Monthly Archive for November, 2010

Rispettare le regole è una partita vinta nella vita

Questa frase è dei ragazzi dell’Istituto Gassman di Roma. Sì il calcio è anche questo un modo  semplice e coinvolgente per discutere di regole con i ragazzi e le ragazze; perchè il gioco del pallone è una delle possibili metafore della vita. E’ quanto accadrà venerdì 26 novembre, dalle 9.00 alle 11.00, nell’aula magna dell’Istituto Enrico Fermi, a Roma, dove circa 400 studenti assisteranno ad una lezione particolare. Gianni Rivera, Stefano Farina e Vincenzo Montella  racconteranno le regole del calcio e di come la conoscenza, il rispetto e la condivisione delle stesse debbano essere alla base di qualsiasi competizione. “L’Arbitro a Scuola” è un’iniziativa del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC, promossa dal coordinatore SGS del Lazio,  Patrizia Minocchi, in collaborazione con l’Associazione Italiana Arbitri ed il Ministero dell’Istruzione. Si compone di  momenti di incontro tra gli studenti, un arbitro ed uno psicologo, due appuntamenti  in 14 istituti superiori del Lazio.

Nati per muoversi

Il 3 dicembre alle ore 14 presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze della Comunicazione, dell’Università di Roma “La Sapienza” (Via Salaria 113) si tiene il Convegno promosso da Sportlink – Studi, idee e reti per lo sport intitolato “Nati per muoversi” che si strutturerà con una serie di interventi dedicati a un’analisi a 360° del fenomeno sportivo inteso come stile di vita fisicamente attivo.
E’ un Convegno che volutamente illustrerà da punti di osservazione diversi i temi: del movimento come strumento per il raggiungimento del benessere, degli stili di vita attivi in Europa, dello sport come diritto della persona, del ruolo attivo della aziende nel favorire la salute, degli indicatori sociali e economici e dell’impatto dello sport sulle differenze di genere.
Partecipano: Emiliano Monteverde, Sportlink, Alberto Cei, Cei Consulting; Nicola Porro, Università di Cassino; Marco Arpino, Scuola dello Sport – Coni; Pierluigi Matera, Università di Salerno; Carlo Pacella, Università di Malta; Marcella Pompili, Università di Roma La Sapienza; Giuseppe Papaluca, podista estremo. Moderatore: Valerio Piccioni, Gazzetta dello Sport.
Per adesioni ed informazioni contattare l’ Associazione Culturale SpazioHacca al seguente indirizzo e-mail:
spaziohacca@gmail.com

Pianificazione nel calcio

Mi piacerebbe sapere cosa pensa un allenatore di calcio quando per più volte la sua squadra continua a giocare male. Hanno un sistema che va oltre l’ovvio o dipende tutto solo dalla loro capacità (psicologica quindi) di capire cosa sta succedendo a un giocatore piuttosto che a un altro? Dico questo perchè nel mondo altrettanto competitivo del business, una multinazionale avrebbe già rimosso un manager che non è stato in grado di prevedere le prestazioni del suo gruppo. Le persone vengono spostate di ruolo da un giorno all’altro poichè anche qui non si può fallire o rallentare. Ma indipendentemente dalla rimozione dei responsabili, esistono dei sistemi consolidati per programmare lo svolgimento sulla base dei dati in possesso (gli eventi e i risultati passati) x le competenze attuali x le richieste dei risultati da ottenere x condizione psicologica e motivazione giocatori x l’analisi degli imprevisti che possono accadere. Sulla base dell’analisi integrata di questi parametri si definisce il programma e le sue tappe di svolgimento. Un esempio per l’Inter:
1. Eventi passati – nel 2009/10 si sono vinti i trofei più importanti che può vincere una squadra. L’allenatore era molto carismatico.
2. Le competenze – sono gli stessi giocatori della scorsa stagione.
3. Obiettivi – continuare a vincere campionato e Champions
4. Condizione psicologica – da analizzare sul campo, ma sapendo che si sentiranno orfani del leader che gli ha fatto vincere tutto in un anno, che dopo questi risultati l’anno seguente i giocatori con probabilità sono poco motivati e fisicamente esauriti (analogo all’anno dopo Olimpiadi).
5. Imprevisti – alcune ipotesi: disponibilità all’infortunio, scarsa voglia di lottare, aumento irritabilità se i i risultati non corrisponderanno all’aspettative, aspettative elevate ma poca voglia d’impegnarsi.
Questo, in breve, era lo scenario possibile. Domanda si lavora così nel calcio o i problemi si risolvono solo chiedendo al presidente di comprare nuovi giocatori?

Il clima ambientale

Il clima ambientale costruttivo per un gruppo o una società sportiva è l’equivalente di un respiro profondo. Un respiro permette di ridurre la tensione vissuta in un determinato momento di una gara e di restare concentrati su quanto si sta facendo, è un modo per continuare a essere focalizzati sul presente, sull’azione in corso. Il clima costruttivo è quella condizione emotiva positiva che fa da sfondo costruttivo a qualsiasi attività che viene svolta da un’organizzazione sportiva. Come si può lavorare con efficacia quando il presidente della società continuamente mostra il suo disappunto (Inter), come si può quando qualcun altro dice che è meglio la caccia (Sampdoria), come si può quando vi sono continui infortuni (Juventus), come si può quando è sempre colpa di qualcun altro (Palermo), come si può quando si è sull’orlo del fallimento (Bologna). Sono situazioni cher avrebbero dovuto avere soluzioni diverse, ma sono tutte accomunate da problemi di clima ambientale che i singoli attori devono sapere ammortizzare altrimenti la tensione cresce a livelli estremi e i risultati si vedono la domenica. Quanti fra questi attori milionari ne sono consapevoli e sanno che di Napoleone ne è bastato uno? Perchè è chiaro che queste sono persone che dall’alto dei loro guadagni cadono sempre in piedi, nel peggiore dei casi saranno pensionati extralusso.

