The big matches can be turned into positive the team play and that is what it’s happening to the Copenhagen team. The desire to play well can turn a team with a poor play in a team more technical and combative. Juventus, on the other hand, while playing a positive match does not appear combative and aggressive as usual. Combat means fighting all the time as if it were the decisive one; this attitude is very hard to maintain because it requires continuous physical and mental readiness as well as tactical intelligence to play as planned. The Champions League requires this mental approach that Juve in the first half has shown little while in the second the team alternated positive moments with other in which it appeared distracted.
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In the winter, no one takes to the streets dressed in summer, because we know that in this way we get sick and then to prevent this eventuality, we dress to winter. Why so frequently, first do we make a mistake and then we try to correct ourselves, instead to work to prevent it? It’s said that to prevent is better than cure. In sports errors represent what it should be avoided, the disease from which we must free ourselves, and usually taught that the cure is to learn to react to them as quickly as possible. This teaching is well summarized in the phrase: “No matter how many times you fall but how quickly you get up again.” To achieve this goal, the athletes are trained to get back to being focused on performance immediately after they did a mistake. But if it’s better to avoid getting sick, what is the way to prevent errors? This means being aware of which behaviors to avoid and what to put in place instead. Regarding to sport, it means being aware of what mistakes we can make in that workout or race and to know what it’s the way to avoid them. Consequently, the athletes should be aware of situations that must be met, think about the mistakes that they could commit and that they has committed in the past and focus only on the actions that must take to do well. In this way, they will learn not so much to eliminate the difficulties, which are always present in a race, but to deal with them in a winning way.
Fun applies to everyone, not just for Federica Pellegrini. In fact, we are too often overly serious with ourselves, as if to do well it would be necessary to be concerned and totally focused. Instead, it is not uncommon for an athlete with this attitude put into a mental state in which he becomes too tense, living the event with an exaggerated apprehension . Conversely,an attitude stimulating mood states like the enthusiasm and the desire to have fun trigger positive feelings, mental energy and desire to maintain this state during the competition. Federica Pellegrini did it with success and I am convinced that many athletes should have to choose the same track, to find out that this attitude is a key that leads to be satisfied with ourself.
Have the “right” attitude means being totally focused only on what should be done to provide the best performance of which we are able. Just before the start of the competition and during its course, the athlete should be focused on making at the best her work. The training and the past performances must should be taught to manage the distractions, in order to react to them almost unconsciously. In those moments every kind of thinking is immediately classified as useful or useless to do well. The first is maintained and allows to remain focused on performance, while the latter must be eliminated. In this way the athlete is in control of his performance, he lives only in the present and is able to respond quickly to what happens in the competition.
The problem of the Napoli football team, as shown in the game lost yesterday against Bologna, is the attitude during the match. It’s something that in my opinion is untrained, because it is assumed that they have the skills to play it well enough to put the players in a position to be able to do in the field. My idea is different. In fact, the competence in play as we know depends on the integration of two components, which are the skills acquired and the attitude (how to behave in the field). In essence, it is not enough to be skilled, the players must know how to show it in the game, improving the attitude Napoli will continue to play well but it will also do it in the face of opponents.
Spesso gli allenatori parlano di “atteggiamento giusto”, con il quale si possono fornire grandi prestazioni. Facile a richiederesi agli atleti, più difficile da insegnare e da sapere riproporre ogni volta. A noi psicologi viene chiesto di insegnare ad avere questo modo di essere e anche per noi è tutt’altro che facile. Comunque avere fra i nostri strumenti la competenza di apere rispondere a questa richiesta è un fattore estremamente importante. Ecco uno spunto per chi vuole allenatore o psicologo cimentarsi nel trovare quale sarebbe la sua risposta.
Sempre più di frequente si sente parlare da parte degli allenatori che la loro squadra soffre di problemi di autostima; altrettanto spesso terminao l’intervista dicendo che chiedono ai giocatori di mostrare la prossima partita più grinta, determinazione o coraggio. Ovviamente non è certo questa la soluzione altrimenti l’allenamento consisterebbe nel chiedere a chi corre poco, di correre di più; a chi è indeciso di essere deciso; a chi è lento di essere veloce e così via. Insomma, non si cambia di certo dicendo a qualcuno di fare ciò che di solito non fa. Si cambia innanzitutto analizzando come ci si allena,si lavora con il pilota auomatico o con lo stato d’animo di chi vuole fare bene? I giocatori di solito fanno ciò che dice l’allenatore, raramente questo è un problema. La questione è un’altra e riguarda “come si sta sul campo”, si è presenti solo con il corpo o anche con la mente? Agli atleti con cui lavoro dico sempre che bisogna allenarsi con l’anima altrimenti è meglio stare a casa. Significa che per prima cosa è importante l’atteggiamento con cui ci si dispone all’allenamento, subito viene la concentrazione totale su quanto si deve fare. Solo in questo modo si ottiene il meglio da sè. Con questo approccio la partita diventa una situazione in cui ri-attivare questa condizione psicologica, solo in quel momento entrano in gioco gli schemi e la tattica. Come dire, anche chi possiede una ferrari, prima di pensare a come guidarla deve accendere il motore; altrimenti questa bella macchina resta ferma e anche chi guida una cinquecento può superarla.
A proposito della Juventus si parla molto sui quotidiani di come migliorare l’atteggiamento dei calciatori che, si dice, dovrebbero ragionare di più e fare esattamente cosa gli viene di fare, poichè non essendo campioni devono imparare a seguire quasi in modo meccanico l’organizzazione di gioco che viene proposta. Questo approccio corrisponde a uno dei principi del modello della leadership situazionale, che sostiene infatti che fino a quando i calciatori non hanno dimostrato di avere acquisito sufficiente esperienza e competenza sul campo devono applicare in modo preciso le direttire dell’allenatore che solo in seguito fornirà loro (e magari non a tutti) maggiore autonomia di scelta.
E’ ‘ molto visto il video di un gruppo di scalatori che cantano attaccati a una parete di una montagna “Don’t worry be happy”. E’ la metafora di come ci si dovrebbe comportare oggi se si è giovani? Competenza (arrampicare), piacere per il rischio (appesi a una parete sul vuoto) e umore positivo (cantare) (http://www.youtube.com/watch?v=sPh9PTao6GQ). Il rovescio della medaglia è quanto, invece, viene descritto da un’indagine effettuata da Paola Giuliano e Antonio Spilimbergo sull’atteggiamento dei giovani americani di 18-24 anni di fronte alla recessione. I risultati indicano che è dominante la richiesta di protezione e il desiderio di prendere meno rischi nei propri investimenti (lasciare casa per cercare sbocchi di lavoro e di studio migliori) (http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5469.
L’abilità è cosa sei capace a fare. La motivazione determina cosa fai. L’atteggiamento determina quanto bene lo fai.
Lou Holtz, allenatore football americano
