Accettare lo stress positivo

Se partiamo dal presupposto che “la vita è una cosa meravigliosa ma che potrebbe trasformarsi anche in un inferno se non si fa attenzione”, allora si capisce rapidamente perché lo stress, a sua volta, può essere altrettanto meraviglioso oppure fatale. Sono le situazioni di difficoltà che spingono le  persone a impegnarsi al massimo per superarle ed ottenere i risultati che si sono prefissati. Pensiamo al primo appuntamento con una ragazza o un ragazzo, come ci si sentiva, si era tranquilli, no di certo. Si pensava verrà o non verrà, sarò goffo/a?  E’ solo mettendosi in quella situazione stressante, che si è potuto vivere quella sensazione d’incertezza e poi di piacere. E’ dalle sfide (che sono gli stressor) che nasce la risposta o stress positivo. Per sfide non bisogna solo intendere quelle estreme dei campioni olimpici o quelle legate alla propria realizzazione professionale, ambedue richiedono un lavoro a lungo termine di acquisizione e miglioramento continuo delle competenze.

La sfida è anche altro. Sfide anche apparentemente semplici, come quella di trovare del tempo da dedicare durante la settimana a fare qualcosa che piace (una passeggiata, andare al cinema, incontrarsi con gli amici). In questo caso la sfida consiste nel fare qualcosa che piace, per il gusto di farla, per raggiungere obiettivi immediati, per provare piacere o per divertirsi. In tal senso, già molti fa Michael Argyle (1987), studioso della psicologia della felicità, affermava che lo svago al di fuori del lavoro rappresenta uno dei migliori fattori di previsione del benessere e che il divertimento influenza positivamente le relazioni di coppia e la vita sociale, che sono altrettanti indici fondamentali di benessere. Quello che si propone è, quindi, di sviluppare uno stile di vita attivo, sinonimo di una vita non solo schiacciata sui doveri professionali e famigliari ma in cui vi sia spazio per attività promotrici di piacere e soddisfazione. E’ un invito alle persone a preferire le esperienze alla passività determinata dalle comodità (“Perché dovrei uscire, faticare, quando posso stare tanto comodo sul divano a guardare la TV”), a fare piuttosto che avere (“ma se mi compro quel marchingegno elettronico che mi fa dimagrire stando seduto, perché dovrei seguire una dieta e andare in palestra?”).

Queste idee non sono nuove!! Benjamin Franklin, scienziato e politico del XVIII secolo, sosteneva che insegnare a un giovane a farsi la barba e a tenere il suo rasoio tagliente avrebbe contribuito molto di più alla sua felicità che dargli 1.000 ghinee da sperperare. Il denaro avrebbe lasciato solo rimorsi. Mentre il sapersi radere libera l’uomo dalle vessazioni del barbiere, dalle sue dita talvolta sporche, da respiri offensivi e dai rasoi non taglienti. Adam Smith, economista e filosofo, sempre nello stesso secolo affermava che era un piacere stare ad osservare come era fatto un bel orologio, anche se l’estrema accuratezza nella sua costruzione non era di alcuna utilità pratica.

Assumere questo nuovo modo di pensare riguarda il prendersi cura di se stessi, significa prestare attenzione non tanto alla grandiosità dei cambiamenti che potremmo raggiungere dopo un anno e a prezzo di grandi sacrifici. In genere, porsi obiettivi a lungo termine indica più che altro l’aspirazione della persona a raggiungere un determinato risultato ambizioso ma proprio perché si è nel contempo consapevoli di quanto bisognerà impegnarsi nel raggiungerlo può essere percepito come irraggiungibile. Al contrario il ragionare su obiettivi settimanali e percepiti come raggiungibili motiverà a iniziare a dedicare del tempo a qualcosa che piace.

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