Archivio mensile per luglio, 2022

La psicologa dello sport della nazionale inglese femminile di calcio

Quando si leggerà sul sito della Federcalcio qualcosa di simile a questo testo, relativo alla nomina di una psicologa dello sport come consulente della nazionale inglese femminile di calcio? Data l’arretratezza culturale dei nostri dirigenti e allenatori probabilmente mai!

PLAY WOMEN’S & GIRLS FOOTBALL

Dr Kate Hays has been appointed England Football’s head of women’s performance psychology.
Hays joins after more than seven years in a similar role with the English Institute of Sport [EIS]. Vastly experienced in performance psychology and being part of multidisciplinary teams, she has worked across a range of different sports and supported athletes in major global events including world championships, Olympics and Paralympics – most recently at the Tokyo Games.
Her remit within the technical directorate at St. George’s Park will include working closely with elite England players in an on-camp role as a key part of head coach Sarina Wiegman’s support team.
Day to day, she will also ensure a consistent approach is introduced across all development sides within the wider commitment to strengthening the women’s player pathway.
Dr Hays said: “I’m really looking forward to joining a world class team at such an exciting time for women’s football. After speaking to Kay and Sarina at length I know that we share the same vision and values and I can’t wait to meet the players and wider staff group.”
Kay Cossington, head of women’s technical, added: “I’m delighted to welcome Kate. She is vastly experienced and will help our efforts to move to the next level of high performance. Another important aspect of her role will be developing performance psychology strategy for all of our national teams across the age groups. Kate is very passionate about making a difference and her experience will be invaluable for us.”
Sue Campbell, director of women’s football, said: “I’m pleased we have been able to bring someone of this calibre into Sarina’s team. Kate has a wealth of knowledge and expertise in this area and shares Sarina’s drive and values.
“We’re at a very exciting moment with the home EURO next summer and the start of World Cup qualifying this month. We want to strengthen across all of our teams and Kate will be invaluable in preparing our players for success.”

La pazienza

Cristiano Ronaldo e la regola dei 30 anni

Per comprendere la scelta di Cristiano Ronaldo di andare a giocare probabilmente nello Sporting Lisbona, quindi non una squadra top, prima di parlare come la maggior parte degli articoli ha fatto del narcisismo del giocatore e del suo ego smisurato si sarebbe dovuto spiegare quale sia la regola a cui risponde la maggior parte dei Club più prestigiosi. Ciò permette di capire come sia possibile che si sia trovato in questa situazione a 37 anni.

Un articolo sul New York Times spiega invece bene questo concetto, che si riferisce a quando un calciatore è considerato vecchio e considera l’età di 30 anni come spartiacque fra due fasi distinte della carriera.

L’età di 30 è stata sempre considerata una tappa fondamentale. Alex Ferguson hai calciatori over30 forniva un giorno in più di riposo. Arsène Wenger, allenatore dell’Arsenal, una volta che i centrocampisti e gli attaccanti raggiungevano i 32 anni, era disposto a offrire loro solo prolungamenti di contratto di un anno.

Insomma dopo i 30 anni si viene ufficialmente considerati vecchi.

Naturalmente vi sono delle eccezioni, il Tottenham ha comprato il centrocampista croato Ivan Perisic di 33 anni ed è stata la prima volta dal 2017 che il club ha preso un calciatore di questa età. Il Liverpool non lo fa dal 2016. Il Manchester City non ha pagato un ingaggio per un giocatore esterno di età superiore ai 30 anni da quasi un decennio. I portieri, che secondo molti vantano una maggiore longevità, sono gli unici giocatori a cui è stata concessa un’eccezione. Ciò avviene poiché il gioco è diventato molto più intenso e veloce e i giocatori più giovani sono ritenuti meglio equipaggiati per gestire questo carico rispetto ai più anziani.

In questo quadro generale s’inserisce Cristiano Ronaldo, che di anni ne ha 37, e che per quanto allenato non ha più le caratteristiche che lo hanno reso unico. A questo si aggiunge il suo scarso interesse a cambiare ruolo e responsabilità all’interno della squadra. Di conseguenza la regola dei 30 anni e le sua rigidità mentale gli hanno impedito di avere un ruolo in una squadra top fra quelle che lottano per vincere la Champions League. Il ritorno allo Sporting di Lisbona non sarà comunque facile, poiché la squadra non potrà essere centrata sul gioco di Ronaldo mentre per lui sarebbe più conveniente svolgere un ruolo di mentore dei giocatori e svolgere un ruolo analogo a quello di Ibrahimovic nel Milan. E’ un’operazione difficile perché vorrebbe dire per lui pensare e agire in un modo diverso dal suo abituale ma non è detto, anche, che corrisponda agli interessi del Club e dell’allenatore. Vedremo.

