Monthly Archive for August, 2011

A proposito di come insegnare a scuola

Ho letto l’articolo di Marco Lodoli sui problemi della scuola che attribuirebbe troppo valore alle emozioni e poco allo sviluppo del pensiero logico razionale, nonchè i commenti tutti veramente interessanti e che fanno a gara a fornire le proposte più efficaci. Nulla da dire sui contenuti ma non credo sia questo l’approccio migliore. A mio avviso prima del cosa vie il come e a questo riguardo ritengo che, molti insegnanti non abbiamo l’interesse e la volontà di insegnare, cosa assolutamente difficile ma decisiva. Poco importante poi se si vuole privilegiare il latino,la matematica o Dante. La mia domanda è la seguente: i docenti devono essere dei conferenzieri che illustrano dei temi e l’apprendimento dipende solo dall’allievo, o viceversa sono degli insegnanti che devono ottimizzare l’apprendimento dei loro allievi. Secondo, quale deve essere l’impegno a casa degli allievi, quanto deve essere, quale programmazione i diversi insegnantio adottano per consentire una distribuzione dei carichi di lavoro, qual è l’intensità di lavoro che devono richiedere e come la insegnano. In qualsiasi prestazione, atletica, musicale o professionale queste sono le domande principali a cui devono sapere rispondere i leader. Poi magari vi sarà anche il problema delle emozioni, ma questo viene dopo. Quindi prima condividiamo il metodo e poi entreremo nel merito dei temi. http://www.repubblica.it/scuola/2011/08/31/news/scuola_emozioni_ragione-21064877/?ref=HREC2-3#commentatutti

Perdere per un colpo

L’inglese, dopo essere stato al comando per tutto il giorno e in vantaggio di un colpo sugli altri quattro, ha fatto bogey all’ultima buca. Il primo ad essere eliminato dal playoff, giocato sul par 5 della buca numero 18, è stato Bernd Weisberger. Dopo l’austriaco quindi Pablo Larrazabal, anche lui eliminato da un bogey. Quindi una buca senza eliminazioni (per i tre in gara tre birdie) e l’eliminazione per bogey di Mark Foster. La conclusione del torneo è arrivata quindi alla quinta buca di spareggio, quando un birdie ha consegnato a Thomas Bjorn la vittoria.

C’è ancora molto da fare per migliorare nella concentrazione

I mondiali di atletica ci stanno insegnando che per un campione la vittoria o la sconfitta sono decise da piccoli particolari o divise da una manciata di centesimi di secondo. Nei 10.000m maschili, il secondo che era stato in testa nella fase finale è giunto dietro al primo per molto meno di un secondo. Nella finale dei 110 ostacoli, due manate hanno impedito al primo di vincere, perchè è stato qualificato. Di Bolt si è già detto, l’ansia non dominata gli ha fatto commettere una partenza falsa. Sono dettagli che hanno annullato mesi di allenamento. Una migliore gestione della concentrazione avrebbe con probabilità ridotto il rischio di questi errori. Allenarla non è facile, intanto perchè questi sono atleti ovviamente molto concentrati, ma questo non è bastato. Per primo bisognerebbe che quando siè in forma, pronti e forti, la differenza in gara la fanno questi piccoli dettagli, che rappresentano delle crepe che si aprono nella mente, magari piccole ma tali da ostacolare la prestazione. Si potrebbe fare molto per lavorare su questo aspetto della prestazione, non so cosa abbiano fatto questi atleti, in ogni non a sufficienza. Suggerirei loro più allenamento mentale per dare alla mente più strumenti per gestire il corpo in preparazione delle prossime Olimpiadi di Londra.

Psicologia nei grandi eventi e nelle grandi squadre

Ho lavorato in multinazionali in cui i manager inviati in altri paesi venivano formati da psicologi e antropologi sulla necessità di comprendere la cultura e la mentalità del paese e delle persone che avrebbero dovuto guidare e questo non cert per buonismo, ma per consentire il migliore e più rapido inserimento del manager in un nuovo ambiente. Significa volere comprendere il punto di vista degli altri allo scopo di massimizzare le proprie prestazioni. Avviene anche nello sport di livello internazionale o professionistico che sono ambiti in cui s’incontrano individualità e gruppi tra loro anche molto diversi? Direi di no! Alcuni esempi. Il nuovo allenatore della Roma: è pronto a dare un ruolo a Totti, conoscendone l’influenza sulla squadra e i tifosi e portandolo a svolgere un ruolo positivo per la squadra. Questo richiederebbe la conoscenza della mentalità di un calciatore che non è mai voluto andare via da Roma. Ciò non vuole dire farlo giocare, bensì conoscere per servirsene: non credo venga fatto. Secondo òa IAAF, in relazione alla decisione di squalificare un atleta dopo una partenza falsa, ha mai chiesto ai diretti interessati: direi di no. Infine, Bolt si è mai chiesto come convivere felicemente con il suo obbligo di vinecere a ogno costo: direi di no. Esperti in relazioi umane avrebbero potuto fornire loro informazioni e conoscenze tali da farli decidere per il meglio, limando i personali egocentrismi e la preseunzione di avere sempre una risposta giusta per la semplice ragione che si occupa un ruolo importante.

