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A che serve studiare?

Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: “A che serve studiare? Chi sa rispondere?”. Qualcuno osò rispostine educate: “a crescer bene”, “a diventare brave persone”. Ma il Professore non soddisfatto scuoteva la testa. Finchè alla fine disse: “Serve ad evadere dal carcere”.

Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare. Dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.

Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza. Uno Stato democratico deve salvarli perchè è giusto. E perchè il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.

Corrado Augias

L’ignoranza è un carcere

Nell’era digitale perdiamo la profondità dei pensieri

Suggerisco di leggere questo pensiero di Italo Calvino espresso nelle Lezioni americane più di trenta anni fa.

“Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva … che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime … a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro dello parole con nuove circostanza”. 

Come si manifesta la forza conoscitiva del pensiero nella nostra vita quotidiana?

Attraverso le parole che ci permettono di esprimere le nostre idee e stati emotivi. Se le parole saranno ben organizzate in un linguaggio specifico potremmo essere capiti dagli altri interlocutori. I social e il tempo via via crescente cha a essi dedichiamo, proprio per la semplicità che richiedono riducono la capacità espressiva dei nostri pensieri, poiché sono costretti a semplificarsi e a diventare superficiali per potere essere condivisi e accrescere i nostri follower. La ripetitività nel tempo di questo modo di comunicare determinerà la riduzione della profondità dei nostri pensieri.

La salvezza a questo ridimensionamento mentale degli esseri umani può essere solo dato dallo studio e dalla lettura dei romanzi.

Riflettiamo.