Calcio, arbitraggio e psicologia

Sappiamo che lo stress dell’arbitraggio è negativamente correlato con la concentrazione, la fiducia in se stessi e il benessere globale dell’arbitro. Non ci deve stupire poiché ciò avviene in relazione a qualsiasi attività svolta in modo professionale.

Sappiamo anche che così come gli atleti hanno bisogno di competenze psicologiche per eseguire prestazioni di successo lo stesso vale per gli arbitri. Gli ufficiali di gara devono essere in grado di focalizzare la loro attenzione, rimanere freddi sotto pressione, affrontare gli errori e le situazioni avverse con efficacia e fissare obiettivi realistici.

Se questi concetti sono condivisi mi chiedo allora, nel caso degli arbitri di calcio, che cosa viene fatto dall’organizzazione arbitrale per fornire quella preparazione allo stress , in special modo dopo errori gravi, ai suoi associati. Di solito l’arbitro viene tenuto a riposo per qualche turno. A cosa serve questa scelta? E soprattutto in che modo viene aiutato a superare questo tipo di stress? E’ solo il tempo l’unica medicina? E con chi si consulta il designatore, con altri arbitri? E perchè non con uno psicologo?

Domande che non riceveranno una risposta. Un’organizzazione arbitrale quella italiana che negli ultimi 21 anni non ha prodotto una ricerca sugli aspetti psicologici di quest’attività. Al contrario, è un tipo di prestazione molto studiata dai ricercatori delle altre nazioni tanto che su google scholar alla voce referee psychology vi sono almeno cento ricerche sugli arbitri pubblicate in riviste internazionali.

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