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Del Piero the quiet

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Buon lavoro agli arbitri

Si parla sempre della mente degli atleti e delle squadre, nonchè del ruolo di leader degl allenatori. In questo periodo d’inizio di molti campionati nessuno però si occupa di ricordare quanto sia importante la funzione dell’arbitro. Non c’è evento sportivo senza l’arbitro, il cui operare in modo efficace e giusto è indispensabile. I giudi di gara sono però sottoposti agli stress agonistici che vivono gli sportivi e anche per loro è necessaria un’adeguata preparazione psicologica, tale da sostenerli nella gestione delle partite. Deve mostrare la sua profesionalità attraverso comprtamenti e scelte equilibrata, senza essere teatrale, senza mostrare familiarità senza mostrarsi amico dei contendenti. L’arbitro deve essere un leader sobrio che non deve subordinare le sue scelte alla fama dei giocatori che arbitra o alla rilevanza della competizione. Deve invece mostrare uniformità di giudizio e permettere al gioco di scorrere all’interno delle regole.

La rivincita degli allenatori-sobri

Le quattro squadre che hai mondiali sono giunte alle semifinali sono guidate da allenatori che si caratterizzano come allenatori – sobri e che non sembrano affatto somigliare agli allenatori – condottieri delle squadre che avrebbero invece dovuto dominarlo. La sobrietà si nota nella gestione della squadra dalla panchina e il dato che li caratterizza e che le loro azioni non sono dettate dallo stato emotivo del momento ma sono impegnati nel dirigere la loro energia psicologica verso quei comportamenti che giudicano più efficaci. Joseph Badaracco che ha coniato questi termini – quiet leader – sostiene che questi capi non analizzano quanto sta accadendo in termini di giusto/sbagliato, i loro pensieri vanno più in profondità, sanno prendersi una pausa, hanno una visione complessa delle situazioni e continuano nel loro incessante impegno, consapevoli che la leadership non si conquista con atti d’imperio ma attraverso un lungo e costante processo di guida. Questo atteggiamento deriva dall’esercizio e dall’aver imparato a freddare i propri stati d’animo prima di rispondere. Non agiscono d’istinto perché vogliono agire senza essere dominati dalle emozioni del momento, che potrebbero orientarli verso scelte fondate su stereotipi e pregiudizi. Insomma si può guidare una squadra anche se non si vive la partita come uno psicodramma.