Per gli atleti di alto livello la cosa più difficile da mantenere è la continuità di rendimento nell’ambito della stessa competizione sia che si svolga in un’unica giornata che su più giorni. Un degli aspetti che limita le loro prestazioni è l’aspettativa di ottenere un risultato vincente a cui possono aspirare in modo legittimo poiché ne hanno le capacità. Ma non basta essere in forma o sentirsi pronti a fornire questo tipo di prestazioni, perché proprio in virtù di questa opportunità bisogna battere il nostro peggiore nemico che è l’ansia di prestazione. Si tratta di quell’insieme di stati d’animo e pensieri che quando si affacciano alla coscienza dell’atleta rappresentano la prova del 9 che deve essere superata, pena l’arrivo degli errori e di prestazioni deludenti. E’ proprio in questi momenti, che in gara sempre si presentano, che l’atleta deve svolgere il suo lavoro di gestione delle paure e di tutto ciò che potrebbe limitare l’espressione di sé in gara. Non bisogna scappare si deve invece entrare dentro la paura e cominciare a distruggerla servendosi di quelle abilità che si sono imparate con il mental coaching, è il momento di usarle. Non basta averle apprese per non essere ansiosi, bisogna con umiltà e pazienza riconoscere che si sta vivendo un momento emotivamente disturbante e agire per superarlo. Temo che, talvolta, gli atleti siano convinti che queste situazioni negative non dovrebbero manifestarsi in quanto seguono un programma di mental coaching. Non è così. Si comportano come chi sapendo come risolvere un problema, anziché impegnarsi a risolverlo si preoccupa di avere quel problema. Ovviamente in questo caso il problema non viene eliminato e potrà manifestare tutta la sua forza distruttiva.
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