Archivio mensile per ottobre, 2024
Per fornire prestazioni efficaci negli sport di situazione è necessario sapere comprendere quello che succedendo sul campo di gara. Stiamo parlando degli sport di opposizione in cui due atleti si confrontano per la vittoria (scherma, tennis, tenni tavolo, boxe, arti marziali e sport di combattimento) ma anche degli sport di squadra.
In questi sport possedere la tecnica e sapere attuare una tattica efficace sono le basi fondamentali capire come si svilupperà il gioco durante l’incontro. Se devo scrivere un tema devo conoscere la grammatica e sapere articolare dei pensieri da esprimere in frasi compiute e comprensibili, il compito l’utilizzo di questa competenze per svolgere un determinato contenuto. Lo stesso accade al musicista quando esegue un brano, conosce la musica, la Sto arrivando! seguire, e poi durante il concerto deve sapere interpretare il brano nel modo migliore.
Diventa pertanto rilevante insegnare agli atleti a comprendere ciò che succedendo in gara, come l’avversario sta reagendo all strategia utilizzata e decidere se continuare sempre nello stesso modo o modificare qualcosa. Questo tipo di consapevolezza e le decisioni che conseguono non devono mai essere date per scontate ma devo essere allenate. In questo modo il giovane è preparato non tanto all’esecuzione tecnico-tattica ma capire e adattarsi allo svolgimento del gioco.
Vorrei riflettere sulla parola rilassamento, termine oggi spesso usato per affermarne l’assenza piuttosto che una condizione a cui si ha piacere di ricorrere. Devo dire che pratico il training autogeno e comunque esercizi di rilassamento da quando studiavo all’università e scrivevo la tesi sui processi cognitivi durante l’ipnosi, quindi con un amico c’imbattemmo nel lavoro di Schutltz e da allora non ho più interrotto questo percorso. Non ne conosco la diffusione oggi ma tra tutte le persone che conosco, studenti, atleti e allenatori, amici e quant’altro non sento mai nessuno che accenna a questi discorsi. Molti praticano sport e attività motoria, ascoltano o fanno altro per recuperare, per piacere e per rilassarsi. Sono attività positive per la persona ma distinte dal concetto di rilassamento, che implica l’attivazione dei processi di recupero dell’organismo.
Rilassarsi è l’esatto opposto della vita quotidiana di ognuno, richiede un tempo ridotto di esercitazione, circa 10 minuti ma ogni giorno, e questo spesso spaventa le persone, che non credono di trovare questo tempo. Un altro limite da superare è che molti rispondono dicendo: “ho così tanti impegni che non posso farlo” senza volere capire che proprio questa è la ragione per farlo. Nell’era dello smartphone, altri pensano che si rilassano giocando, in questo caso la mente si distrae dalla quotidianità facendo qualcosa che piace fare, ma questo non è rilassante, si è solo chiusa una porta sui problemi e le preoccupazioni della quotidianità.
D’altra parte ognuna occupa il suo tempo come meglio crede e non servirebbe a nulla rilassarsi se non si pensa che potrebbe essere utile.
Spesso quando ci si trova a correggere un errore insegnanti o allenatori, chiedono maggiore oppure riconoscono che il giovane si è impegnato molto e glielo ric0noscono. Certamente è fondamentale valutare l’impegno profuso in un’attività ma non è sufficiente fare solo questo da parte di chi guida l’apprendimento.
Molti genitori o insegnanti dicono di elogiare l’impegnò, non il risultato. personalmente dico che è sbagliato: elogia lo sforzo che ha portato al risultato o al progresso nell’apprendimento; collega l’elogio a questo. Non è solo una questione d’impegno, ma anche di strategia. L’allievo va supportato nel trovare un’altra strategia. Gli insegnanti e gli allenatori efficaci, che sviluppano giovani con una mentalità di crescita, sostengono sempre le strategie di apprendimento e mostrano come quelle strategie abbiano portato al successo.
Caro Dweck sostiene, ha ragione, che molti genitori e insegnanti che hanno personalmente una mentalità di crescita non riescono a trasmetterla ai bambini, perché cercano di proteggere la loro fiducia, di concentrarsi sulle capacità dei bambini e di rafforzare la loro autostima o proteggerli da un fallimento. In questo modo, però, trasmettono un’ansia legata alle abilità.
Insieme a Kyla Haimovitz ha mostrato come il modo in cui un genitore reagisce al fallimento di un bambino trasmette una mentalità, indipendentemente dalla mentalità del genitore stesso. Se i genitori reagiscono ai fallimenti del figlio come se fossero qualcosa di negativo, si precipitano, si mostrano ansiosi, rassicurano dicendo: “Oh, non tutti sono portati per la matematica, non preoccuparti, sei bravo in altre cose”, il bambino recepisce l’idea che questo sia qualcosa di importante e fisso. Quel bambino sviluppa così una mentalità rigida, anche se il genitore possiede una mentalità di crescita.
