Archivio per il tag 'pediatri'

Cosa possono fare i pediatri per ridurre il disagio che vivono i giovani?

Il possibile ruolo dei pediatri:

  1. parlare con i genitori delle opportunità dei loro figli per attività indipendenti e che contribuiscono a sviluppare la fiducia in se stessi.
  2. presentare una panoramica delle scoperte di studi come quelli descritti.
  3. spiegare concetti come il locus di controllo e i bisogni psicologici fondamentali e chiedere ai genitori delle attività indipendenti dei loro figli e dei vincoli e delle paure che limitano tali libertà.
  4. collaborare con i genitori per trovare modi per superare i vincoli e ridurre le paure, tenendo conto dell’età del bambino, del quartiere e delle condizioni di vita della famiglia.
  5. Lavorare insieme nei luoghi di residenza per creare situazioni in cui i bambini possono giocare liberamente con altri bambini, con un adulto presente solo per la sicurezza, senza gestire il gioco.
  6. parlare con i genitori su come insegnare ai bambini a essere sicuri nelle loro attività indipendenti: come attraversare le strade, le regole di sicurezza per andare in bicicletta, i vantaggi di muoversi con i fratelli o gli amici anziché da soli (c’è sicurezza nei numeri), come chiedere aiuto quando è necessario, e simili, come alternativa a privarli di tali attività.
  7. mettere a frutto la loro posizione e conoscenza in discussioni con educatori, assistenti sociali, pianificatori urbani, legislatori e leader comunitari riguardo a politiche e programmi che limitano o ampliano le opportunità dei bambini per attività indipendenti.

In US l’organizzazione no-profit Let Grow sta lavorando efficacemente da diversi anni, ottenendo un certo successo, per introdurre il gioco libero e altre avventure indipendenti nelle scuole pubbliche, per modificare le leggi statali per dare ai genitori maggiore libertà nel prendere giudizi ponderati su cosa è sicuro per i loro figli e per fornire un catalogo per genitori e insegnanti con modi e motivi per consentire ai bambini maggiore indipendenza.

(Sintesi di: Gray P, Lancy DF, Bjorklund DF. Decline in Independent Activity as a Cause of Decline in Children’s Mental Well-being: Summary of the Evidence. J Pediatr. 2023 Sep; 260:113352)

Sport giovanile: problemi e soluzioni

Lo sport giovanile sta diventando un problema e un articolo pubblicato sulla rivista del comitato olimpico americano aiuta a capire quali possono essere le ragioni e le eventuali proposte di soluzioni. Le riporto in una breve sintesi ma l’articolo di Christine M. Brooks (Summer 2016) è certamente più ampio e interessante da leggere.

  • C’è un tasso di abbandono elevato dallo sport in età pediatrica (fra il 2008 e il 2013 vi è stata fra i bambini 6-12 anni una riduzione di 2,5 milioni di praticanti nei sei sport tradizionali).
  • Gli allenatori organizzano, per i giovani, allenamenti con un livello d’intensità mai prima d’ora proposti, e che rappresentano la possibile causa di danni a lungo termine ai giovani atleti (il modello LTAD dovrebbe guidare gli allenatori nella costruzione di allenamenti adeguati allo sviluppo biologico dei bambini).
  • C’è un aumento di obesità infantile e dei problemi di salute successivi (negli USA il 19% e il 31% dei bambini e degli adolescenti sono obesi).
Obiettivi
  • Il principio della piacevolezza si riferisce alla nozione di FLOW di Mihály Csíkszentmihályi, che spiega perché le persone traggono piacere da un’attività. Circa il 40% di atleti in età pediatrica, secondo un’indagine, afferma di avere abbandonato lo sport perché non si divertiva. Scopo dell’allenamento è di allenare gli atleti seguendo step di apprendimento piccoli e gestibili così da permettere di restare nella zona di FLOW. Le ricerche dimostrano che gli allenatori così formati riducono i livelli di ansia dei bambini e aumentano la loro autostima.
  • Il principio d’impegnarsi per migliorare permette di sollecitare gli atleti a impegnarsi per raggiungere il limite superiore del loro potenziale genetico e restare nella zona di FLOW. Se sono fuori dal FLOW, è teoricamente impossibile motivare alla pratica e all’impegno e pertanto i progressi verso lo sviluppo del proprio potenziale genetico non verrà raggiunto.
  • Il principio dell’allenamento appropriato va di pari passo con lo sviluppo e la maturazione del giovane. Il modello LTAD si propone di integrare questi due aspetti con l’appropriata complessità e intensità del comportamento motorio dell’allenamento.
  • Il principio di non determinare danni è alla base dell’allenamento. In US quattro milioni di giovani in età scolare s’infortunano ogni anno mentre fanno sport. La ragione è anche in parte attribuibile allo stress imposto al corpo che è ancora immaturo dal punto di vista della coordinazione e dell’equilibrio.

