Archivio mensile per maggio, 2021

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Il quarto d’ora granata

Durante le partite accadeva che il Grande Torino sembrava addormentarsi, probabilmente perché tutti si sentivano troppo forti rispetti agli avversari. In quei momenti quando anche il pubblico li fischiava, uno tra loro, Oreste Bolmida, capostazione di Porta Nuova, capiva che era venuto di suonare la carica e allora con la sua tromba si metteva a suonare. In quel momento, Valentino Mazzola sul campo da gioco si aggiustava i capelli e si rimboccava le maniche della maglia granata e dava inizia al quarto d’ora granata, in cui la squadra diventava irresistibile per gli avversari. Come quella allo Stadio Nazionale contro la Roma che fissò il risultato sullo 0 – 7, sei gol in 14 minuti. A Torino, in casa al Filadelfia, succedeva in questo modo. Mazzola e i suoi compagni nel primo tempo si riposavano e poi, nella seconda parte della partita il capitano tirava su le maniche della divisa e il Toro diventava travolgente.

Giovanni Arpino, molti anni dopo, nel 1972, usò la parola tremendismo, per spiegare questo approccio alla partita:

“Ma che cos’è il << tremendismo >>, tanto nominato quest’anno a proposito dei granata? Parafrasando Petrolini, si potrebbe dire: << Tremendismo è quella cosa / che divampa in stadii e piazze / piace tanto alle ragazze / perché è rossa e mai va giù … >> … Può indicare anche solo un quarto d’ora, in una partita, ma in quel quarto d’ora scarica tutta la sua forza trascinante”[1].

Il tremendismo è quello mostrato dal Manchester United di Ferguson:

“Se dovessi riassumere che cosa significa essere l’allenatore del Manchester United, direi che bisogna guardare gli ultimi 15 minuti: a volte è abbastanza misterioso, sembra che la palla venga risucchiata nella rete. Spesso i giocatori sembrano sapere che sarebbe successo, che avrebbero segnato; non succedeva sempre, ma la squadra non smetteva mai di crederci. Era un’ottima qualità, questa.

Ho sempre accettato il rischio. Il mio piano era: non preoccuparti e non perdere la pazienza fino all’ultimo quarto d’ora, poi attacca a testa bassa”[2]

 


[1]“Torino ‘72” [editoria – 40],  edito a supplemento della rivista “Piemonte sport e club” nel 1972, a cura di Giorgio Gandolfi e Bruno Perucca. https://toro.myblog.it/2009/04/19/il-tremendismo/

[2] Alex Ferguson (2014). La mia vita. Milano Bompiani, p.58.

La mentalità vincente di Antonio Conte

L’Inter ha vinto lo scudetto, in molti dicono che lui solo vale 10 punti in classifica. Proviamo a descrivere le caratteristiche della sua mentalità vincente.

Quando Antonio Conte afferma che: “Solo in Italia si è fissati sul modulo. Il calcio si evolve, dipende da come attacchi, da che tipo di pressione fai”, parla della necessità di giocare con intensità e determinazione.

Chi ha successo, qualunque sia il suo campo d’azione, mostra una feroce determinazione in due modi:

  • straordinaria flessibilità, intensità e capacità di lavoro
  •  profonda consapevolezza di ciò che vuole davvero

Al contrario oggi si pone troppa enfasi sul concetto di talento, riducendo così l’importanza di ogni altro aspetto.

Certamente l’accoppiata Talento + Impegno determina il livello di Abilità di una squadra e di un calciatore. Il talento permette di migliorarsi con rapidità ma solo se è sostenuto da un impegno costante nel tempo.

La Riuscita e quindi il Successo sono determinati dall’associazione tra Abilità e Impegno. La riuscita è ciò che accade quando le abilità collettive e individuali vengono utilizzate con il massimo dell’impegno.

Quindi, come sostiene Antonio Conte per avere successo servono abilità e impegno ai massimi livelli e gli schemi di gioco intervengono a sostenere questo approccio.

L’importanza dell’adattamento non è evidente solo nella storia dell’evoluzione degli esseri umani ma anche nelle scelte che si effettuano nei momenti decisivi. Questo è quanto avviene  ogni settimana quando una squadra si deve adattare al gioco della sua avversaria, trovando le contromisure per superarla. “Se è il caso ci snaturiamo” dice Conte; significa avere la consapevolezza di riconoscere il valore degli avversari, dei loro punti di forza - da ridurre - e i punti di debolezza - da lasciare emergere -. Più facile sarebbe giocare servendosi sempre delle stesse qualità, a esempio il possesso palla e ritmo elevato. Ma talvolta può risultare dannoso.  In queste situazioni, conviene agire come suggerisce Sun-Tzu, secondo cui è geniale chi mostra “la capacità di assicurarsi la vittoria combattendo e adeguandosi al nemico” e “chi è prudente e aspetta con pazienza chi non lo è”.

Pelé il re del calcio

Mondiali 1958 di Calcio, Pelè ha 17 anni.

“Alcuni giornalisti dicevano che ero troppo giovane per giocare e che non avevo abbastanza esperienza”

“Mio padre mi ha sempre detto, non preoccuparti figliolo devi sempre credere in te stesso, perchè sul campo siete tutti uguali. Questo pensiero mi dava molta forza”.

Questo ha dimostrato Pelè, che entusiasmo e bravura fanno la differenza, e null’altro.

(Le frasi di Pelé sono tratte dal film “Pelé il re del calcio)