Altri 13 morti su un 8.000m

Non è inutile dire che sono troppi altri 13 morti per scalare un 8.000m tutti appartenenti a spedizioni commerciali. Nives Meroi ha detto che la via che stavano facendo è pericolosa tanto che lei stessa è salita sul Manaslu seguendone un’altra più faticosa ma più sicura. La morte accompagna sempre gli alpinisti ma qui era dietro l’angolo: 0 gradi a 6.000m qualche giorno fa, forti nevicate e sapere che quella è una zona di valanghe. Si dirà che allora non ci si dovrebbe andare. Credo che ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma come possono farle quelli che partecipano a spedizioni commerciali, il cui obiettivo è di portare tutti in cima e non di tornare indietro se le condizioni sono proibitive. La questione è da anni sempre la stessa: l’obiettivo è la cima e non la vita dei clienti. Questi ultimi raramente sono alpinisti esperti e quindi si abbandonano nelle mani delle loro guide, non decidono, hanno pagato moltissimi soldi e non vogliono rinunciare. Non si rendono conto dei pericoli, perché gli è stato detto che saranno portati in cima. Il loro narcisismo gli impedisce di ragionare, di chiedere e di ricevere risposte. I responsabili delle spedizioni commerciali mi ricordano gli imbonitori dell’800 che vendevano boccettine contenenti medicine miracolose. Qui è lo stesso: immagini di altri clienti in vetta e foto bellissime ma nulla che riguardi i veri pericoli. A aumentare la tragedia vi è il gran numero di persone che le spedizioni commerciali portano in alta quota, questa volta erano 35, e quindi le tragedie sono ancora più spaventose per il numero elevato di persone coinvolte. Purtroppo nulla cambierà e quindi prepariamoci a altre notizie di questo tipo.

 

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