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Come valutare la propria condizione fisica senza paura

Come avvicinarsi mentalmente agli esercizi di valutazione della propria condizione di forma fisica

Questa parte rappresenta l’inizio del lavoro fisico ed è fortemente influenzata dal proprio atteggiamento mentale. I test di valutazione rappresentano il primo passo del programma di allenamento e la condizione psicologica con cui si affrontano determina insieme alla condizione fisica i risultati che si otterranno. Pertanto è necessario che ci si avvicini a questa attività con un atteggiamento mentale che favorisca non solo la migliore espressione motoria di cui si è attualmente capaci ma che avvenga in maniera emotivamente piacevole. Un approccio psicologico negativo ai test può manifestarsi con i seguenti pensieri:

  1. Terrore nei riguardi delle tabelle – l’individuo con questo approccio fornisce una valutazione di se stesso negativa e auto-svalutante se non riesce a raggiungere sin dalla prima prova di valutazione il livello intermedio o discreto.
  2. Non ce la farò mai a migliorare – l’individuo con questo approccio non si ritiene in grado di migliorare. Si sente schiacciato sotto il peso di un’incapacità che lo schiaccerà comunque e, pertanto, non è neanche in grado di pensare di potere migliorare.
  3. Sono troppo vecchio o troppo grasso – questo approccio si differenzia dall’atteggiamento precedente perché l’individuo attribuisce a un fattore oggettivo, la sua età o il peso, l’impossibilità di migliorare.
  4. Mi vergogno del mio fisico – spesso questa idea limita l’azione di chi si avvicina ad un’attività prima ancora d’iniziarla.

Che fare quando sono presenti queste preoccupazioni. Una possibilità è di concentrasi sugli aspetti positivi che incrementano la motivazione a lasciarsi coinvolgere in questa attività. Un approccio positivo è caratterizzato nel modo seguente:

  1. Le tabelle rappresentano solo valori indicativi – Le tabelle rappresentano un sistema standardizzato che tengono in considerazione solo una variabili individuale – l’età – ed ignorano le altre. E forse possibile che un muratore e un impiegato abbiano gli stessi risultati a seguito della prima prova di valutazione? Certamente che no!
  2. Costruisco la mia tabella – E’ positivo servirsi della prima prova per stabilire quale sia il proprio livello di base attuale e partire da questo risultato per costruire livelli migliori di forma fisica.
  3. Miglioro con l’allenamento – bisogna essere consapevoli che quale che sia il livello di forma fisica di partenza, l’attività fisica svolta seguendo un programma determinerà un miglioramento che produrrà benessere.
  4. L’esercizio fisico è per me è piacevole e importante – prima dell’inizio dell’allenamento è importante che la persona consideri ciò che sta per fare come importante e positivo da imparare.

Funziona il Piano di Dan per diventare golfista

Continua con successo l’esperienza di Dan McLaughlin che senza avere mai giocao prima a golf, nell’aprile 2010 ha lasciato il suo lavoro di fotografo per perseguire il suo sogno di diventare un professionista del golf grazie a 10.000 ore di allenamento, che lui raggiungerà a ottobre del 2016. Il bello di questo programma è che si può seguire sul suo sito e attualmente dopo quasi tre anni ha raggiunto 5,9 di handicap. E’ una storia incredibile che mette alla prova la teoria di Anders Ericssson secondo cui sono necessarie 10.000 ore per diventare esperti in qualsiasi attività. E’ una storia così incredibile che Dan nel suo sito propone: “Vuoi imparare come creare il tuo Dn Plan?  Inizia da qui e ti manderemo i cinque passi con cui lanciare il tuo Dan Plan”.  

Mi sembra una grande idea perchè sostiene l’idea che per diventare veramente esperti è solo questione di tempo e di seguire un programma adeguato.

Vai a:  http://www.thedanplan.com/

 

Ma gli allenatori hanno un programma?

A leggere le dichiarazioni di questo periodo di alcuni allenatori mi viene il dubbio che non abbiamo formulato un programma di sviluppo della squadra, quando era il momento di farlo, cioè all’inizio dell’anno sportivo o, per coloro che sono stai chiamati nel corso del campionato, quando sono stati incaricati. La programmazione non è solo sapere quale gioco si vuole avere e stabilire sulla carta i compiti di ognuno. La programmazione è anche avere un piano in caso succedano eventi imprevisti ed è soprattutto condivisione e responsabilizzazione dei singoli giocatori. Solo chi ha previsto gli scenari negativi è in grado di affrontarli con fermezza e rapidità senza essere stupefatto che possa essere accaduto. Non è un caso che i vincitori di medaglie alle olimpiadi e i loro allenatori considerano che sia decisivo avere  pianificato in precedenza modi di agire per affrontare proprio gli eventi imprevisti. Cosa vuole dire Luis Enrique quando afferma che deve lavorare sulla personalità dei suoi atleti? Perchè non l’ha fatto dal primo giorno? Sono convinto che molti allenatori abbiano un approccio superficiale o presuntuoso alla comprensione della mente dei propri calciatori, perchè se si rimane stupiti, vuole dire che in precedenza si aveva preso illusioni per realtà. Forse un giorno gli allenatori capiranno (anche se ne dubito) che gli servirerebbe un consulente, che in maniera scientifica e professionale li aiuti a formulare programmi di sviluppo delle loro squadre basati non solo sulla tattica ma anche su cosa succede alle persone quando le cose non vanno come dovrebbero e su come allenare la resistenza a questi stress. Per ora è fantascienza e non a caso Sacchi era spesso criticato anche perchè si occupava di questi aspetti.