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10 regole per promuovere a scuola l’attività motoria

 

  1. Regole: stabilire regole che promuovano nei giovani forme piacevoli e durature nel tempo di attività fisica.
  2. Ambiente: fornire un ambiente fisico e sociale che incoraggi e permetta l’attività fisica.
  3. Educazione motoria: incrementare l’istruzione e i curricula in attività fisica che valorizzino il piacere di partecipare nell’attività fisica e che aiutino gli studenti a sviluppare conoscenze, atteggiamenti, abilità motorie, abilità comportamentali e la fiducia necessaria ad adottare e mantenere stili di vita fisicamente attivi.
  4. Educazione alla salute: incrementare curricula di educazione alla salute e d’istruzione che aiutino gli studenti a sviluppare conoscenze, atteggiamenti, abilità motorie, abilità comportamentali e la fiducia necessaria ad adottare e mantenere stili di vita fisicamente attivi.
  5. Attività extracurriculari: fornire programmi di attività fisica extracurriculari che soddisfino i bisogni e gli interessi di tutti gli studenti.
  6. Coinvolgimento dei genitori: includere i genitori nei programmi di attività fisica, incoraggiandoli nel sostenere la partecipazione dei loro figli in attività piacevoli ed interessanti.
  7. Formazione del personale: promuovere per il personale coinvolto nell’educazione, nell’allenamento, nelle attività ricreative, nella cura della salute un training formativo che li formi in termini di conoscenze e  abilità necessarie alla realizzazione di attività piacevoli.
  8. Servizi di salute: valutare e consigliare i giovani in relazione all’attività svolta.
  9. Programmi di comunità: fornire un’ampia gamma di attività sportive che siano attraenti per tutti i giovani.
  10. Valutazione: valutare in maniera sistematica la qualità dei programmi e dei servizi di attività fisica forniti dalla comunità e dalla scuola.

Esiste in Italia una cultura sportiva diffusa?

Può un Paese con il più alto tasso di bambini in sovrappeso e obesi d’Europa, nonché con una elevatissima percentuale di adulti sedentari essere considerato un Paese con una cultura sportiva diffusa, definita e condivisa?

Non sarà che è proprio il modello rappresentato dal genitore sedentario a determinare il sovrappeso del bambino?

Non sarà che è l’assenza dell’attività motoria negli asili nido e nella scuola elementare a determinare la convinzione che lo sport e il movimento sono qualcosa di periferico nello sviluppo del benessere di un giovane?

Non sarà che portare i propri figli a giocare all’aperto sia considerato come faticoso, mentre è più facile lasciarli a guardare i cartoni in TV o a giocare con la play station?

Non sarà che considerare il laureato in scienze motorie e il prof di educazione fisica come laureati e insegnanti di valore minore rispetto agli altri colleghi della scuola, non serva a continuare a svalutare il valore dello sviluppo dell’essere umano tramite il movimento?

Non sarà che considerare lo sport come un’attività del tempo libero e non come un’attività che serve anche a migliorare il rendimento scolastico porti a una sua sottovalutazione cronica da parte della scuola e dei genitori?

Non sarà che non condividere lo sport con i figli e i loro amici sia un modo per non portarli a svolgere attività all’aria aperta?