Non dare nulla per scontato

Nello sport l’errore è sempre in agguato. Frase scontata solo all’apparenza perchè altrimenti non ci stupiremmo quando le cose non vanno come avrebbero dovuto. L’Inter, è una squadra fortissima e vincente ma in questo momento non lo è più. La Ferrari: errore banale e perde il mondiale. La nazionale di pallavolo femminile ai mondiali non ha funzionato. Non si vuole analizzare le cause ma sottolineare che non è scontato ripetersi: “Abbiamo vinto e allora vinceremo un’altra volta.” E’ molto più probabile l’opposto: “Giacchè abbiamo vinto, non vinceremo”, perchè può essere che non si abbia più voglia di vincere o di continuare a fare gli stessi sacrifici. Perchè i giocatori sono stanchi e meno motivati o perchè la sicurezza di raggiungere il risultato fa affrontare le situazioni con più superficialità. La presunzione è il punto debole dei forti, perchè non si ha più voglia di fare tutte quelle cose che non piacciono ma che sono necessarie per vincere.

Cos’è la competitività

“Portare a termine qualcosa di difficile. Padroneggiare, manipolare o organizzare oggetti fisici, esseri umani o idee. Farlo il più rapidamente e autonomamente possibile. Andare oltre gli ostacoli e mantenere elevati standard. Eccellere per se stessi. Rivaleggiare e superare gli altri. Incrementare la consapevolezza attraverso l’osservazione delle proprie esperienze di successo frutto del proprio talento.” L’ha scritto H.A. Murray nel 1938. Queste parole le dedico ai giovani atleti che in Italia negli sport di squadra giocano poco per via degli stranieri. Negli sport individuali certamente possono gareggiare, poichè nessuno gli può togliere il posto di squadra, però spesso devono allenarsi da soli o da sole, nel migliore dei casi con allenatori e allenatrici altrettanto volenterosi ma soli anch’essi. Auguri e che la vostra tenacia e dedizione vi siano sempre amiche.

Lo sport in Canada: una catastrofe

Pure in Canada, il paese dello sport, aumentano i ragazzi obesi: in 30 anni è triplicato. La partecipazione allo sport dei giovani di 15-18 anni è scesa dal 77% del 1992 al 59% del 2005. Gli adulti che facevano sport erano nel 1992 il 45% della popolazione ora sono il 28%. Più della metà dei canadesi è da considerarsi inattiva!!!
I dati italiani quando siamo più allegri.

Fonte: www.participaction.com

Campioni si diventa

Campioni si diventa, ci vogliono:
1. 10000 ore in 10 anni,
2. impegno e dedizione,
3. tenacia.

Resto o vado?

Oggetto: vado via o resto qui?
Io andrei via però resto qui. E allora m’immagino un calcio non organizzato perché 1 su 40.000 diventi professionista. Uno sport organizzato al contrario: sui molti che non vengono sacrificati perché uno arrivi.
Perché non fare il contrario? Sappiamo cosa piace ai ragazzini e alle ragazzine: emozionarsi giocando e allora perché non glielo permettiamo. Invece devono giocare 11 vs 11, 6 vs 6 e così via. Il massimo concesso sono i mini: minivolley, minibasket, … cioè lo sport dei grandi travestito per i piccoli.
L’ideologia dominante è che se non si fa così si perdono i talenti: ridicolo pensando ai nostri sport. Però nessuno lo dice.
Allora vado via, perché anche in UK che organizza i prossimi giochi olimpici si sono accorti di queste falsità e agiscono diversamente, oppure negli US i ragazzi fanno 4 sport nelle quattro diverse stagioni dell’anno. E noi qui a inseguire un mito da paesi dell’est, che non esistono più.
Tutto va bene: specializzazione precoce in tutti gli sport e via a strapparsi i giovani in funzione dell’intraprendenza federale.
Lo sappiamo che in Italia tanto il picco massimo dell’attività femminile è a 11 anni (per i maschi 14 anni), poi decresce per sempre. Che fare, per ora nulla, forse qualche convegno inutile.
Viviamo in un grande materasso sportivo in cui esprimere idee è del tutto inutile, perché non determina nessuna reazione. L’importante anche per lo sport dei bambini è avere lo sponsor che paga e fare qualche spot televisivo. Idee niente, dibattito niente.
E’ uno sfogo, ma Saviano e Abbado possono fare questo effetto.
Scordate tutto.

Le parole che rivelano il campione

Il mondo delo sport ci ha regalato oggi la dimostrazione di come un grandissimo campione, Haile Gebrselassie, detentore del record del mondo nella maratona, si comporta per dire che vuole ritirarsi e che non si sente più in grado di affrontare altre sfide: “E’ il momento per me di fare un passo indietro e lasciare spazio ai giovani”. Semplice, chiaro e dretto. Quanti sarebbero in grado di esprimersi in questo modo, privo di sotterfugi?