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To work in sport performance is necessary to have a specific preparation. For the psychologist is necessary to have a university degree in sport psychology, as well as a physician becomes sport medical physician through post-graduate studies. This idea is quite simple, and in most other countries there are institutionalized paths to build these competences. Therefore the specialist in sports psychology is the professional who is responsible, for the training received, to do the work of mental coach. Why today it’s so widespread the use of the terms “mental coach.” The reason is that it’s used by anyone who wants to work in the psychology fieeld without having the degree, therefore it has been found this expression, clear and understandable that allows to stay on the sport market (and beyond) without carrying illegally the psychologist profession. Therefore anyone can be called mental coach without finding any opposition from institutions or organizations. Specifically these people propose miracles in short term to an environment that largely ignores the job of the sports psychologist . Often managers, coaches and athletes fall into this trap because they do not want to select truly competent consultant but they just want to dump their problems on someone else .
I’m really shocked by the interview that the psychologist Laura Messina wanted to give to those who asked what was the difference between a psychologist and mental coach. These are answers that continue to spread misconceptions, superficial and harmful to the world of sports
“But what is the difference between the psychologist and the mental coach?
The psychologist has specific training focused on the behavior of individuals, their mental processes and the inner part of the conscious and unconscious. The mental coach does not work in a clinical setting, it has no competence to manage the psychological distress. He is focused on improving the performance, helping the individuals to express themselves at their best.
Besides a different training (the psychologist must have a degree, and the mental coach just a training course) is different the work context (the psychologist works on pathology and clinical recovery; the mental coach works in the field of motivation, concentration, performance) and the scope of intervention (the mental coach operates on a demand for improvement; the psychologist uses psychodiagnostic tools and operates on a demand for change).
Underlined the differences I would say that it would be desirable that the two professionals could integrate synergistically and be complementary to an excellent result. “
Emanuela Audisio always manages to make challenging her interviews and this time we did know a person who is able to express at least 5 ideas to me very interesting. This is Eduardo Macia, 38 years old, Spanish, Fiorentina football team technical manager. His ideas:
“I’m interested in the personality, if the player wants to risk.”
“And if he does not play, does he go down or become more motivated?”
“Many say: that guy runs a lot. Then? Football is not marathon.”
“(Italian football) It’s a closed world, eager, full of prejudices. Even better: it is afraid of everything it does not know.”
“The power. It’s the only thing that matters and that qualifies a person … in England it is the personal capacity.”
(By Emanuela Audisio, La Repubblica, January 3 2013)
Ancora sul caso di Delio Rossi che sarebbe più corretto chiamare caso Fiorentina, stimolato dalla lettura sul web e su twitter dei tanti commenti a sostegno dell’allenatore. Si è detto molto, principalmente, che chiunque avrebbe reagito in quel modo se portato all’estremo da calciatori che ormai sono solo bambini viziati a cui è concesso tutto, rappresentati da quello reale che ha provocato Rossi diventando il simbolo negativo di una intera categoria professionale. Ha sbagliato chi ha provocato e altrettanto chi ha reagito, questa semplice verità va ribadita con chiarezza perché in caso contrario ogni forma di convivenza civile viene a meno.
1. Da parte dei calciatori vanno rispettate le regole e le persone, se ciò non avviene la società su indicazione dell’allenatore deve intervenire a punire chi vuole abbandonarle.
2. L’allenatore deve bloccare sin dall’inizio quegli atteggiamenti e comportamenti che prima ancora di disunire la squadra boicottano il suo lavoro.
3. L’applicazione di questo modo di agire è alla base della vita di qualsiasi gruppo: a scuola, a casa o nel lavoro.
4. Utilizzare come giustificazione la chiave interpretativa che addossa solo allo stress prolungato queste reazioni è inutile e fuorviante.
5. Non è esente da responsabilità neanche la società sportiva che non si accorta di quanto avveniva o forse ha deciso di lasciare solo l’allenatore.
Questa è a mio avviso la riflessione da fare, senza scendere invece nel moralismo di prendere le difese di qualcuno. La questione è che tutti: società, allenatore e giocatori hanno sbagliato, si pongano piuttosto la domanda riguardante come evitare che situazioni di questo tipo si ripropongano.
Sono sono d’accordo con Delio Rossi quando afferma che alla Fiorentina non serve lo psicologo. Credo infatti che proprio dato il valore del suo lavoro e quello della squadra dovrebbe servirsi sempre di un consulente psicologo dello sport. Invece l’idea dello psicologo che dimostra di avere è di scelta da ultima spiaggia, un pronto soccorso per le situazioni disperate. Al contrario alla Fiorentina basterà “lavorare sodo”, concetto che però non ha spiegato.
L’allenatore della Fiorentina dopo la sconfitta con il Napoli ha detto che la sua squadra dopo il primo goal ha reagito bene ma dopo il secondo non l’ha più fatto e che questo è un problema di testa. Naturalmente non si penserà di certo a uno psicologo per aiutare l’allenatore a migliorare mentalmente. Come s’insegna a avere una mentalità vincente? Da un lato è il primo a dovere dimostrarla è l’allenatore, bisogna avere una fiducia totale nei propri giocatori altrimenti è difficile sostenerli quando la squadra è in difficoltà. Secondo, è necessario che i giocatori più importanti sul campo trasmettano questa carica agonistica soprattutto nei momenti critici delle partite. Non è qualcosa in più da fare, deve essere parte della loro prestazione di gioco. Infine, quando queste due condizioni si realizzano si deve lavorare sulla convinzione dei calciatori che invece tendono a deprimersi e a non reagire sul campo. Come si vede si tratta di applicare un sistema di lavoro, lo faranno? Chi lo sa.
