Non solo storie di successo

Lo sport non è solo il racconto di grandi storie di successo personale e di squadra.

Emergono anche storie di vita come quella di Djokovic, di Shevchenko e di Dybala. Storie molto diverse che esprimono il non-senso di molte situazioni, che potrebbero sembrare anche comiche se non avessero risvolti sociali importanti come quella di Djokovic e professionali come le altre due storie.

Di Djokovic è stato scritto di tutto e la situazione sembra non avere più segreti. Questa esperienza ci ha riproposto la storia della persona di successo che ritiene di essere oltre le regole e di dover essere accettato per il ruolo raggiunto. Quando ci si percepisce intoccabile, è facile agire con la convinzione che ogni propria scelta sia legittima e debba essere accettata.  Ha sbagliato, finisce lì.

Shevchenko è l’ultimo esempio di come troppo spesso non ci sia professionalità nella scelta dell’allenatore. I presidenti preferiscono buttare via i loro soldi nel mantenere più allenatori a contratto, sono risorse sottratte ad altri investimenti di cui nessuno sembra preoccuparsi.

Dybala e il suo contratto in sospeso da diversi mesi. E’ vero che il nuovo contratto prevede un salto economico importante e il club ha bisogno di tempo per decidere ma allo stesso tempo il protrarsi per mesi di questa condizione non può non esercitare un’influenza negativa sulla serenità del calciatore. Raramente le situazioni che si protraggono senza avere una soluzione sono vissute bene dalle persone, anzi spesso minano proprio la fiducia della persona e il suo sentirsi accettati. Queste esperienze hanno un costo psicologico personale e alla fine danneggiano la squadra.

 

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