E’ essenziale imparare dall’esperienza

E’ piuttosto frequente conoscere giovani atleti che hanno difficoltà a spiegarsi le loro prestazioni o a capire le ragioni degli errori commessi.

Ciò avviene perchè non hanno sviluppato in maniera efficace l’abilità a servirsi della propria esperienza sportiva per migliorare. La ragione per cui s’inserisce  questa abilità fra le competenze psicologiche rilevanti, nasce dalla consapevolezza che l’apprendimento e il conseguente perfezionamento si basano sulla continua correzione degli errori compiuti sino al raggiungimento dell’esecuzione ottimale, fase in cui l’atleta dovrebbe essere in grado di fornire prestazioni eccellenti anche in presenza di condizioni psicologiche, relazionali, fisiche e ambientali problematiche. Inoltre, dato che l’allenamento si fonda sulla ripetitività delle esercitazioni e su almeno 1000 ore di attività per anno, riflettere su questa esperienza così importante per l’atleta è assolutamente necessario per evitare di allenarsi con il pilota automatico e senza assumersi la responsabilità piena di come ci si allena.

Il sapere servirsi delle proprie esperienze sportive passate e quotidiane come di uno strumento essenziale per il proprio miglioramento richiede che l’atleta sviluppi una chiara consapevolezza relativa alle proprie prestazioni in allenamento e in gara. Infatti la consapevolezza di se stessi è la chiave che apre la porta alla comprensione delle esperienze effettuate e costituisce il modo per giungere a esercitare un controllo positivo sulla pressione agonistica. Spesso si sente dire “a un certo punto non ho capito più niente, non so cosa mi sia successo, ho perso la testa”. Kenneth Ravizza, uno degli psicologi più affermati nella Major League di Baseball sosteneva che “gli atleti devono imparare la differenza fra l’esecuzione meccanica di un’abilità e l’esperienza stessa dell’abilità”.

La consapevolezza prevede che l’atleta sia totalmente concentrato sulla prestazione, cioè su quanto sta facendo in un determinato momento. In tal modo non può essere focalizzato sul risultato della sua prestazione che, al contrario, gli metterebbe addosso una pressione ancora maggiore di quella che sta avvertendo, riducendone probabilmente la qualità.

Pertanto gli allenamenti così come il riscaldamento pre-gara devono avere come scopo quello di mantenere l’attenzione centrata sul presente; in quei momenti gli atleti dovranno svolgere delle azioni tecniche in una condizione di concentrazione tale da consentire un’esecuzione per loro ottimale. Inoltre, l’allenamento, e soprattutto le sue fasi più significative, non devono mai essere solo una mera esecuzione delle abilità fisiche e tecnico/tattiche di un atleta o di una squadra ma devono costituire una dimostrazione delle loro abilità cognitive ed emotive. Ad esempio, nel tiro al piattello, gli atleti prima di iniziare l’allenamento fanno degli esercizi di riscaldamento che determinano un livello di attivazione fisica di carattere generale e specifica per questo sport, successivamente eseguono degli esercizi di “tiro focalizzato” per garantire un’altrettanto adeguata attivazione della componente mentale della prestazione.

Questi ultimi esercizi comprendono azioni di imbracciata del fucile, ponendo attenzione a che questo movimento sia preciso e accurato e prove di concentrazione per riconoscere che lo sguardo sia rivolto verso il punto da cui uscirà il piattello. Questa sequenza di esercitazioni viene riprodotta per alcuni minuti, sino a quando il tiratore non si sente mentalmente e fisicamente pronto a iniziare. Dato che l’inizio delle gare è ovviamente prestabilito, ogni tiratore deve possedere una propria routine pre-gara che lo conduca a essere pronto qualche minuto prima dell’inizio. Appare così evidente come lo sviluppo della consapevolezza riguardi il timing della preparazione da svolgere prima della gara, le attività da svolgere, nonché l’atteggiamento mentale con cui effettuarli allo scopo di sentirsi pronti a gareggiare sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

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