I pensieri di chi vince

Grandi prestazioni richiedono pensieri profondi che conducono all’accettazione della propria ansia e di qualsiasi stato emotivo l’atleta.

Ecco alcuni esempi di grandi campioni italiani.

Giovanni Pellielo (tiro a volo, 4 medaglie olimpiche, 4 ori mondiali)

L’ultima delle serie di selezione è stata la più pesante, ho fatto zero al penultimo bersaglio in prima pedana, ho chiuso con ventitre ed è stata la serie in cui ho sofferto di più perché bisognava fare il risultato in condizioni difficili e con un carico emotivo altissimo in quanto ero comunque l’uomo che aveva vinto due medaglie alle Olimpiadi. Diciamo che in quell’occasione tutti i fantasmi sono arrivati alla mente: è stato difficile chiudere quel risultato ma l’ho chiuso. Poi ho pensato alla finale facendo riferimento al bagaglio di quattro anni d’esperienza e ho rivissuto tutto quello che avevo fatto nell’ultimo anno a livello di preparazione soprattutto psicologica così da affrontare la finale come io volevo e desideravo.

Valentina Vezzali (6 ori olimpici)

Ho un grande rispetto dell’avversario al punto da tremare come una foglia prima dell’inizio di ogni competizione. Quando mancano dieci minuti all’incontro, mi sembra di ritornare all’esame di maturità. Provo la stessa angoscia.

Jannik Sinner (tennis, 1° italiano a vincere un torneo dello slam dopo 48 anni)

Io sotto pressione? Niente in confronto a quella di un chirurgo o di un capofamiglia che deve mettere in tavola la cena. Mantenere una famiglia o non sapere se ti entra un razzo in casa, questa è pressione. Giocare a tennis è un privilegio, una cosa di cui sentirsi onorati.

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