Tag Archive for 'leadership'

Page 3 of 3

Pep the Great leave

Sorry, this entry is only available in Italiano.

The quiet leaders

Sorry, this entry is only available in Italiano.

Chi guida la Roma in campo?

La Roma è stata subito eliminata e la domanda che molti si pongono in relazione alla sostituzione di Totti quando la squadra stava vincendo 1-0 è la seguente: “meglio un uomo fresco ma inesperto o uno stanco ma dalle qualità indiscusse in grado di decidere in qualunque momento la gara con una giocata?” Posta in questo modo la questione comporta una scelta di campo netta a favore di un giocatore rispetto a un altro. Personalmente porrei la domanda non sulla persona ma sul ruolo svolto in campo. Perchè queste sono partite in cui è necessario che qualcuno in campo guidi la squadra, può correre o non correre, ma ci deve essere un calciatore che sprona i compagni a lottare, a seguire gli schemi, a essere presenti su ogni pallone. Se Totti ricopre qusto ruolo a mio avviso dovrebbe giocare, altrimenti va cambiato perchè non si può vivere nell’aspettativa magica che risolva i rpoblemi della squadra con una invenzione.

Campagna il condottiero

Mettete un ottimo allenatore e la pallanuoto rinasce. Ci voleva così tanto tempo per capirlo? Campagna è l’esempio di come una leadership adeguata è in grado di fare risorgere una nazionale che non vinceva da anni. L’allenatore è decisivo perchè l’unità della squadra, il cuore e il coraggio sono una conseguenza del suo lavoro e non esistono a priori. Per questo gli allenatori bravi sono come i condottieri del passato è la loro presenza che motiva i giocatori.

La presunzione di sapere e lo scoprire di non sapere

La questione è come mai calciatori professionisti e affermati non sappiano entrare in campo con la determinazione e la concentrazione richieste dalla partita da affrontare. Questo è accaduto all’Inghilterra e prima di lei all’Italia. Ma ancor più grave è la constatazione che l’allenatore sembra non essersi accorto di questa condizione psicologica della sua squadra. Forse gli allenatori sono diventati così presuntuosi da convincersi che basta la loro presenza a infondere coraggio? Forse perché guadagnano troppo e, quindi, in base a ciò ritengono di non essere criticabili e per questo non mettono accanto a sé persone che potrebbero rappresentare la coscienza critica che gli manca.  Al contrario, le esperienze di leadership ad alto livello nel mondo del business insegnano proprio questo, che accanto ai grandi leader vi è sempre un’altra persona esperta con cui si confrontano apertamente e che verifica che le loro idee siano attuate. Forse questi nostri condottieri dovrebbero imparare a servirsi di aiutanti in grado di sapere se i loro calciatori sono disposti a giocare fino in fondo o sono pronti a mollare un centimetro alla volta fino alla fine. Perché è proprio questa la differenza tra vincere e lasciarsi dominare.

Sei domande a Lippi

La disfatta è una prova irrimediabilmente negativa e non è certamente prodotta dal caso. La disfatta non è determinata da un minuto di follia ma è la messa in atto di una sequenza di errori ripetuti per un periodo di tempo abbastanza lungo.

La disfatta dell’Italia ai mondiali va quindi ricercata in una serie di scelte che si sono rivelate sbagliate e nel non avere voluto vedere o affrontare i problemi che hanno provocato.

Ho formulato sei domande che da leader di una squadra mi sarei posto per evitare di giungere a una conferenza stampa in cui l’unica cosa che avrei detto è “mi assumo tutte le responsabilità.” Troppo scontato.

1° domanda

Se prendo i giocatori di una squadra che è arrivata settima nel campionato, che per tutto l’anno sono stati abituati a perdere e a subire gli avversari e che ora sono stanchi e demoralizzati potrò fargli cambiare mentalità in poco tempo?

2° domanda

Se prendo quelli che hanno vinto il mondiale, anche se molti di loro non hanno fatto un campionato brillante, riuscirò a dargli fisico, voglia e idee? Come so che hanno ancora la volontà di vincere?

3° domanda

Se prendo giocatori con nessuna o poca esperienza internazionale e li inserisco in una squadra di anziani cosa può succedere?

4° domanda

Se a questo gruppo gli faccio fare due partite amichevoli, se non vincono ci saranno delle ripercussioni sulla fiducia in loro stessi?

5° domanda

Se questo è un gruppo di qualità media e senza campioni (anche per gli infortuni di Pirlo e Buffon) li ho scelti almeno aggressivi come dei leoni e li sto allenando a dimostrarlo sul campo?

6° domanda

Giacché sono il leader indiscusso, un condottiero, mi sono mai chiesto se nel mio staff c’era qualcuno in grado di rappresentare la coscienza critica, di fornirmi pareri diversi o invece  erano tutti yes man?