Pep Guardiola e responsabilità di squadra

Pep Guardiola dice alla sua squadra: “You have permission to make a mistake. You have permission to lose…when you have permission, you accept. “I want the ball!”

Esprime un concetto semplice – hai il permesso di sbagliare – e quando hai questo permesso devi stare nel gioco – voglio la palla – .

Volere la palla, vuol dire “sono qui passamela, mi prendo io la responsabilità di continuare l’azione”. Non accettarla ha il significato opposto e cioè il rifiuto della responsabilità di fare parte del gioco.

Non accettare la palla è l’errore più grave che può commettere un calciatore. L’ansia, la pigrizia, l’individualismo, lo scarso spirito di squadra, un atteggiamento lamentoso, la poca concentrazione o la percezione eccessiva di fatica sono alla base di questa difficoltà. I dati ci dicono che la maggior parte dei gol decisivi sono segnati nella parte finale delle partite che si perdono o si vincono per lo scarto di una rete. Questa consapevolezza da parte della squadra dovrebbe avere come conseguenza che ogni minuto o singolo passaggio possono diventare determinanti a favore o a sfavore. Accettare la palla e volerla offrire con efficacia a un altro compagno rappresenta quindi una mossa, che come in una partita a scacchi, può suscitare esiti positivi significativi.

Questo approccio alla partita vale per tutti, dalle star della squadra a chi gioca meno spesso. Nel concetto di squadra sono tutti importanti se mostrano con continuità questo comportamento in campo, altrimenti non solo sono inutili al gioco ma anche dannosi, poiché non accettare la palla vuol dire rappresentare il lato debole del team sul quale insisterà la squadra avversaria.

Domanda agli allenatori: come allenate questo comportamento?

 

Un tema analogo ha trattato anche Sarina Wiegman, l’allenatrice della nazionale femminile inglese di calcio quando afferma:

“Man mano che crescevo nella mia personalità, volevo davvero essere più rilassata. Perché i giovani iniziano a giocare a calcio a sette anni? Perché amano il gioco. Sì, si tratta di vincere, ma si ottiene un risultato migliore quando si può essere se stessi e quando si è in un ambiente – e sembra di essere a scuola – dove si è al sicuro, dove non si viene giudicati. Perché quando sei in campo vieni giudicata in continuazione e questo è scomodo e malsano”.

Quando lo stress è troppo

Gli effetti negativi della pandemia sull’attività motoria dei giovani

Global Changes in Child and Adolescent Physical Activity During the COVID-19 Pandemic. A Systematic Review and Meta-analysis

Ross D. Neville, Kimberley D. Lakes,Will G. Hopkins, Giampiero Tarantino, Catherine E. Draper, Rosemary Beck, Sheri Madigan.
JAMA Pediatr. Published online July 11, 2022.

Questa meta-analisi fornisce stime aggiornate dei cambiamenti nell’attività fisica dei bambini e degli adolescenti durante la pandemia COVID-19. Mettendo insieme le analisi di 22 studi condotti in diversi contesti globali e che hanno incluso 14.216 partecipanti, abbiamo dimostrato che la durata dell’impegno nell’attività fisica totale giornaliera è diminuita del 20%, indipendentemente dai livelli di base pre-pandemici. Abbiamo dimostrato che questa riduzione era maggiore per l’attività fisica a intensità più elevata. In particolare, la riduzione media dell’attività fisica moderata-vigorosa al giorno durante la COVID-19 (17 minuti) rappresenta una riduzione di quasi un terzo della dose giornaliera di attività fisica moderata-vigorosa raccomandata per i bambini piccoli (~3-5 anni) e per i bambini e gli adolescenti in età scolare (~5-18 anni) per promuovere una buona salute fisica e il funzionamento psicosociale.

È possibile che il tributo cumulativo della pandemia si sia aggravato nel tempo per influenzare negativamente i bambini e gli adolescenti, compresi i loro livelli di attività fisica. Ciò è in linea con una recente meta-analisi sulla salute mentale dei giovani, che ha rilevato che la prevalenza di sintomi depressivi e di ansia è aumentata nel tempo durante la pandemia. L’aspetto temporale dei nostri risultati è anche ampiamente in linea con la ricerca sulla psicologia dell’abitudine, che suggerisce che le abitudini dipendono dagli stimoli di stabilità che sono stati significativamente interrotti durante la pandemia. La maggior parte dei meccanismi multicomponenti di supporto familiare, sociale e comunitario all’attività fisica di bambini e adolescenti non erano disponibili durante il COVID-19. Questo ha indubbiamente creato una “tempesta perfetta” per la discontinuità delle abitudini nel contesto dell’attività fisica dei bambini e degli adolescenti.

