master di II livello in “Psicologia dello Sport”, rilasciato dal Rettore dell’Università Telematica San Raffaele di Roma.

Per informazioni: masterpsicologiadellosport@unisanraffaele.gov.it