Monthly Archive for August, 2011

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Motivarsi visualizzando i propri obiettivi

Uno studio ha dimostrato che la visualizzazione dei propri obiettivi favorisce la convinzione di saperli realizzare, siano mete astratte (avanzameno di carriera) o caratterizzate in termini di azione fisica (prestazione sportiva). I ricercatori hanno proposto uno scenario in cui a dei venditori veniva proposto un viaggio premio alle Hawaii nel caso in cui avessero aumentato del 20% il loro budget annuale. Se i progressi venivano riportati in modo visivo attraverso un grafico, i venditori erano più motivati rispetto al leggere i loro progressi tramite i numeri, ad esempio dollari o percentuali di numeri. Lo stesso avviene nel caso in cui si voglia risparmiare dei soldi per le vacanze e s’immagina che il conto aumenta piuttosto che concentrarsi solo sul totale.  Gli autori suggeriscono che anche il disegno di un grafico dei propri risparmi serva a motivare maggiormente. Leggi:  http://www.sciencedaily.com/releases/2011/08/110815143935.htm

Cosa c’insegna Eto

La storia di Eto come alcuni hanno riportato insegna che chi può spendere ricerca i calciatori migliori, e che questo avviene indipendentemente dall’are geografica della squadra. L’insegnamento per i nostri club è quello d’investire nella ricerca di giovani talenti italiani, così come ha fatto in precedenza il Barcellona. Se ciò non avverrà l’Italia calcistica è morta. L’importante è esserne consapevoli.

Iosefa Idem

Da noi sono più popolari Federica Pellegrini o Francesco Totti. Iosefa Idem va sui media solo se fornisce prestazioni eccezionali. E’ un vero peccato, che ci dice quanto siamo occupati non dal valore della prestazione ma piuttosto dal ritorno mediatico che ne può derivare. Non è sufficiente essere un campione, bisogna anche essere interessanti per gli sponsor. Il gossip sulla Pellegrini ne è una dimostrazione “scientifica”. La Idem rappresenta un’eccezione che varrebbe tutte le parole su Pistorius o su Bolt. “Nothing is impossible” però non si addice per questa atleta immensa. Peccato per noi e mille volte grazie a lei per quello che fa, nonostante non interessi ai grandi sponsor, tranne forse il giorno della gara. Questo è il mondo in cui viviamo, per andare sui giornali bisogna vincere e trombare a go-go. Oppure appartenere a quei pochi sport ricchi (moto, auto, calcio e golf) per cui è scontato stare sulle pagine ogni settimana. Che schifo!

Fragilità e tenacia

Nell’immaginario collettivo gli atleti sono come i Bronzi di Riace. Fisici perfetti, allenati nel migliore dei modi a fare ciò che il loro talento gli permette. Nella realtà non è affatto così. Sono fragili perchè la ricerca della perfezione nella quale sono quotidianamente coinvolti, li porta a sentirsi insicuri pur dovendo mostrarsi sicuri. Questa insicurezza nasce non da  problemi di autostima come quelli della persone comuni, ma dalla necessità di dovere dimostrare di essere i migliori. L’ostacolo principale alla realizzazione dei loro obiettivi di vittoria è rappresentata dagli avversarsi che la pensano nello stesso modo e a loro volta hanno lo stesso obiettivo, che consiste nel dimostrare di essere loro i migliori. Da qui l’idea che bisogna imparare a perdere, perchè altrimenti ogni volta si subirebbe una ferita inguaribile.