La ricerca ha anche dimostrato che i bambini con un accesso costante e il permesso di utilizzare gli spazi all’aperto durante il COVID-19 hanno avuto risultati migliori in termini di attività fisica. Questi bambini hanno mostrato riduzioni minori nell’attività fisica moderata-vigorosa e hanno avuto circa 2 volte più probabilità di soddisfare quanto previsto dalle linee guida per l’attività fisica durante il COVID-19. Nel complesso, i cambiamenti nelle restrizioni e l’imprevedibilità dell’accesso ai luoghi tipici dell’attività motoria per i bambini e gli adolescenti hanno probabilmente contribuito a modificare i loro livelli di attività motoria e ad aumentare il coinvolgimento in altre attività (ad esempio, il tempo trascorso davanti allo schermo) che rischiano di promuovere una “nuova normalità” sempre più sedentaria.

Questo risultato è coerente con i dati precedenti alla pandemia che dimostrano che i giorni estivi non strutturati durante le vacanze scolastiche possono avere associazioni negative con i comportamenti di salute. Una recente stima di tale riduzione estiva dell’attività motoria moderata-vigorosa, pari a 11,4 minuti, è tuttavia sostanzialmente inferiore (~ 50%) rispetto alla stima aggregata della nostra meta-analisi. Ciò suggerisce un’intensificazione sostanziale, durante la pandemia, del consueto scivolamento estivo verso l’inattività motoria, che merita un’attenzione particolare da parte dei responsabili politici che cercano di aiutare i bambini a “stare meno seduti e giocare di più”, poiché saranno necessarie iniziative mirate quando i bambini entreranno nei mesi estivi.

C’è un’urgente necessità di iniziative di salute pubblica per ravvivare l’interesse dei giovani per l’attività motoria e sostenere la loro domanda di attività motoria durante e dopo la pandemia di COVID-19. In termini di implicazioni pratiche, la ricerca sulla promozione e il mantenimento dell’attività motoria durante l’infanzia mostra costantemente che gli interventi multicomponente, multimodali e con più risultati funzionano meglio. Pertanto, le campagne di salute pubblica possono avere un effetto maggiore se sono incentrate sul bambino, mirano a una varietà di modalità di attività motoria e incorporano l’unità familiare e la comunità in generale come co-costruttori di cambiamenti duraturi nel comportamento di attività motoria.

Cosa sei disposto a fare per vincere?

Nel tennis cominci a perdere quando l’altro ti entra nella testa.

Come ti alleni per evitarlo?

Come ti alleni per entrare tu nella testa dell’altro?

Scrivimi posso aiutarti!

Recensione libro: Calcio magico

Francesco Fasiolo

Calcio magico. Oracoli, rituali e scaramanzie: il paradosso dell’irrazionale nel pallone

Ultra Sport, 2022

 

 

 

 

 

Il tema, assolutamente inedito nel panorama editoriale sportivo/calcistico, era troppo accattivante per non parlarne. “Calcio magico” infatti parte da una considerazione tanto vera quanto illogica: in un calcio fatto, oggi come oggi, da regole di finanza, economia, tecnologia e chi più ne ha più ne metta, la scaramanzia, la superstizione, i riti propiziatori di ancestrale memoria restano comunque protagonisti alla pari di tutti gli altri fattori. Il lavoro di Fasiolo, giornalista di Repubblica, si alterna tra Europa e Sudamerica tra aneddoti gustosi e oracoli bizzarri alla ricerca del perché nel calcio ci si appelli anche, se non soprattutto, a bizzarrie simili sulla falsariga dell’italico “non è vero ma ci credo” .

