Imparare da Agassi perchè dalla sua autobiografia “Open”, uscita circa 2 anni fa, si possono trarre molte idee su uno dei tanti modi in cui si è campioni. I temi principali sono diversi: il rapporto padre-figlio, quello con la squadra con cui lavora, l’odio per il tennis e l’impossibilità di abbandonarlo, l’amore, la consapevolezza della propria esistenza e la necessità di viverla fino in fondo. E’ un libro complesso perchè complessa e piena di contraddizioni è la vita. E’ una storia da leggere per capire l’esistenza di un giovane che non può che fare “quella cosa lì.” I ragionamenti durante i match sono impressionanti, Agassi sa con notevole anticipo quando sta per vincere o perdere e ciò accade con regolarità. Appare evidente che è la mente a guidare la propria esistenza e che la lotta consiste nel metterla in condizioni di fargli raggiungere il successo, con l’aiuto grande e indispensabile dei suoi mentori e dei suoi amori. La storia ha un lieto fine, perchè con Steffi Graf trova una compagna giusta per lui e viceversa. I due figli che hanno non giocano a tennis. Non è la descrizione di come vivono i campioni ma è come uno di loro ha vissuto questa esperienza. E’ un esempio di come si convive con i propri mostri interiori e di come ci si rialza dopo le sconfitte. Leggerlo arricchisce e permette di capire come la vita di un atleta sia e non possa altro che essere una lotta continua contro quelle parti di sè che si ribellano a questa condizione e che preferirrebero il lasciarsi andare e il rinunciare. Infatti, reagire significa combattere contro questo stato mentale che, riempiendo di odio quello che viene fatto, ha lo scopo di portare l’atleta all’autodistruzione. Questo è ciò che non fatto Agassi che è stato uno dei tennisti più longevi e di successo.
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