Se invece il genitore reagisce al fallimento di un bambino come se fosse un’opportunità per migliorare l’apprendimento, dicendo: “Ok, cosa ci insegna questa esperienza? Qual è il prossimo passo? Dovremmo parlare con l’insegnante per capire come imparare meglio questa cosa?”, allora il bambino arriva a comprendere che le abilità possono essere sviluppate.
Quindi, quando si elogia, è importante concentrarsi sul processo di apprendimento e mostrare come l’impegno, l’uso di buone strategie e delle risorse portano a un apprendimento migliore, reagendo con serenità, senza un eccesso né di entusiasmo né di passività.
Condivisione è una parola che in ogni gruppo di lavoro dovrebbe essere posta al centro dell’interesse di tutti/e.
Condividere richiede la concordanza degli obiettivi, dei problemi e delle soluzioni e di una sistema di valutazione. Condividere richiede spendere del tempo insieme tecnici, preparatori fisici, medico, fisioterapista e psicologo nel conoscere il lavoro do ognuno e come ognuno potrebbe contribuire al lavoro dell’altro.
Parlando ad esempio d’infortuni il tema è in che modo le diverse professionalità coinvolte (medico, fisioterapista, psicologo) potrebbero collaborare insieme per favorire il recupero dell’atleta? Oppure nell’ambito della preparazione fisica, in che modo determinati allenamenti potrebbero migliorare la tenacia degli atleti se allenatore e psicologo lavorassero insieme su questo obiettivo?
Purtroppo tutto questo avviene nella nostra realtà sportiva molto raramente e succede solo quando gli interessi dei professionisti sono orientati in questo a prescindere dalla organizzazione sportiva per cui lavorano. E’ comune invece che le carenze in un ambito siano attribuite solo al singolo esperto e mai venga messa in discussione la più ampia organizzazione. Spesso viene detto che un’atleta o una squadra perde malamente una gara perchè non ha mostrato personalità e, quindi, si guarda lo psicologo e gli si chiede di fare di più per eliminare questo limite.
In questi ultimi 15 anni all’estero la situazione è invece molto cambiata in molti dei paesi occidentali. Nel Regno Unito ogni nazionale ha uno psicologo che lavora a tempo pieno e in modo esclusivo per un quadriennio con uno specifico programma da svolgere anche in collaborazione con lo staff. In Francia gli psicologi dell’ INSEP, centro di alta preparazione per gli atleti, lavorano anche loro in questo modo e partecipano alle olimpiadi. In Belgio e Olanda da anni esiste la figura di direttore della performance comportamentale o dello sviluppo che svolge questo lavoro a livello manageriale e orienta il lavoro di psicologi della prestazione, psicologi del benessere e psicoterapeuti che lavorano per le squadre. Negli US esiste un sistema simile a quello europeo, molto articolato anche per coprire le problematiche psicopatologiche.
Mindfulness and ACT under Pressure: Lessons from the Olympic Games
Dr. Peter Haberl
November 5th, 2024
Language: English (Translated live available)
Time: 14:00 UTC (New York, 9:00; Sao Paulo, 11:00; Beijing, 22:00; Seoul, 22:00)
Register Here: https://issponline.org/meetings-resources/webinar/
Oggi chiediamo ai genitori di adottare un approccio educativo che promuova lo sviluppo dell’autostima nei figli, con particolare attenzione a diversi aspetti chiave. Ecco alcune pratiche importanti che possiamo chiedere ai genitori:
1. Ascolto attivo e supporto emotivo
- Chiedere ai genitori di ascoltare con attenzione i propri figli, rispettando le loro emozioni e sentimenti, senza giudizio o fretta di risolvere i problemi. Questo aiuta il bambino a sentirsi compreso e valorizzato.
- Creare un ambiente sicuro per l’espressione delle emozioni, dove i bambini possano sentirsi liberi di esprimere la propria vulnerabilità.
2. Incoraggiare l’autonomia
- Permettere ai bambini di prendere decisioni appropriate alla loro età e di imparare dai loro errori. Questo sviluppa un senso di competenza e responsabilità, rafforzando la fiducia in se stessi.
- Dare compiti adeguati che stimolino il senso di realizzazione, come aiutare nelle faccende domestiche o assumersi piccole responsabilità personali.
3. Riconoscere l’impegno, non solo i risultati
- Incoraggiare l’impegno e la perseveranza, piuttosto che lodare solo i risultati o le prestazioni. È fondamentale insegnare che il valore non dipende dai successi esterni, ma dallo sforzo e dalla crescita personale.
- Evitare confronti tra fratelli o amici, che possono minare l’autostima e creare competizione negativa.
4. Modellare l’autostima positiva
- Essere un esempio di fiducia in se stessi: i bambini imparano molto dall’osservare i genitori. È importante che i genitori mostrino un atteggiamento equilibrato verso se stessi, non denigrando mai le proprie capacità o valore.