Il tifoso entusiasta

http://tv.repubblica.it/sport/in-corsa-coi-maratoneti-ma-il-tifoso-centra-il-palo/74319?video=&ref=HRESS-1

Metterci la faccia

Se si guardano le immagini di Tiger Woods all’ultimo torneo a cui ha partecipato ottenendo un risultato particolarmente negativo, si può capire che cosa sia la delusione e la tempesta emotiva che le sue espressioni manifestano. Lo sport non permette di nascondersi, neanche a un campione planetario. Woods ci fornisce una bella e educativa lezione: non si scappa ma si affrontano i momenti di difficoltà, e questo atleta consapevole del continuo confronto con il suo passato (recente), non ne sarà certamente contento, ma non si tira indietro. Dovremmo imparare da lui a fare lo stesso, cioè sentirsi responsabili al di là del risultato. http://www.repubblica.it/sport/2011/08/13/foto/disastro_woods_fuori_al_us_pga_championship-20397812/1/

Rischio o non rischio?

E’ ‘ molto visto il video di un gruppo di scalatori che cantano attaccati a una parete di una montagna “Don’t worry be happy”. E’ la metafora di come ci si dovrebbe comportare oggi se si è giovani? Competenza (arrampicare), piacere per il rischio (appesi a una parete sul vuoto) e umore positivo (cantare) (http://www.youtube.com/watch?v=sPh9PTao6GQ). Il rovescio della medaglia è quanto, invece, viene descritto da un’indagine effettuata da Paola Giuliano e Antonio Spilimbergo sull’atteggiamento dei giovani americani di 18-24 anni di fronte alla recessione. I risultati indicano che è dominante la richiesta di protezione e il desiderio di prendere meno rischi nei propri investimenti (lasciare casa per cercare sbocchi di lavoro e di studio migliori) (http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5469.

Definizione di Psicologia dello Sport

E’ stata da pochi giorni scritta la voce Psicologia dello Sport su Wikipedia grazie a un’iniziativa degli studenti membri della Association for Applied Sport Psychology (AASP, www.appliedsportpsych.org). Questo lavoro è importante perchè scrivendo queste parole su internet, dai principali motori di ricerca appare come prima voce Wikipedia, che risulta quindi essere il veicolo informativo più importante per chi voglia avere una prima conoscenza su questa tema. Da oggi è, quindi, possibile avere informazioni corrette e ben suddivise in diversi paragrafi. Bisognerebbe compilare anche altre voci più specifiche relative ai temi di psicologia dello sport. Un esempio positivo è in tal senso la voce mental toughness: http://en.wikipedia.org/wiki/Mental_toughness
Leggi: http://en.wikipedia.org/wiki/Sport_psychology

Contano solo i soldi?

Da un lato i problemi del mondo che sembra avere bisogno di una rigenerazione totale, ma sul quale ognuno di noi non può fare assolutamente nulla. Dall’altra la nostra vita quotidiana e le nostre responsabilità su cui possiamo molto. Eccomi allora a continuare a parlare di sport perchè questo è il mio ambiente. A questo riguardo dico che mi spiace per la vicenda di Eto’o in cui sembra che il guadagno sia l’unico aspetto che porta a decidere di abbandonare una squadra per un’altra. E’ possibile che conti solo l’aspetto finanziario e null’altro? Pensiero forse antico e non realistico, probabilmente di fronte a così tanti soldi avrei preso la stessa decisione, però voglio dire che non mi piace che ci si sia ridotti sino a questo punto. Si ribalta la filosofia di Boniperti secondo cui “vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta”. In questa vicenda si può affermare che “vincere non è importante, sono i soldi l’unica cosa che conta”. Basta saperlo!

I tanti modi di fare parlare di sport

Tanti modi di fare parlare di sport: dal voyeurismo sul costume di due atlete inglesi di beachvolley, per cui fotografando il loro lato B si possono vincere delle scommesse, alla traversata della nuotarice Nyad (over60) da Cuba a Miami iniziata oggi e che si concluderà mercoledì. Oppure la Pellegrini: sono di più le persone che scrivono/leggono delle sue imprese o quelle interessate al gossip? Molti sono i campioni di cui si conosce solo la vita sportiva, fra questi Federer che compie trent’anni. Auguri a lui e alla sua capacità di tenere separata la vita privata e quella sportiva, la cultura sportiva dalla ricerca del guadagno a ogni costo.