In questi giorni le affermazioni di alcuni calciatori relative al loro livello di nausea del pallone e la dichiarazione di Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, sulla necessità di attuare un programma antistress nel Club Italia, nonchè il desiderio dei calciatori tedeschi di avere uno psicologo in squadra, mettono in rilievo l’esistenza di un disagio psicologico. Al di là delle cause di questo malessere, appare evidente la necessità dei calciatori di imparare a recuperare energia mentale e desiderio di giocare attraverso una riduzione di questo stress professionale. Una prima risposta è quella d’imparare a rilassarsi per ridurre le tensioni sostituendole con una condizione psicofisica di distensione. Lo scopo è di uscire fuori da una condizione di lamentela passiva e di entrare in un’altra, che è attiva e che rappresenta da sempre una delle più efficaci azioni antistress. Nei miei programmi di allenamento mentale per gli atleti vi è sempre una parte dedicata al rilassamento, che non serve per gareggiare meglio, ma per uscire da quel tunnel in cui vi è un unico e costante pensiero: la gara e come fare per essere il migliore in campo. Questi pensieri accompagnati dalle relative emozioni (ansia, depressione, inpulsività, rabbia) portano con il passare del tempo alla nausea nei riguardi dell’allenamento e delle partite. Non è l’unica ragione ma è notevolmente importante e molti campioni del calcio a un certo punto della loro carriera si ritrovano senza più fame di vittorie. I soldi, poi, hanno cambiato il loro modo di interpretare la realtà e in un calcio in cui domina sempre di più il valore dell’intrattenimento rispetto a quello dell’agonismo si dimentica la voglia di lottare. Per cui si riparta dall’insegnare a gestire e ridurre lo stress, attraverso strategie come quelle descritte nel mio libro “Affrontare lo stress”. http://www.servizioclientiespresso.repubblica.it/index.php?page=vpc&id=370646
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