- Insegnare l’autocompassione, dimostrando come accettare i propri errori senza eccessiva autocritica.
5. Costruire un ambiente di amore incondizionato
- Esprimere amore e affetto regolarmente, indipendentemente dai successi o dagli errori dei figli. Sapere di essere amati incondizionatamente rafforza la sicurezza interiore e l’autostima.
- Valorizzare l’unicità del bambino, riconoscendo e apprezzando le sue qualità e talenti individuali.
6. Favorire una comunicazione positiva
- Usare un linguaggio positivo, che metta in risalto le capacità e i punti di forza del bambino. Critiche costruttive vanno sempre accompagnate da suggerimenti per migliorare, evitando etichette negative.
- Aiutare i figli a risolvere i problemi in modo autonomo, offrendo supporto e guida, ma permettendo loro di trovare le soluzioni.
7. Insegnare la resilienza
- Insegnare ai figli come affrontare e superare le difficoltà, promuovendo l’idea che gli errori e i fallimenti sono parte naturale della vita e un’opportunità di crescita.
- Aiutare a sviluppare una mentalità di crescita, che li incoraggi a credere di poter migliorare con il tempo e l’impegno.
8. Sostenere le relazioni sociali
- Favorire il coinvolgimento in attività sociali e relazioni con coetanei in cui i bambini possano sviluppare la fiducia nelle loro capacità sociali e interpersonali.
- Aiutare a sviluppare competenze di gestione dei conflitti, incoraggiando la risoluzione pacifica dei disaccordi.
In sintesi, chiediamo ai genitori di offrire una combinazione di supporto, autonomia, affetto e insegnamento di competenze emotive per aiutare i figli a sviluppare un senso di sé forte e positivo, che li prepari ad affrontare le sfide della vita con sicurezza e resilienza.
Giffin, C.E., Schinke, R.J., Wagstaff, C., Quartiroli, A., Larivière, M., Coholic, D., Li, Y. (2024). Advancing Safe Sport Through Occupational Health and Safety a Thematic Meta-Synthesis Exploring Abuse within Elite Adult Sport Contexts. International Journal of Sport Psychology, 55(1), 1-31.
I sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (OHSMS) promuovono ambienti di lavoro sani attraverso la regolamentazione dei pericoli e le attività di promozione della salute. L’abuso nello sport d’élite è uno dei pericoli che minaccia la salute e la sicurezza degli atleti adulti d’élite. Nonostante l’esistenza diffusa di linee guida basate su evidenze per salvaguardare gli atleti giovani, poche tutele sono state sviluppate per gli atleti adulti d’élite, nonostante lo sport sia la loro principale occupazione. Attraverso una lente di realismo critico, abbiamo utilizzato una meta-sintesi tematica per cercare, valutare e sintetizzare 20 articoli condotti con atleti adulti d’élite che hanno subito abusi.
Presentiamo tre temi principali per evidenziare: (a) come i tipi di abuso (sessuale, psicologico, fisico e finanziario) siano fluidi e si espandano nel tempo, (b) i fattori contestuali che influenzano l’abuso (individuali, relazionali, strutturali, culturali), e (c) gli impatti temporali degli abusi durante le carriere sportive degli atleti, nelle fasi iniziali, avanzate e post-sportive.
Il presente lavoro viene discusso in relazione ai percepiti progressi degli OHSMS e alla sicurezza nello sport attraverso la protezione degli atleti dai pericoli presenti nei loro ambienti lavorativi.
Lee, Y., Sung, H., Cho, H. (2024). A longitudinal study on the bidirectional relationship between adolescents’ physical activity and life satisfaction. International Journal of Sport Psychology, 55(4), 313-333.
Lo scopo di questo studio era investigare la relazione longitudinale tra attività fisica e soddisfazione di vita negli adolescenti. Abbiamo utilizzato il Modello Autoregressivo Cross-lagged (ACLM) per esaminare la relazione longitudinale e abbiamo impiegato quattro anni di dati (N = 1.897) provenienti dal Korean Children and Youth Panel Survey, condotto dal National Youth Policy Institute. I risultati hanno mostrato che l’attività fisica e la soddisfazione di vita si influenzano reciprocamente nel tempo.
Inoltre, abbiamo rilevato che l’attività fisica in un momento precedente ha avuto un impatto significativo e costante sulla soddisfazione di vita nei momenti successivi. Al contrario, la soddisfazione di vita in un momento precedente ha mostrato un effetto costante sull’attività fisica nei momenti successivi. Questo studio dimostra che l’attività fisica e la soddisfazione di vita si influenzano e si condizionano reciprocamente, indicando che hanno una relazione reciproca.
In conclusione, è degno di nota che la soddisfazione di vita abbia una forte influenza nel predire l’attività fisica, e che debba essere considerata come una priorità, agendo come un fattore motivazionale per comportamenti specifici.