Monthly Archive for May, 2011

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Tutti possono sbagliare

Il giovane campione italiano di golf Manassero è partito male all’ultimo torneo con tre bogey e un triplo bogey, cioè con un colpo in più in tre buche e ben tre nella quarta. Questo dato fa emergere in modo evidente che per nessuno è scontato fare bene, anzi come dicono sempre gli atleti “sono più la gare che si perdono che quelle che si vincono”. Questa è buona notizia, nonostante a Manassero non abbia di certo fatto piacere, perchè ancora una volta conferma che nello sport non c’è mai nulla di scontato e che ogni gara è una storia diversa che bisogna sapere interpretare. Meno male altrimenti pensate che noia per loro che giocano e per noi che li guardiamo.

La credibilità della psicologia dello sport

Periodicamente vengono pubblicate sui giornali storie in cui si fornisce un’idea del lavoro dello psicologo dello sport completamente travisato e basato essenzialmente sulle opinioni di chi scrive. Giusto o sbagliato che sia questa è la realtà da cui dobbiamo partire per cambiare questa percezione del nostro lavoro. Servono quindi idee non solo da parte dell’Università ma anche da tutti i professionisti che operano in questo settore e che percepiscono questa difficoltà. Il mio invito, anche se per ora non è sostenuto da un’idea operativa, è comunque di attivarci insieme per non subire questa situazione e per provare a cambiarla.

Prova di carattere di Nadal

La mente è importante ma non può aiutare a vincere quando non si è in forma. La prova di Nadal nella finale degli Internazionali di tennis è stata una prova in cui Nadal si è trovato sempre a vincere il set successivo a quello messo a segno da Djokovic. A mio avviso è stato un esempio di quanto forte è il desiderio di restare attaccati all’avversario anche quando non si è in condizione di battersi al massimo delle proprie possibilità. Nadal non ha mai rinunciato e Djokovic ha dovuto giocare al meglio per vincere questo match. E’ stato un ottimo esercizio di tenacia e di espressione di quello che dovrebbe essere l’atteggiamento migliore da mettere in campo anche quando non si è in piena forma.

Kostner e psicologo

La Gazzetta dello Sport ha pubblicato oggi la lettera che ho inviato alcuni giorni fa in relazione all’intervista di Carolina Kostner e questo è un fatto certamente positivo. Dal commento del giornalista emerge che per molti la nostra professione e la sua specificità non è ben chiara. Condivido questo commento perchè spesso mi capita di sentirmi chiedere che cosa faccio nel mio lavoro. Ad esempio, è dei giorni scorsi la richiesta di un direttore tecnico di una società di calcio interessato alla psicologia e che mi ha chiesto subito dopo “e quindi in cosa consiste il tuo lavoro in una società di calcio?” Abbiamo ancora molta strada da fare per chiarirlo agli altri e credo che spesso dovremmo spiegarlo anche a molti nostri colleghi, che agiscono nella speranza che quello che sanno fare possa anche essere utile nel mondo sportivo.

Sei un game changers

E’ quanto si propone un programma della National Collegiate Athletic Association in collaborazione con il programma Human Highlight Reel, si tratta di fare pervenire a questa associazione video per presentare studenti-atleti che hanno dimostrato questa capacità all’interno della comunità in cui vivono, perchè possano diventare fonte di ispirazione per tutti. Devono avere dimostrato dedizione,determinazione e spirito di sacrificio. Valori questi che li spingono a essere dei modelli al di là dell’evento sportivo. Guardiamo il sito, forse sarà un po’ retorico ma credo che ci sia da imparare molto da queste iniziative. E’ innanzitutto una maniera per valorizzare i giovani e per parlare di alcuni valori di base che non riguardano quanto sei bravo ma come vivi la tua vita nel tuo ambiente sociale. Noi invece continuiamo a organizzare premi per l’etica da dare a campioni famosi e che a loro volta partecipano perchè non possono negarsi. Perchè non premiamo gesti di atleti magari meno importanti ma per questo più significativi, proprio perchè non producono fama.    Leggi:  http://www.ncaa.com/buick

La mentalità delle squadre

Stiamo per pubblicare uno studio sulla mentalità delle squadre di calcio. Questa idea è nata dall’affermazione assai comune secondo cui: “tutte le squadre di tizio giocano in quel modo, hanno quella mentalità”, ma non vi sono studi che abbiano voluto verificare cosa sia questa mentalità. Abbiamo pensato che le reti segnate possano rappresentare un indice valido per mettere in luce questo atteggiamento: è noto che nel secondo tempo vengono effettuate più reti che nel primo, ma anche in questo caso si sprecano le interpretazioni che pongono al centro la fatica ma nessuna parla degli aspetti mentali del gioco. A breve racconterò più nel dettaglio i risultati che stanno emergendo.

Morire in bici

Non ci sono mai le parole giuste per parlare di un giovane, Wouter Weylandt, che muore andando a 100 all’ora durante una corsa. Ognuno dice la sua: troppi corridori, non si può mettere in sicurezza 200 km di strada, non si può comunque fermare ii Giro e così via. La mia opinione è che di fronte all’evento più tragico bisognerebbe fermarsi subito, fermare la tappa per rispetto della vita persa e per dimostrare che non sono solo gli interessi economici a dettare le regole.

Le parole degli allenatori

Leonardo ha detto che Guardiola è più bravo di lui, mentre Del Neri afferma che resterà sicuramente alla Juve. Anche solo pochi anni fa nessun allenatore avrebbe fatto affermazioni di questo genere, perchè denigrarsi o sostenere qualcosa che non è ancora stato definito. Evidentemente, nel mondo della comunicazione, la migliore arma è l’attacco quando si è incerti sul proprio futuro. Moratti vorrebbe Guardiola e io dico che lui è il migliore; la Juve vorrebbe un altro allenatoe e io dico che resterò. Da psicologo suggerirei di non fare affermazioni non verificabili e che hanno una finalità diversa da quello che si afferma, però loro guadagnano milioni di euro, io no, forse hanno ragione.