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To win it needs to lose

“I make mistakes, that’s why I always win,” said Russell Coutts yesterday, 4 times champion of America’s Cup  with three different teams. The same phrase it has already been said by Michael Jordan: “In my life I have failed often and I continued to go wrong. Which is why I’ve been successful.”

Easy to say when you’re a star world … but if it is true? If it was just how you react to errors the difference to be a good athlete or a champion? In this case, the secret  consists to accept the mistakes, do not experience them as personal failures but as a necessary opportunity  to find the right way to perform.

Do you think at a coach of a young athlete who tells him/her: “You must be happy to make mistakes, because only in this way you can understand the right track.” How many coaches do you know who speak like Coutts and Jordan?

Da grande vuoi fare l’atleta?

Mi sto rendendo sempre più conto che i ragazzi di 19/20 anni che sono atleti spesso non sono consapevoli di cosa comporti intraprendere questa carriera e soprattutto se quanto fanno è sufficiente per verificare se ne posseggono le caratteristiche. Ad esempio, un adolescente che si allena 15 ore alla settimana in un determinato sport individuale può aspirare con questo tipo d’impegno a diventare un giovane di livello internazionale? L’ho chiesto a molti ma in generale la risposta è: “Non so, io faccio quello che mi dice l’allenatore.” Con una carriera che se va bene dura 10 anni, come si fa a non sapere se ciò che faccio oggi è sufficiente (oltrechè valido) per raggiungere ciò che voglio? Altra domanda: “Hai 20 anni che vuoi fare? Vuoi continuare in questo modo che probabilmente ti permetterà di gareggiare a livello assoluto in Italia? O vuoi qualcosa di più?” La risposta il più delle volte è il silenzio. E allora: perchè gli allenatori non spiegano che con quel tipo d’impegno e di ore di allenamento si può raggiungere questo livello e invece, con un altro allenamento e più ore si può aspirare a un livello di prestazione superiore. Secondo me, non lo fanno semplicemente perchè non ci pensano e non per scelta o forse perchè temono di perdere quei pochi atleti che hanno. Quale che sia la ragione è comunque un peccato che si faccia così poco per rendere i nostri giovani più consapevoli di cosa comporti intraprendere la carriera di atleta. Anzichè ripetere il ritornello che sono pigri, perchè non cominciamo a pensare che forse si annoiano perchè non hanno davanti a loro sfide motivanti.