Bolt partenza falsa. W Bolt

Il fatto: partenza falsa di Bolt e sua esclusione dalla finale. Bolt ha così mostrato a tutti che anche il più forte, nonostante sappia che vincerà, è soggetto a tensioni psicologiche che gli possono mpedire di ottenere il successo che le sue qualità gli dovrebbero consentire. Evviva non comanda solo il colore delle fibre ma ciò che conta è le mente. Alla TV italiana sono tutti contenti perchè “il guascone Bolt” ha finalmente perso per colpa della sua superficialità. Nessuno che provi a spiegare come la tensione e l’obbligo di vincere determinino pressioni che possono fare perdere la testa anche a chi è evidentemente più forte.

Chi guida la Roma in campo?

La Roma è stata subito eliminata e la domanda che molti si pongono in relazione alla sostituzione di Totti quando la squadra stava vincendo 1-0 è la seguente: “meglio un uomo fresco ma inesperto o uno stanco ma dalle qualità indiscusse in grado di decidere in qualunque momento la gara con una giocata?” Posta in questo modo la questione comporta una scelta di campo netta a favore di un giocatore rispetto a un altro. Personalmente porrei la domanda non sulla persona ma sul ruolo svolto in campo. Perchè queste sono partite in cui è necessario che qualcuno in campo guidi la squadra, può correre o non correre, ma ci deve essere un calciatore che sprona i compagni a lottare, a seguire gli schemi, a essere presenti su ogni pallone. Se Totti ricopre qusto ruolo a mio avviso dovrebbe giocare, altrimenti va cambiato perchè non si può vivere nell’aspettativa magica che risolva i rpoblemi della squadra con una invenzione.

Idee sul prossimo campionato di calcio

Il campionato di calcio dovrebbe iniziare domenica e da psicologo consiglierei ai presidenti di mantenere la calma perduta, ai calciatori di dimostrare il loro valore in campo, agli allenatori di valorizzare il loro staff e di non circondarsi solo di “yes man”, agli arbitri di non subire le tensioni del campo ma di ridurle e gestirle.

