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Shan, Charlotte e Petra: le donne che vincono gli uomini

Shan Zhang, Charlotte Dujardin e Petra Zublasing sono tre donne che hanno battuto gli uomini nelle più importanti gare internazionali. La prima nel 1992 alle olimpiadi di Barcellona nel tiro al piattello, la seconda alle olimpiadi Londra nel dressage (ed è l’ultima di una lunga serie di vincitrici, poichè agli uomini la vittoria manca dal 1988) e la terza, italiana, ha appena stabilito il record del mondo nella carabina. Nel tiro a volo, perchè ciò non avvenisse più, dalle olimpiadi successive donne e uomini hanno gareggiato separatamente. Niccolò Campriani (oro e argento a Londra nel tiro) e fidanzato di Petra sintetizza così le qualità delle atlete: “Alle olimpiadi se vuoi sapere chi è il più veloce devi vedere i 100 metri maschile, se vuoi sapere chi è il più forte devi vedere la boxe maschile. Ma se vuoi vedere chi è il più forte di testa, devi andare alla finale di tiro. E guardare le ragazze”. Nel medagliere italiano molte atlete sono fra coloro che hanno più vinto: dai dream team della scherma, al tennis femminile, al windsurf con Alessandra Sensini, la canoa con Josefa Idem e il nuoto con Federica Pellegrini che hanno conquistato una numero di titoli che nessun collega maschio ha mai ottenuto. Purtroppo sono poche le ragazze che fanno sport rispetto ai ragazzi, bisognerebbe invertire la tendenza per cui il picco di partecipazione si ha a 11 anni e poi è una costante decrescita. Non vi sono politiche sportive per favorire la partecipazione delle ragazze allo sport e ridurre il fenomeno della dispersione dei talenti. Come in tanti altri campi domina “il fai da te”.

Niccolò Campriani insegna come dimenticare la paura

Leggete il libro di Niccolò Campriani “Ricordati di dimenticare la paura”, campione olimpico di Londra 2012 nel tiro a segno. Stupisce innanzitutto la sua capacità di rendere la propria vita di atleta, si legge come un thriller e … ha pure il lieto fine. Parla di sè come di un predestinato alla vittoria, quella di Pechino, che però non gli riesce e questa sconfitta lo distrugge e gli indicherà la strada (faticosissima) per raggiungere il successo. E’ un racconto che non ha nulla da invidiare a quello che fa di se stesso Agassi in “Open”. Un libro per tutti i giovani che vogliono realizzarsi attraverso lo sport ma anche per gli allenatori e i dirigenti che troppo spesso hanno un’idea stereotipata dei giovani atleti.