Archivio mensile per agosto, 2010

La Juventus ovvero la sindrome del perdente.

La Juventus è prigioniera della sindrome del perdente, secondo cui qualsiasi azione sia stata intrapresa per cambiare, il risultato non cambia. In questo caso sono stati cambiati dirigenza, allenatore e la maggior parte dei calciatori ma la prima partita è stata la copia delle ultime di campionato. Ora la questione è di sviluppare nella squadra un approccio allla partita più deciso e meno pauroso. Si può non essere una squadra di vertice ma si deve essere una squadra combattiva e tenace e quando ciò non avviene vuol dire che non si è lavorato sulla componente mentale di gruppo, sul valore di lottare per non subire. Inoltre, questo non avviene di certo introducendo sin dall’inizio giocatori appena comprati che non hanno mai condiviso allenamenti con i nuovi compagni e non li conoscono. Con questa scelta il messaggio inviato dall’allenatore è che ciò che conta è il talento personale e non possedere un’idea comune di gioco. E’ vero che vincendo si migliora mentalmente ma se non si entra in campo con la voglia di lottare su ogni pallone si perderà sempre. Quindi prima impostare una mentalità fondata sullo strenuo impegno e giocare così le partite; in seguito si svilupperà una mentalità vincente.

Gianni Rivera e le nuove idee del calcio

Il calcio è uno sport che dovrebbe privilegiare chi è più bravo a giocarlo e non chi è più bravo a non fare giocare gli avversari. E’ questo uno dei concetti che Gianni Rivera, il nuovo presidente del Settore Giovanile Scolastico della Federcalcio, ha introdotto per illustrare le linee guida del percorso che intende intraprendere. Questa idea insieme alle “tre regole che debbono penetrare in profondità nella coscienza dei ragazzi: vita sana personale, accettazione delle diversità per costruire, in campo e nella vita una “buona squadra”, rispetto delle regole nei confronti dei compagni e degli avversari” rappresentano la sfida che il Settore Giovanile e Scolastico si è posto.
Dal punto di vista dello sviluppo dei giovani questo orientamento è l’unico in grado di stimolare una loro crescita psicosociale equilibrata e orientata all’affermazione delle loro qualità e competenze umane e sportive. Infatti, questa impostazione coincide con analoghi concetti che sono alla base dello sviluppo psicologico e che riguardano: lo sviluppo e l’affermazione delle proprie competenze psicologiche, il benessere del giovane e del gruppo, l’abilità a socializzare e la costruzione del pensiero morale. Naturalmente sarà necessario un notevole sforzo di idee e di azioni allo scopo di convincere le società di calcio e i genitori a comportarsi in questa maniera e a non considerare i ragazzi come possibili conti in banca ma come persone a cui piace giocare divertendosi. Per saperne di più: http://www.figc.it/it/204/25639/2010/08/News.shtml

Le sfide della Pellegrini

La Pellegrini mantiene la sua motivazione elevata proponendosi e affrontando sempre nuove sfide. Sembra questa l’arma vincente di una ragazza che ha già vinto tutto e che continua a fornire prestazioni vincenti su una distanza diversa da quelle in cui ha dominato sinora. E’ un’atleta che ha più volte ammesso le sue paure ma che non hai rinunciato a superarle. Si conferma così ancora una volta un dato consolidato della psicologia dell’eccellenza. Secondo cui la differenza tra chi è in grado di fornire più volte prestazioni di livello assoluto e chi, invece, le fornisce solo una volta risiede nella capacità di sapere affrontare i problemi che le varie fasi della carriera sportiva propongono, senza lasciarsi impadronire dalla nausea per l’allenamento e per tutte le sue implicazioni (fatica, sacrifici, stile di vita). Chi non riesce a trovare le ragioni per affrontare queste nuove sfide è destinato a retrocedere da campione di una stagione ad atleta di successo incompiuto.