Master Universitario in Psicologia dello Sport di II livello

Il Master Universitario di II livello in “Psicologia dello Sport” è organizzato dal Centro Interuniversitario “Mind in Sport Team” composto da: Università di Roma “Foro Italico” Università “La Sapienza” di Roma, Università di Trieste, Università di Catania, Università di Cagliari, Università di Chieti e Università di Verona e Università di Firenze
Gli Obiettivi del Master e sbocchi professionali
Il Master forma una figura professionale di psicologo in grado di intervenire in contesti sportivi differenti sia per il livello agonistico (federazioni, squadre nazionali ma anche contesti di tipo amatoriale o giovanile), sia per gli obiettivi (incremento della prestazione ma anche: facilitazione dell’accesso e del mantenimento dell’attività fisico-sportiva nelle diverse fasce della popolazione, impostazione e monitoraggio di programmi che utilizzano lo sport come strumento di integrazione sociale, di educazione, di promozione del benessere individuale e di gruppo). Lo Psicologo dello Sport può rispondere alle richieste provenienti da utenze differenti: le federazioni sportive, i grandi gruppi sportivi, i singoli atleti, gli enti di promozione sportiva, ma anche le scuole e le differenti persone coinvolte nell’attività sportiva (allenatori, genitori, amministratori, arbitri).
In sintesi, gli obiettivi del Master sono: (1) Consentire l’acquisizione delle competenze di Psicologo dello sport attraverso l’attività didattica. (2) Il confronto con esperienze di eccellenza, stage presso federazioni e società sportive, project work e testimonianze di valore. (4) Sviluppare la professionalità attraverso un percorso formativo correlato alle diverse esigenze del contesto sportivo. (5) Offrire l’opportunità di usare i modelli teorici e gli strumenti tecnici appresi durante il corso nei contesti professionali, attraverso stage e tirocini supervisionati
Destinatari
Per l’ammissione è necessario essere in possesso di una laurea specialistica in Psicologia conseguita in Italia, di una laurea in Psicologia conseguita secondo il previgente ordinamento universitario o essere in possesso di un titolo equipollente.
Docenti
Le lezioni sono condotte da docenti delle diverse sedi consorziate del Centro Interuniversitario “Mind in Sport Team” (MiST). Alla docenza contribuiscono anche altri docenti universitari, docenti della Scuola dello Sport del Coni, psicologi professionisti ed esperti del mondo sportivo.
Articolazione del Master e stage
Il Master prevede 1.240 ore di lavoro per lo studente (60 CFU), articolate in 240 di lezione frontale
(corrispondenti a 30 CFU), 480 ore di tirocinio supervisionato presso organizzazioni sportive ed enti (20 CFU) 250 ore (10 CFU) dedicate alla preparazione di una Prova finale (Project work).
Il tirocinio, della durata di almeno quattro mesi, si svolge in strutture quali Scuole Calcio della FIGC, Società Sportive afferenti alla FIPAV e alla FIDAL, e altre organizzazioni sportive identificate dal Comitato Coordinatore del Master.
Il tirocinio consente di realizzare specifici progetti in precedenza concordati con l’ente ospitante. Il lavoro svolto nel tirocinio sarà oggetto del Project work che l’allievo discuterà al termine del Master. La frequenza è obbligatoria.
Programma delle lezioni
Metodologia della ricerca psicologica applicata allo sport. Gruppi e dinamiche di gruppo nello sport. Processi cognitivi e tecniche psicologiche per l’incremento delle prestazioni sportive. Lo sport nelle diverse fasi del ciclo della vita. Il marketing di se stessi e delle organizzazioni sportive. Strumenti e tecniche di valutazione psicologica nello sport. Sport, salute e benessere psicofisico. Fondamenti psicofisiologici della prestazione motoria e sportiva. Aspetti organizzativi e sistemici della consulenza nello sport. Psicologia delle organizzazioni sportive. Fondamenti di metodologia dell’allenamento e dell’insegnamento.
Titolo rilasciato
Il corso di studio rilascia il titolo di Master di II livello in “Psicologia dello Sport”. Il titolo è rilasciato dal Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” e sottoscritto dal Direttore del Centro Interuniversitario.
Informazioni
Sede del Master in Psicologia dello Sport:
Università degli Studi di Roma “Foro Italico”,
P.za Lauro De Bosis, 15 – 00194 Roma
Ulteriori informazioni possono essere richieste ai
seguenti numeri telefonici: Segreteria del Master:
tel. +39 06.36733209 – fax: +39 06.36733233 – e-mail:
mauro.reale@iusm.it; Direttore del Master: prof. Arnaldo
Zelli, tel. +39 06.36733368 – e-mail: arnaldo.zelli@uniroma4.it

Migliorare l’atteggiamento e leadership allenatore

A proposito della Juventus si parla molto sui quotidiani di come migliorare l’atteggiamento dei calciatori che, si dice, dovrebbero ragionare di più e fare esattamente cosa gli viene di fare, poichè non essendo campioni devono imparare a seguire quasi in modo meccanico l’organizzazione di gioco che viene proposta. Questo approccio corrisponde a uno dei principi del modello della leadership situazionale, che sostiene infatti che fino a quando i calciatori non hanno dimostrato di avere acquisito sufficiente esperienza e competenza sul campo devono applicare in modo preciso le direttire dell’allenatore che solo in seguito fornirà loro (e magari non a tutti) maggiore autonomia di scelta.

(Italiano) Le frasi che contano

Josefa Idem è un mito e una leggenda dello sport mondiale. E questo senza retorica. Questa è una delle frasi di sport più belle che abbia mai letto alla domanda “Si vince con lo spirito?” “Serve ma non basta, il resto è soprattutto fatica. E’ l’altro messaggio che mi onoro di potere diffondere: noi siamo orgogliosi di svolgere bene il nostro lavoro. Ecco, penso che che oggi ci sia una mancanza di filosofia del fare al meglio le cose, si sia persa quella fierezza della competenza e dell’impegno di una volta. Inutile rasegnarsi alla cirsi economica, meglio attrezzarsi e diventare più bravi degli altri. Etica del vaoro, dico troppo?”