Eliud Kipchoge: quando i sogni diventano record

A 38 anni il keniano Eliud Kipchoge ha tolto quasi un minuto al suo precedente record del mondo in maratona con il tempo 2h01m09s. Ha vinto 15 delle 17 maratone che ha corso e due ori alle olimpiadi di Rio e Tokyo. Sposato con figli, lo stesso allenatore da sempre, dovessi usare poche parole per parlare di lui, direi che è un atleta che si basta. 

Kipchoge è veramente un tutt’uno con quello che fa. E’ quello che corre 230km alla settimana, che si lava a mano in una bacinella la sua divisa da corsa, che vive in una stanza spartana di un centro sportivo in Kenia, che mangia cibi della tradizione della sua terra, che legge Confucio piuttosto che Paolo Coelho, che è tranquillo e corre seguendo il suo orologio interiore che gli dà il ritmo, che scrive su un quaderno le sensazioni della corsa e come lavorano il suo corpo e la mente.

E’ totalmente coinvolto in quello che fa, anche se è una star mondiale. Sponsor e successo possono facilmente distrarre chiunque, allontanando dal continuare a fare quanto serve per raggiungere i propri sogni. Queste sue abitudini gli mantengono il legame con il piacere di faticare e di trovare soluzioni per essere più forte della fatica stessa. Sono il legame con il cuore della sua motivazione, che consiste nel provare piacere per quello che fa e nell’accettare per questo fine, di vivere una vita in cui la fatica è un’esperienza continua e decisiva.

Vince chi riesce a dare un senso di crescita personale a questo legame tra piacere e fatica.

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