Cristiano Ronaldo e la regola dei 30 anni

Per comprendere la scelta di Cristiano Ronaldo di andare a giocare probabilmente nello Sporting Lisbona, quindi non una squadra top, prima di parlare come la maggior parte degli articoli ha fatto del narcisismo del giocatore e del suo ego smisurato si sarebbe dovuto spiegare quale sia la regola a cui risponde la maggior parte dei Club più prestigiosi. Ciò permette di capire come sia possibile che si sia trovato in questa situazione a 37 anni.

Un articolo sul New York Times spiega invece bene questo concetto, che si riferisce a quando un calciatore è considerato vecchio e considera l’età di 30 anni come spartiacque fra due fasi distinte della carriera.

L’età di 30 è stata sempre considerata una tappa fondamentale. Alex Ferguson hai calciatori over30 forniva un giorno in più di riposo. Arsène Wenger, allenatore dell’Arsenal, una volta che i centrocampisti e gli attaccanti raggiungevano i 32 anni, era disposto a offrire loro solo prolungamenti di contratto di un anno.

Insomma dopo i 30 anni si viene ufficialmente considerati vecchi.

Naturalmente vi sono delle eccezioni, il Tottenham ha comprato il centrocampista croato Ivan Perisic di 33 anni ed è stata la prima volta dal 2017 che il club ha preso un calciatore di questa età. Il Liverpool non lo fa dal 2016. Il Manchester City non ha pagato un ingaggio per un giocatore esterno di età superiore ai 30 anni da quasi un decennio. I portieri, che secondo molti vantano una maggiore longevità, sono gli unici giocatori a cui è stata concessa un’eccezione. Ciò avviene poiché il gioco è diventato molto più intenso e veloce e i giocatori più giovani sono ritenuti meglio equipaggiati per gestire questo carico rispetto ai più anziani.

In questo quadro generale s’inserisce Cristiano Ronaldo, che di anni ne ha 37, e che per quanto allenato non ha più le caratteristiche che lo hanno reso unico. A questo si aggiunge il suo scarso interesse a cambiare ruolo e responsabilità all’interno della squadra. Di conseguenza la regola dei 30 anni e le sua rigidità mentale gli hanno impedito di avere un ruolo in una squadra top fra quelle che lottano per vincere la Champions League. Il ritorno allo Sporting di Lisbona non sarà comunque facile, poiché la squadra non potrà essere centrata sul gioco di Ronaldo mentre per lui sarebbe più conveniente svolgere un ruolo di mentore dei giocatori e svolgere un ruolo analogo a quello di Ibrahimovic nel Milan. E’ un’operazione difficile perché vorrebbe dire per lui pensare e agire in un modo diverso dal suo abituale ma non è detto, anche, che corrisponda agli interessi del Club e dell’allenatore. Vedremo.

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