L’Associazione dottori e dottorandi italiani ha condotto una ricerca su 7.000 iscritti a un dottorato che hanno risposto al questionario posto e che hanno messo in luce che quasi la metà degli studiosi del gradino più alto dell’istruzione-formazione del Paese abbia una salute mentale ad alto rischio.
- 27 % riporta punteggi classificati come gravi o molto gravi su una scala che valuta l’ansia, il 36% denuncia una situazione simile per quanto riguarda la depressione e il 37% per lo stress. Dati più alti di quelli riscontrati nella popolazione generale ma anche di quelli dei colleghi dottorandi e dottorande all’estero. Solo il 52% non presenta alcun punteggio grave.
- 20% ha valori gravi nelle tre dimensioni psicopatologiche: stress, ansia, depressione.
- 16.243 euro (1.195 netti al mese) è l’importo lordo minimo fissato dal ministero dell’Istruzione e della Ricerca per una borsa di dottorato. Il potere di acquisto è in calo dell’8,7 per cento rispetto a 15 anni fa e del 9 per cento rispetto al valore del 2020.
- 61,6% dei dottorandi è nella fascia tra 1.100 e 1.200 euro al mese, il minimo della borsa. Il 9% è al disotto. Meno di un terzo del campione, quindi, supera i 1.200 euro mensili e solo il 18,6% supera i 1.300 euro mensili.
- 24 città su 40 ospitano l’80,2% del totale dei posti di dottorato in Italia. L’affitto di un monolocale di 35 metri quadrati in centro è superiore al 30 per cento della borsa.
- 52% non riuscirebbe a sostenere una spesa imprevista di 400 euro, e solo il 26% supera la soglia determinante di 800 euro, “quella utilizzata nelle statistiche ufficiali per determinare lo stato di povertà”.
- 88% percepisce la precarietà del ruolo e oltre il 50% inizialmente intenzionato a rimanere nel mondo accademico dichiara di aver cambiato idea.
Essere brave e bravi in Italia è una disgrazia.
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