 

Piramide dell’attività fisica

(Adnkronos Salute) – Gioco 7 giorni su 7, bici e nuoto massimo 5 volte a settimana, danza e calcetto 2 o 3. A fissare le ‘dosi’ ideali per ogni sport è la Piramide dell’attività fisica presentata al congresso ‘Milanopediatria’, in corso da oggi a domenica nel capoluogo lombardo. Sulla falsa riga della ormai nota Piramide alimentare, i medici nei bimbi hanno pensato di mutuare lo schema anche per l’esercizio fisico. Quale scegliere? Quando farlo? E per quanto? La nuova Piramide, organizzata in 4 gradini, risponde proprio a queste domande. Aiutando i genitori a orientarsi e a dettare regole ‘doc’ ai propri figli.

“I suggerimenti indicati si sono dimostrati efficaci, a tutto vantaggio dello stato di salute – assicura Marcello Giovannini, presidente di ‘Milanopediatria’ – Si è visto infatti che un’ora di cammino comporta un dispendio energetico quasi 3 volte superiore a quello ottenibile passando lo stesso tempo a guardare la Tv, con un importante incremento del rapporto tra ossidazione dei grassi e ossidazione dei carboidrati”.

Alla base della piramide, dunque, c’è l’attività fisica da eseguire tutti i giorni. Vale a dire “passeggiare col cane, fare le scale a piedi, aiutare la mamma nei lavori domestici, giocare con gli amici”, elencano i pediatri. Insomma, muoversi senza limiti particolari. “L’esercizio fisico non programmato, infatti, sembrerebbe in grado non solo di consentire un aumento di spesa legato al movimento, ma potrebbe favorire uno stile di vita più attivo. Le tentazioni di attività sedentarie (televisione, videogiochi) e di eccedere con i fuori-pasto sono molto più forti al chiuso che all’aperto”.

Il secondo gradino della Piramide dello sport riporta invece l’attività fisica da eseguire 3/5 volte alla settimana, e cioè “gli esercizi aerobici come andare in bicicletta, camminare velocemente, correre, pattinare, nuotare” per il tempo desiderato. “Sono gli esercizi più indicati – precisano i pediatri – perché inducono una maggiore ossidazione di lipidi. In particolare, bicicletta e nuoto sono consigliati in special modo se la massa ponderale è elevata e sono prevedibili traumatismi articolari favoriti dall’esercizio”.

Salendo lungo la Piramide, il terzo gradino è quello dedicato all’attività fisica programmata da eseguire 2/3 volte alla settimana, 50 minuti per volta. In questo caso gli sport più adatti sono “le arti marziali, la danza, un’ora di tennis oppure di calcetto o di pallavolo. Nel scegliere il tipo di esercizio fisico programmato è preferibile un’attività di gruppo – suggeriscono i medici – possibilmente con coetanei con gli stessi problemi di peso, perché i bambini e soprattutto gli adolescenti obesi si sentano meno inibiti nell’effettuare queste attività di gruppo. L’approccio all’attività sportiva deve essere inoltre calibrato alle possibilità reali del bambino e attuato in modo progressivo”.

Infine, la punta della piramide che rappresenta lo spazio da dedicare alla televisione e ai videogiochi: pochissimo. L’invito dei pediatri è “cercare di stare seduto meno di un’ora”.