Cosa c’entrano con questo mondo i maghi, gli animali indovini, gli atti di fede, i numeri sfortunati, i rimedi anti-iella, le maledizioni e i vestiti portafortuna? C’entrano eccome, perché l’irrazionale spunta da ogni angolo di questo articolato meccanismo. Ce lo ricordano il rituale degli Azzurri campioni di Europa nel 2021 (Vialli “dimenticato” sul pullman prima di ogni match) e quello della Francia campione del mondo nel ’98 (il bacio propiziatorio sulla testa di Barthez), le previsioni pubbliche del polpo Paul, infallibile oracolo degli Europei del 2008 e dei Mondiali del 2010, gli incredibili riti prepartita di campioni internazionali e le avversioni di tanti presidenti per i numeri 13 e 17. “Calcio magico” si occupa delle superstizioni “interne al sistema”, quelle dei protagonisti dello show: calciatori, allenatori e club. Una casistica variegata e curiosa, che spinge a interrogarsi sul fenomeno con un approccio antropologico: questo abbandonarsi all’illogico è una sorta di resistenza alle ragioni della modernità?

Esempi di leadership trasformazionale

In questo periodo estivo gli allenatori lavorano con un gruppo nuovo e agiscono per unirli, per dare a ognuno un ruolo specifico e trasmettere l’obiettivo comune da raggiungere, che è qualcosa di più grande del sogno individuale.

Non vi è un modo unico per costruire e guidare una squadra. Ogni allenatore manifesta un modo personale di stile di guida della squadra, vediamo alcuni esempi di allenatori-star assolute.

Trasmettere orgoglio ai giocatori, permette di guadagnarsi il loro rispetto in un modo che incrementa la rilevanza dei valori. Alex Ferguson, ex allenatore Manchester United per 27 anni: “Ho sempre molto orgoglio nel vedere i giocatori più giovani che si sviluppano”.

Trasmettere la visione di dove il gruppo sta andando motiva i calciatori e li stimola ad accettare le sfide ed è un modo per favorire l’ottimismo ed entusiasmo. Pep Guardiola, allenatore del Barcellona, Bayern di Monaco, Manchester City: “Io non voglio che tutti cerchino di dribblare come Leo Messi, bisogna passare la palla, passarla e passarla di nuovo…  Passare, muoversi bene, passare ancora una volta, passare, passare, e passare … Voglio che ogni mossa sia intelligente, ogni passaggio preciso, è così che facciamo la differenza dal resto delle squadre, è tutto quello che voglio vedere”.

Incoraggiare la soluzione dei problemi attraverso nuove e creative strategie. Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool“Giocare partite indimenticabili, essere curiosi e impazienti di giocare la prossima partita per vedere cosa succederà, e questo è ciò che dovrebbe essere il calcio. Se fai tuo questo atteggiamento, avrai successo al 100%”.

Riconoscere l’impegno  e i bisogni di ognuno all’interno del gruppo, attraverso l’empatia, l’ascolto, la compassione e il processo di coaching. José Mourinho, allenatore Inter, Real Madrid, Chelsea e Roma: “Ci sono molti modi per diventare un grande manager … ma soprattutto credo che la cosa più difficile sia di condurre gli uomini con differenti culture, cervelli e qualità”. All’Inter concesse una vacanza a Wesley Sneijder che era esausto. “Tutti gli altri allenatori hanno parlato solo di formazione”, ha detto Sneijder. “Mi ha mandato in spiaggia. Così sono andato a Ibiza per tre giorni. Quando sono tornato, ero disposto a uccidere e morire per lui”.

Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo

Norman Vincent Peale scrisse una volta: “Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo“. Come esseri umani, e nel nostro caso come atleti e allenatori abbiamo tutti qualcosa in comune: prendiamo continuamente piccole decisioni su come rispondere a quello che succede in allenamento e in gara.

Dobbiamo però abituarci che non possiamo controllare tutto e che non basta decidere di gareggiare al meglio, perchè ci sono anche gli avversari che hanno lo stesso obiettivo e ci sfidano. Quindi l’ambiente esterno che sia un avversario, i tifosi o le condizioni meteorologiche ci mettono continuamente alla prova.

Ovviamente  facciamo anche scelte negative ma ce ne dimentichiamo troppo spesso e ci piace ricordare solo le scelte corrette

E’ duro ammettere che in realtà siamo bravi quanto la nostra ultima prestazione peggiore. Come si riconosce spesso Djokovic per cui  il suo obiettivo è ridurre al minimo la differenza tra la sua prestazione migliore e quella peggiore. Se la differenza son in una manciata di punti bisogna capire che la prestazione sportiva non è che una serie infinita di piccole decisioni, dettagli, azioni e pensieri. Le conseguenze sono però di vasta portata”.

Con questo tipo di consapevolezza dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre scelte e assumere la responsabilità.

Nella pratica quotidiana, diventa quindi necessario diventare consapevoli delle decisioni che prendiamo in gara, e allenarsi a riconoscere quelle positive e negative per migliorarsi nelle gare seguenti.