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A che serve studiare?

Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: “A che serve studiare? Chi sa rispondere?”. Qualcuno osò rispostine educate: “a crescer bene”, “a diventare brave persone”. Ma il Professore non soddisfatto scuoteva la testa. Finchè alla fine disse: “Serve ad evadere dal carcere”.

Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare. Dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.

Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza. Uno Stato democratico deve salvarli perchè è giusto. E perchè il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.

Corrado Augias

Dimostrata l’importanza di un approccio multi-sport per i giovani atleti

Nel 2015, Urban Meyer, allenatore capo di football della Ohio State University, ha scritto un grafico sulle preferenze di reclutamento. Ha indicato che l’allenatore recluta in prevalenza atleti che hanno praticato multi-sport.

Il mese scorso, USA Baseball, l’organo nazionale di baseball amatoriale, ha pubblicato un articolo sul suo sito intitolato“Salviamo l’atleta Multi-Sport dall’estinzione.” In esso, Darren Fenster, attuale manager di un’affiliata dei Boston Red Sox, incoraggia gli studenti-atleti ad aspettare il più a lungo possibile a specializzarsi in uno sport. Questi recenti pronunciamenti, vanno contro la pratica corrente  di avere studenti-atleti praticanti un solo sport in giovane età. L’idea è che la specializzazione fornisca ai giovani studenti-atleti i primi successi e l’accesso ai club d’elite e ai migliori allenatori, che potrebbero meglio posizionarli nel ricevere leborse di studio.

Perché oggi sono così tanti coloro che sono a favore della partecipazione degli studenti-atleti a competizioni in sport diversi? Maggiori sono i dati scientifici a favore, sempre più chiaro risulta essere il vantaggio di praticare più sport in termini di sviluppo delle competenze e la salute generale.

(Da UsaToday)

Stiamo meno seduti!

Le domande degli studenti di scienze motorie

Una domanda che gli studenti di scienze motorie mi pongono spesso riguarda l’importanza della soggettività, l’importanza cioè delle convinzioni degli atleti. Sono abituati a credere che ciò che non è misurabile con qualche strumento scientifico non sia vero. Quando parlano di fatica, ad esempio, pensano che ascoltare l’allievo non sia utile perchè oggettivamente gli esercizi che sta facendo non possono averlo stancato. Naturalmente questa impostazione mentale degli studenti risente dell’enorme ifluenzza che gli studi di medicina e fisiologia esercitano sulla loro formazione. Seguendo questo approccio all’allenamento danno, come giusto, rilevanza alla proposta tecnica della seduta ma tendono a sottovalutare l’importanza di sapere gestire la relazione con gli atleti. Per loro è sufficiente condurre un allenamento corretto in termini di carichi di lavoro o di progressione metodologica ma sono meno orientati a gestire le emozioni o fornire indicazioni specifiche su come affrontare un compito in modo concentrato.