Gestire la finale olimpica

Sapere gestire la finale olimpica è l’incredibile nell’incredibile. Primo perché raggiungerla è un fatto eccezionale e poi perché non bisogna arrivarci mentalmente scarichi. Può sembrare strano che ciò possa succedere ma avviene più spesso di quanto non si possa immaginare. Probabilmente è stato il caso di Arianna Errigo nella finale del fioretto, di Scozzoli nel nuoto e di Occhiuzzi nella sciabola. Si può non essere pronti alla prova finale, ci si è esauriti per raggiungere quell’obiettivo e non se ne ha più. A questi atleti sarebbe stato utile uno psicologo dello sport che li avesse aiutati a ritrovare l’energia mentale necessaria a lottare al loro meglio e ad avere un atteggiamento meno determinato a vincere. Il mio ricordo personale risale a quando un atleta prima della finale olimpica di tiro a volo, in cui era entrato fra i primi sei, mi disse che aveva la nausea, che non aveva più energia e che non sapeva cosa fare. La mia risposta fu di ricordargli in pochi minuti tutto quello che aveva fatto negli anni precedenti, sacrifici e rinunce,  per raggiungere quel traguardo e che doveva andare e fare ciò che sapeva. Andò bene e vinse la medaglia d’argento

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