La lunga affermazione dell’ansia nei giovani

In questi ultimi anni dall’inizio si sente dire e si legge che l’ansia è particolarmente aumentata nei giovani e si tende a spiegare questo fenomeno come effetto dell’isolamento dovuto alla pandemia, all’uso ossessivo dei social e all’incapacità educativa della scuola e delle famiglie.  I dati delle ricerche lo hanno messo in evidenza ma vorrei sottolineare che questo aumento appartiene comunque a un tendenza dell’incremento dei fenomeni psicopatologici nei giovani che è in crescita da molto prima.

Infatti se negli anni Settanta e Ottanta era opinione diffusa tra gli psicologi ritenere, sulla base dei dati di ricerca di quegli anni, che gli atleti di alto livello riuscissero a raggiungere i risultati che si erano prefissati perchè erano psicologicamente maturi, avevano personalità stabili e la loro crescita era stata seguita con attenzione [Botterill 1980], nel tempo questa opinione si è rilevata troppo semplicistica. La realtà si è rivelata molto più complessa, poiché da un lato i dati attuali sembrerebbero confermare le riflessioni effettuate quarant’anni fa, per cui gli atleti tendono a essere, maggiormente estroversi e coscienziosi rispetto ai non atleti.

Nel contempo fenomeni di distress come l’ansia e la depressione sono stati psicologici sperimentati anche di frequente dagli atleti di ogni livello e la pubblicazione di molte autobiografie in cui campioni dello sport raccontano i loro buchi neri è una prova evidente del desiderio di voler esorcizzare attraverso il racconto della propria vita sportiva le paure e il disagio psicologico vissuto sulla propria pelle.

D’altra parte analizzando il periodo 1938-2007 emerge che almeno negli Stati Uniti fra i giovani che frequentano la scuola superiore e il college i disturbi psicopatologici sono notevolmente aumentati, da sei a otto volte [Twenge et al. 2009]. Inoltre, in poco più di 10 anni, nel periodo 2005-2017 i punteggi di depressione sono aumentati del 52% fra gli adolescenti di 12-17 anni, passando dall’8,7 % al 13,2%, e del 63% fra i giovani adulti di 18-25 anni, passando dall’8,1% al 13,2% [Twenge et al. 2019].

Questi risultati suggeriscono che la salute mentale dei giovani ha risentito negativamente dei cambiamenti avvenuti nella cultura americana, che ha privilegiato l’affermarsi di obiettivi estrinseci ed egocentrici come il denaro e lo status, svalutando invece lo sviluppo dell’idea di comunità, di affiliazione e del senso della vita. E’ certamente probabile che ci siano altri fattori dietro i drammatici aumenti delle psicopatologie. Tuttavia, questi risultati sono coerenti con la teorizzazione di chi sostiene che il materialismo, l’individualismo e le aspettative incredibilmente alte hanno favorito il peggioramento della salute mentale negli Stati Uniti e in altre nazioni occidentali.

I dati odierni confermano questo peggioramento della salute mentale dei giovani mostrando come la carenza di rapporti interpersonali, la continua de-responsabilizzazione, il vivere per soddisfare bisogni immediati e l’essere poco orientati a perseguire obiettivi impegnativi aumentano la fragilità psicologica e la percezione di non essere in grado di affrontare i compiti che si presentano.

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